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07/04/2020
Senza Italia non c'è più l'Europa
Il Coronavirus può uccidere l'Europa, che senza l'Italia semplicemente non c'è

Senza Italia non c'è più l'Europa. In molti, non ancora nelle Cancellerie del Nord purtroppo, iniziano a rendersi davvero conto che nell'Unione esiste una “questione italiana”. E non è più una faccenda di “compiti a casa”. Piuttosto del “compito solidale” che l'Unione, ponendo a rischio se stessa, non riesce a interpretare.

Ancora una volta sono le colonne del Financial Times, che già aveva ospitato l'intervento-bazooka di Mario Draghi, quelle a cui bisogna guardare con attenzione. Il principale giornale economico-finanziario, alla vigilia dell'importante riunione odierna dell'Eurogruppo, si è con allarme domandato: “L'Europa rischia di perdere l'Italia?”. Nell'analisi si pone in rilievo come “Tra gli italiani, furiosi per l’indifferenza europea di fronte alla loro condizione e per la resistenza eccessiva ai coronabond, si intensifica il senso di tradimento. È un sentimento crescente anche tra l’élite filo-europea del Paese”. Il FT cita il monito del presidente Sergio Mattarella all’Europa e porta l’esempio di Carlo Calenda e la sua Azione: “Il mio partito è uno dei più filo-europeisti in Italia e ora ho membri che mi scrivono dicendo: ‘Perché vogliamo rimanere nell’Ue? È inutile’”.

Da segnalare, anche, l'appello lanciato da due ex vicecancellieri tedeschi, Joschka Fischer e Sigmar Gabriel, pubblicato domenica sul Corsera, che invitano il Governo del loro Paese ad “assumere un ruolo guida nell’aiutare l’Italia e la Spagna, insieme alla Francia”. L'accoppiata rosso-verde evidenzia nell'articolato testo, in cui reclamano ad avere “il coraggio dei Fondatori”, come - oltre a quello derivato direttamente dall'emergenza sanitaria - “ci aspetta un danno ancora maggiore: la perdita di fiducia nel valore e nella credibilità dell’Unione Europea”. Secondo i due, infatti, “L’Europa sta affrontando la sua più grande prova da quando è stata fondata dopo l’ultima guerra, perché è colpita nella sua coesione a molti livelli”. Anche qui non mancano le domande radicali: “Chi dovrebbe ancora credere nella tanto citata «Unione dei valori» dell’Europa, se questa Europa nella più grande crisi della sua esistenza si rivela letteralmente priva di valore? Quanto vuoti possono essere percepiti i discorsi domenicali sulla «solidarietà europea» agli occhi dei cittadini nelle regioni europee più colpite, se all’inizio della crisi, quando già andavano delineandosi i terribili numeri dei decessi da infezione in Italia, Stati membri europei - tra cui la Germania - hanno vietato l’esportazione di prodotti sanitari invece di fornire aiuti di emergenza?”.

L'Italia, al di là dei molti evidenti limiti della sua attuale classe dirigente, viene vista come un decisivo elemento (oltre che autentico banco di prova) per fissare la tenuta del sogno di un'unità politica continentale capace di sviluppare un effettivo protagonismo sulla scena globale.

È assolutamente decisivo, lo diciamo da europeisti convinti, perciò non acritici, che si comprenda come sia lo spread tra le intenzioni e le attuazioni quello oggi decisivo. Il Coronavirus può uccidere l'Europa, che senza l'Italia semplicemente non c'è.

Marco Margirta




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