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14/11/2022
L'inflazione peserà di meno nelle tasche degli italiani
In attesa della riforma complessiva dell'lrpef, il governo ha dato da subito due segnali che vanno nella direzione indicata: sostenere famiglie e natalità.

Il governo anticipa, nel cosiddetto decreto Aiuti-quater, un pezzo della legge di Bilancio. Il provvedimento, varato in un Consiglio dei ministri teso per il nodo Superbonus, non prevede solo la proroga delle misure per contrastare il caro-bollette e il caro-carburante per imprese e famiglie, con la rilevante aggiunta della rateizzazione in 48 mesi dei costi per le attività economiche. Ma, nel pacchetto, sono rientrati, oltre alla revisione del 110 per cento, anche l'innalzamento del tetto del contante a 5 mila euro, l'aumento da 600 a 3 mila euro dei premi e del welfare aziendale, lo sblocco delle trivelle e delle estrazioni in Adriatico (e non solo). Il decreto, il quarto della serie Aiuti, da 9,1 miliardi di euro, arriva in serata sul tavolo del Consiglio dei ministri. È il primo provvedimento di politica economica firmato Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti. Nella bozza, circolata nel primo pomeriggio, figurano innanzitutto le proroghe, fino alla fine dell'anno, dei crediti di imposta per le imprese energivore e della riduzione delle accise della benzina: due misure che complessivamente assorbono circa 4,4 miliardi. Per aiutare le imprese a fronteggiare il caro-bollette arriva anche la possibilità di chiedere un pagamento a rate: la misura, finanziata attraverso un fondo del Mef che passa a 5 miliardi, è destinata alle «imprese residenti in Italia» e concede la possibilità di rateizzare (con un massimo di 48 rate mensili) le somme eccedenti l'importo medio contabilizzato nell'intero 2021 per i consumi effettuati fino al 31 marzo 2023; la rateizzazione decade in caso di inadempimento di due rate anche non consecutive ed è possibile ottenere la garanzia di Sace (a condizione –sì indica in un passaggio un ancora in via di valutazione - che l'impresa non abbia approvato la distribuzione di dividendi o il riacquisto di azioni). Trova spazio nel provvedimento il semaforo verde al rilascio di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia e alla perforazione nelle concessioni «poste nel tratto di mare compreso tra il 45esimo parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po».

Proprio l'area davanti al Polesine. Su cui però c’è già il no del governatore leghista del Veneto Zaia. Come quello del Ministro Roberto Calderoli. È previsto l'innalzamento a 3mila euro della soglia dei premi esentasse che le imprese potranno concedere ai dipendenti come «fringe benefit» per pagare le bollette. Il bonus bollette si può sommare al bonus benzina fino da 200 e può essere erogato in aggiunta a questo. Con il nuovo decreto, dunque, in tutto si dovrebbe arrivare a 3.200 euro di potenziali benefit esentasse. Arriva anche il già annunciato aumento del tetto al contante su cui la Lega aveva presentato una proposta di legge (per portarlo a 10mila euro): l'attuale soglia di 2mila euro viene alzata a 5mila, modificando l'attuale normativa in base alla quale dal primo gennaio il tetto sarebbe stato ridotto a mille euro. Vengono anche stanziati 80 milioni per il 2023 per aiutare i commercianti obbligati alla trasmissione telematica dei corrispettivi all'Agenzia delle entrate: sostegno che arriverà come credito di imposta al 100% della spesa sostenuta e fino a 50 euro per ogni registratore di cassa telematico acquistato. La soluzione al pasticcio del superbonus del 110 per cento, infine, rischia di essere un boomerang senza fine per il destino di migliaia di imprese della filiera dell'edilizia. Senza riavvolgere all'indietro il film di una delle misure di incentivazione più benedette e controverse a un tempo e, dunque, senza risalire all'origine dei vizi e dei difetti dello strumento, quel che è certo è che l'intervento correttivo del governo Meloni, se non equilibrato, può avere l'effetto di un cerino accesso lanciato in una polveriera. Non è in discussione, infatti, la riduzione della percentuale di incentivo al 90. Così come va nella direzione giusta anche la limitazione della platea dei futuri beneficiari a seconda del reddito, nel caso delle cosiddette «villette».

Il problema drammatico, però, è la mancata soluzione della fase transitoria per quello che riguarda il nodo dei crediti accumulati e bloccati nei cassetti fiscali, senza la prospettiva concreta di uno sblocco a breve che dia ossigeno e liquidità a oltre 40 mila piccole e medie imprese in pericolo in vita. L'Abi, l'Associazione bancaria italiana, e l'Ance, l'Associazione dei costruttori, come tutte le organizzazioni dell'artigianato, hanno lanciato più volte (da ultimo ieri) un grido di dolore sui fallimenti in arrivo in assenza di misure adeguate a evitare che scoppi la bolla. Al momento, però, la nuova disciplina contenuta nel provvedimento varato dall'esecutivo è solo una frettolosa riscrittura di regole che sono cambiate cento volte nel giro di pochi anni. Il che indica una tendenza continuista all'intervento normativo provvisorio e instabile che ha segnato in negativo, per imprese e famiglie la politica economica degli ultimi governi. In attesa della riforma complessiva dell'lrpef, il governo ha dato da subito due segnali che vanno nella direzione indicata: sostenere famiglie e natalità. La prima è arrivata con la revisione del superbonus: di fatto per usufruire dell'agevolazione, nel caso delle abitazioni unifamiliari, si terrà conto non solo del reddito del proprietario, ma di tutta la famiglia. La seconda novità è venuta dalla assicurazione della ministra Roccella che ci sarà una correzione dell'assegno unico per le famiglie numerose. Lo speriamo.

Gilberto Minghetti




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