Transizione demografica, invecchiamento della popolazione, nuove domande di protezione dopo la pandemia, trasformazioni del mercato del lavoro, sanità tra digitalizzazione e capillarità territoriale, risorse del Pnrr e ruolo del settore privato e delle assicurazioni per ammodernare il welfare. Sono i principali temi affrontati a Roma nell'appuntamento annuale del Welfare Italia Forum, evento trasmesso anche in streaming, durante il quale è stata presentata l'edizione 2021 del Rapporto del Think Tank «Welfare, Italia» con il sostegno di un apposito comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta. «Welfare, Italia» si propone da oltre un decennio come luogo di analisi, studio e riflessione sui temi del welfare. Secondo le stime del Think Tank, la crisi Covid-19 ha indotto un incremento generalizzato di tutta la spesa in welfare, includendo i tre pilastri tradizionali (sanità, politiche sociali, previdenza) e l'istruzione. Spesa che quest'anno raggiungerà un totale di circa 632 miliardi, con una crescita di circa 6 rispetto al 2020, anno in cui l'incremento era stato pari a 50 miliardi rispetto al 2019. La crisi non ha alterato significativamente la suddivisione della spesa, confermando lo sbilanciamento della componente previdenziale (49%) che tuttavia evidenzia una diminuzione di 2,3 punti percentuali rispetto ai valori del 2019 attestandosi su livelli più bassi anche del 2009 (49,7%). In questo contesto, le risorse del Pnrr delineano un'opportunità storica per il rilancio dell'Italia e per un adattamento evolutivo del suo sistema di welfare a cui saranno destinati non meno di 41,5 miliardi del piano. Anche rispetto a questi nuovi e significativi investimenti, «Welfare, Italia» ha individuato 5 priorità d'azione che il Paese deve affrontare per far evolvere il sistema verso il modello di welfare di precisione.
Innanzitutto è necessario creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare che consenta ai cittadini di consultare attivamente tutte le proprie opzioni, in ambito sanitario, previdenziale, formativo e di politiche sociali. Quindi, seconda priorità, bisogna gestire in modo più attivo l'evoluzione demografica del Paese. A fronte dei fenomeni di invecchiamento e denatalità, l'incidenza della spesa pensionistica sul Pil raggiungerà il 17,3% nel 2040 e ulteriori criticità riguarderanno la capacità di garantire un'adeguata assistenza agli anziani e in particolare alla popolazione non autosufficiente che potrà essere pari a 6,3 milioni di individui tra soli 10 anni. In questa prospettiva, l'indirizzo di «Welfare, Italia» si sostanzia lungo tre ambiti che riguardano la promozione del risparmio previdenziale integrativo, campagne di sensibilizzazione e informazione e infine la valorizzazione della telemedicina, della teleassistenza e delle best practice del privato. La terza priorità riguarda il dispiegamento di efficaci politiche attive a supporto del mercato del lavoro e la quarta la riforma delle politiche passive e dei meccanismi degli ammortizzatori sociali. tenendo conto che la pandemia ha determinato un aumento del numero di famiglie in povertà assoluta che hanno superato i 2 milioni. Infine, quinta e non ultima per importanza, la promozione di misure finalizzate ad accrescere l'occupazione femminile per cui l'Italia è ultimo tra i Paesi europei per tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, con il 54,7%, 11,9 punti in meno rispetto alla media europea, sapendo che l'eliminazione del gender pay gap e il pareggio del tasso di occupazione femminile con quello maschile potrebbero generare un valore economico di 110 miliardi, pari al 6,7% del Pil. Quello che ci preoccupa infine, è rappresentato dal fatto che si assiste al divario creatosi nel Paese, dove si acuiscono le criticità e le differenze fra Nord e Sud con espressione di differenti valori della povertà assoluta: crescono le disuguaglianze.
Nel Rapporto «Welfare Italia 2020» era stata già sottolineata la forte eterogeneità tra i territori dell'Italia, sia con riferimento al sistema di welfare del Paese, sia per quanto riguarda gli impatti della pandemia e i relativi effetti redistributivi legati a povertà assoluta e disoccupazione. I risultati del Welfare Italia Index 2021 - l'indicatore sintetico che valuta sia gli aspetti legati alla spesa in welfare sia aspetti legati ai risultati che questa spesa produce - mettono in luce, rispetto ai dati dello scorso anno, una crescente polarizzazione regionale nella capacità di risposta del sistema di welfare delle Regioni italiane. Il divario tra la prima e l'ultima regione in classifica è infatti passato da 28,2 a 32,7 punti, aumentando di 4,5 punti tra il 2020 e il 2021. In particolare, la capacità di risposta del sistema di welfare della Provincia Autonoma di Trento (85 punti) registra lo score più elevato, seguito da quello della Provincia autonoma di Bolzano (80,4 punti) e dall'Emilia- Romagna (76,1), mentre Lombardia e Toscana si attestano rispettivamente a 73,4 e 70. Inoltre, le ultime 8 regioni appartengono tutte all'Italia meridionale e insulare e la prima nel ranking - ovvero la Sardegna (quattordicesima con 62,5 punti) - dista oltre 22 punti da Trento e precede di circa 10 punti la Calabria, ultima in classifica. Ma oltre che acuire le differenze territoriali, la pandemia si è inserita in una situazione già particolarmente critica per l'Italia e per alcuni fruitori di welfare, in primis i giovani, stranieri e residenti nel Mezzogiorno. Analizzando per esempio l'andamento storico della povertà assoluta a livello individuale, se nel 2005 la fascia di persone con meno di 17 anni registrava un'incidenza della povertà assoluta pari al 3,9%, negli anni successivi si è verificato un aumento di 9,6 punti percentuali che la rende ora la categoria più vulnerabile. Concludendo, se questo è il tempo in cui aspirare ad una sostenibilità integrale, ad un modello di sviluppo che ricomponga persona, ambiente, economia è indispensabile che gli spazi istituzionali di ascolto e di confronto sul futuro delle nostre comunità non siano appannaggio esclusivo dei portatori di interessi economici e occupazionali e che l’apporto del Terzo settore in merito alle priorità della programmazione politica, sociale ed economica del paese trovi sempre più spazi adeguati di ascolto e confronto.
Gilberto Minghetti