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02/12/2021
Cresce la spesa in welfare prevista nel 2021
Presentata l'edizione 2021 del Rapporto del Think Tank «Welfare, Italia»

Transizione demografica, invecchiamento della popolazione, nuove domande di protezione dopo la pandemia, trasformazioni del mercato del lavoro, sanità tra digitalizzazione e capillarità territoriale, risorse del Pnrr e ruolo del settore privato e delle assicurazioni per ammodernare il welfare. Sono i principali temi affrontati  a Roma nell'appuntamento annuale del Welfare Italia Forum, evento trasmesso anche in streaming, durante il quale è stata presentata l'edizione 2021 del Rapporto del Think Tank «Welfare, Italia» con il sostegno di un apposito comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta. «Welfare, Italia» si propone da oltre un decennio come luogo di analisi, studio e riflessione sui temi del welfare. Secondo le stime del Think Tank, la crisi Covid-19 ha indotto un incremento generalizzato di tutta la spesa in welfare, includendo i tre pilastri tradizionali (sanità, politiche sociali, previdenza) e l'istruzione. Spesa che quest'anno raggiungerà un totale di circa 632 miliardi, con una crescita di circa 6 rispetto al 2020, anno in cui l'incremento era stato pari a 50 miliardi rispetto al 2019. La crisi non ha alterato significativamente la suddivisione della spesa, confermando lo sbilanciamento della componente previdenziale (49%) che tuttavia evidenzia una diminuzione di 2,3 punti percentuali rispetto ai valori del 2019 attestandosi su livelli più bassi anche del 2009 (49,7%). In questo contesto, le risorse del Pnrr delineano un'opportunità storica per il rilancio dell'Italia e per un adattamento evolutivo del suo sistema di welfare a cui saranno destinati non meno di 41,5 miliardi del piano. Anche rispetto a questi nuovi e significativi investimenti, «Welfare, Italia» ha individuato 5 priorità d'azione che il Paese deve affrontare per far evolvere il sistema verso il modello di welfare di precisione.

Innanzitutto è necessario creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare che consenta ai cittadini di consultare attivamente tutte le proprie opzioni, in ambito sanitario, previdenziale, formativo e di politiche sociali. Quindi, seconda priorità, bisogna gestire in modo più attivo l'evoluzione demografica del Paese. A fronte dei fenomeni di invecchiamento e denatalità, l'incidenza della spesa pensionistica sul Pil raggiungerà il 17,3% nel 2040 e ulteriori criticità riguarderanno la capacità di garantire un'adeguata assistenza agli anziani e in particolare alla popolazione non autosufficiente che potrà essere pari a 6,3 milioni di individui tra soli 10 anni. In questa prospettiva, l'indirizzo di «Welfare, Italia» si sostanzia lungo tre ambiti che riguardano la promozione del risparmio previdenziale integrativo, campagne di sensibilizzazione e informazione e infine la valorizzazione della telemedicina, della teleassistenza e delle best practice del privato. La terza priorità riguarda il dispiegamento di efficaci politiche attive a supporto del mercato del lavoro e la quarta la riforma delle politiche passive e dei meccanismi degli ammortizzatori sociali. tenendo conto che la pandemia ha determinato un aumento del numero di famiglie in povertà assoluta che hanno superato i 2 milioni. Infine, quinta e non ultima per importanza, la promozione di misure finalizzate ad accrescere l'occupazione femminile per cui l'Italia è ultimo tra i Paesi europei per tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, con il 54,7%, 11,9 punti in meno rispetto alla media europea, sapendo che l'eliminazione del gender pay gap e il pareggio del tasso di occupazione femminile con quello maschile potrebbero generare un valore economico di 110 miliardi, pari al 6,7% del Pil. Quello che ci preoccupa infine, è rappresentato dal fatto che si assiste al divario creatosi  nel Paese, dove si acuiscono le criticità e le differenze fra Nord e Sud con espressione di differenti valori  della povertà assoluta: crescono le disuguaglianze.

Nel Rapporto «Welfare Italia 2020» era stata già sottolineata la forte eterogeneità tra i territori dell'Italia, sia con riferimento al sistema di welfare del Paese, sia per quanto riguarda gli impatti della pandemia e i relativi effetti redistributivi legati a povertà assoluta e disoccupazione. I risultati del Welfare Italia Index 2021 - l'indicatore sintetico che valuta sia gli aspetti legati alla spesa in welfare sia aspetti legati ai risultati che questa spesa produce - mettono in luce, rispetto ai dati dello scorso anno, una crescente polarizzazione regionale nella capacità di risposta del sistema di welfare delle Regioni italiane. Il divario tra la prima e l'ultima regione in classifica è infatti passato da 28,2 a 32,7 punti, aumentando di 4,5 punti tra il 2020 e il 2021. In particolare, la capacità di risposta del sistema di welfare della Provincia Autonoma di Trento (85 punti) registra lo score più elevato, seguito da quello della Provincia autonoma di Bolzano (80,4 punti) e dall'Emilia- Romagna (76,1), mentre Lombardia e Toscana si attestano rispettivamente a 73,4 e 70. Inoltre, le ultime 8 regioni appartengono tutte all'Italia meridionale e insulare e la prima nel ranking - ovvero la Sardegna (quattordicesima con 62,5 punti) - dista oltre 22 punti da Trento e precede di circa 10 punti la Calabria, ultima in classifica. Ma oltre che acuire le differenze territoriali, la pandemia si è inserita in una situazione già particolarmente critica per l'Italia e per alcuni fruitori di welfare, in primis i giovani, stranieri e residenti nel Mezzogiorno. Analizzando per esempio l'andamento storico della povertà assoluta a livello individuale, se nel 2005 la fascia di persone con meno di 17 anni registrava un'incidenza della povertà assoluta pari al 3,9%, negli anni successivi si è verificato un aumento di 9,6 punti percentuali che la rende ora la categoria più vulnerabile. Concludendo, se questo è il tempo in cui aspirare ad una sostenibilità integrale, ad un modello di sviluppo che ricomponga persona, ambiente, economia è indispensabile che gli spazi istituzionali di ascolto e di confronto sul futuro delle nostre comunità non siano appannaggio esclusivo dei portatori di interessi economici e occupazionali e che l’apporto del Terzo settore in merito alle priorità della programmazione politica, sociale ed economica del paese trovi sempre più spazi adeguati di ascolto e confronto.

 

Gilberto Minghetti




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