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03/11/2020
Ormai il governo sta in piedi solo per produrre Dpcm
Da mesi a causa dello stato di emergenza tutto il potere è in mano al governo anziché al Parlamento

Da mesi, a causa della emergenza Covid, tutto il potere è passato al governo, per cui il Parlamento sembra del tutto emarginato. Così pure i partiti, ridotti a commentare i Dpcm che si susseguono a ritmo incalzante. Poiché non è dato sapere quanto durerà questa tragedia, penso che i partiti dovrebbero trovare l’energia per affrontare una serie di problemi che minacciano di aggravarsi se nessuno se ne occupa.

L’approvazione dell’ultimo Dpcm è arrivata dopo una lunga trattativa con le regioni, che ha assunto toni accesi soprattutto attorno a una proposta avanzata dal presidente Bonaccini e sostenuta anche dal Veneto di Luca Zaia: tornare alla didattica a distanza per gli studenti delle scuole superiori, specialmente per ridurre la pressione sul trasporto pubblico locale.

Il Dpcm non è l’unica novità decisa dall’esecutivo. Sono cambiate anche le modalità di quarantena e isolamento: per gli asintomatici positivi durerà almeno 10 giorni dalla positività e un test molecolare negativo. Chi invece ha avuto sintomi dovrà stare in isolamento almeno 10 giorni dalla loro comparsa e potrà tornare a uscire in seguito a un solo test negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi. I contatti stretti di casi con infezione da SARS-CoV-2 confermati e identificati dalle autorità sanitarie dovranno invece osservare un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione, oppure 10 giorni con un test antigenico o molecolare negativo il decimo giorno.

Il governo spera di limitare una crescita dei contagi da cui, per quanto sia sorprendente, sembra essere stato colto quasi completamente alla sprovvista, nonostante fosse noto che in autunno il rischio di una “seconda ondata” fosse assai concreto. L’impressione generale è che si abbia fatto finta di niente, passando tutta l’estate a concentrarsi su questioni laterali riguardanti soprattutto il turismo e la politica quotidiana, mentre si siano lasciati da parte investimenti concreti e logistici per adeguare la sanità ad un nuovo eventuale confronto con il virus.

Lo spaesamento è evidente anche dal tono del discorso pubblico e della comunicazione dell’esecutivo, che è tornato su toni e contorsioni simili a quelli a cui siamo stati abituati nella scorsa primavera.

Ma le difficoltà sono quelle legate al numero adeguato di tamponi, oltre che alle code bibliche per ricevere un test segnalate in molti capoluoghi, e sono testimoniate anche dalle nuove regole per isolamento e quarantena: non sarà più necessario risultare negativi a due tamponi per potersi dichiarare guariti. Questa misura, può apparire sorprendente e controintuitiva rispetto alla situazione attuale, in cui semmai ci sarebbe bisogno di più tamponi, e tradisce l’impreparazione del sistema sanitario: l’obiettivo è chiaramente quello di aiutare le persone a vivere esperienze meno stressanti, ma anche e soprattutto a conservare la capacità di testing per i casi più urgenti. Il sistema, infatti, sta già dando prove di cedimento: anche il tasso di positività relativa dei tamponi effettuati, in questa settimana, è aumentato in modo preoccupante.

Ad oggi nel sistema italiano ci sono ancora gravi carenze di personale, dato che servirebbero 15-20 mila infermieri in più, allora mi chiedo perché non è stato assunto e formato in questi mesi? Anche la situazione delle terapie intensive lascia qualche perplessità: nonostante fosse noto ed evidente che il numero complessivo di posti in terapia intensiva fosse insufficiente per le esigenze sanitarie ordinarie e straordinarie, per aumentarle si è andati per le lunghe. Proprio in questi giorni si sta concludendo la gara: ciò vuol dire che non sono ancora pronti, e non lo saranno se non nelle prossime settimane. Finora, rispetto ai 5179 della primavera scorsa, sono stati creati solo milletrecento posti di terapia intensiva in più, per un totale di 6458, molto lontani da “quota 9 mila, una quantità indicata più volte anche dal ministero della Salute come soglia di sicurezza.

Luca Cappelli




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