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13/07/2021
Istruzione e DDL Zan (prima parte)
nella scuola laica nessuna associazione può “proporre” una legge come programma scolastico

E’ opinione comune che la scuola, in quanto laica, quindi slegata da vincoli gerarchici che non riguardino le linee nazionali della didattica, non possa subire imposizioni legislative, anche se solo presentate come “proposte”.

Nella iniziale discussione sul DDL Zan, si diceva che nelle scuola fosse obbligatorio parlare, in quanto “educazione”, dei messaggi LGBT contenuti nella proposta di Legge, successivamente si è corretto il tiro facendo passare questa narrazione come falsa notizia in quanto, nella proposta di legge, nelle scuole tale tematica potrebbe essere inserita solo se, nell’ambito dell’autonomia scolastica, docenti e genitori lo riterrebbero opportuno.

Pur prendendo per buona la seconda parte, essa comunque entra in contropiede in un ambito molto delicato come quello dell’istruzione e della formazione del cittadino, inteso come individuo che vive nella società; pertanto, non può una legge imporre, né “proporre”, ciò di cui si debba parlare, mentre l’autonomia scolastica è tutt’altra cosa da come vogliono farla passare i sostenitori della legge Zan.

La stessa Costituzione afferma chiaramente “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” (art. 33 comma 1). La parola “arte” indica, etimologicamente dal latino “ars”, il saper fare, colui che sa manipolare la realtà nella sua continua trasformazione, mentre la scienza è saper conoscere, saper leggere le trasformazioni e dare delle risposte.

A tal proposito, sostiene la storica e saggista Lucetta Scaraffia: “Letteratura, poesia, arte, sono nutrimenti a una facoltà in via di estinzione: l’immaginazione. Gli insegnanti non dovrebbero limitarsi a insegnare nozioni prefabbricate, ma hanno un compito più importante, generante, cioè devono educare, ovvero portar fuori l’allievo, indirizzarlo verso la libertà di pensare e creare, portarlo a capire che il futuro è una potenzialità deposta anche in lui, da immaginare e costruire da ciascuno. Del resto, arte e poesia hanno prodotto le iniziative più nuove, cioè del saper pensare al futuro, del generare idee originali”. Educare significa anche “provare desideri per un tempo lungo, desideri importanti, per realizzare i quali è necessario sforzo e riflessione”. Gli insegnanti hanno una grossa responsabilità: non a caso gli articoli della Costituzione relativi all’insegnamento, articoli 33 e 34, sono posti tra la disciplina della salute (art. 32) e quella del lavoro (artt. 35 e ss.), ovvero gli insegnanti concorrono al benessere dei ragazzi e al loro futuro professionale.

Volendo fare un gioco di parole, la scuola è la “suola” su cui si poggia il cammino di ogni uomo e di ogni società (familiare, civile, politica), è il “suolo” sul quale si edificano le persone, i cittadini, il futuro. Purché non rimanga “sola”! La scuola, più che un’agenzia educativa che offre servizi, è (o dovrebbe essere) soprattutto un soggetto educativo che costruisce e contribuisce a relazioni di crescita e in crescita. La scuola è un ambiente di lavoro che dovrebbe distinguersi dagli altri perché si mettono le mani nell’impasto della vita altrui.

E’ in questo illuminante contesto che si inserisce il significato dell’autonomia scolastica: attraverso le “educazioni progettuali”, la scuola amplia e potenzia il progetto di vita che lo studente costruisce lentamente, attraverso la scienza (conoscenza) e l’arte (il saper fare). Arte e scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento, senza sottili intrusioni.

In questo contesto, dunque, il tentativo di fare entrare nelle scuole l’ideologia Gender, attraverso l’ampliamento dell’offerta formativa, è solo una subdola ricerca di una porta attraverso la quale si devia quella che è la vera natura dell’educazione nella scuola. Di sessualità, bullismo, solidarietà e discriminazione, in tutti i sensi, nella scuola già se ne parla da tanto tempo, ma sempre ponendo attenzione alla fase della crescita libera e consapevole dell’alunno.

Alberto Fico




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