Nel 1968, al culmine dell’ultima grande pandemia influenzale, in tutto il mondo morirono almeno un milione di persone, tra cui 100.000 americani. Quell’anno A. M. M. Payne, un professore di epidemiologia alla Yale University, scrisse: “nella conquista del monte Everest qualsiasi cosa al di sotto di un successo al 100% rappresenta un fallimento, ma nel caso di una malattia molto trasmissibile non dobbiamo per forza raggiungere obiettivi così assoluti, ma dobbiamo piuttosto cercare di ridurre il problema a livelli tollerabili, il più in fretta possibile, nei limiti delle risorse disponibili”.
Vale la pena ricordare quel messaggio in quanto la scissione tra chi ricerca “obiettivi assoluti” rispetto a chi cerca “livelli tollerabili” è davvero molto evidente nell’attuale pandemia. Gli scienziati britannici sono divisi tra chi ritiene che sia meglio concentrarsi sulla protezione di chi è più a rischio di contrarre gravemente il Covid e chi imporrebbe il lockdown per tutti.
Il vero tema è che il Covid-19 è una malattia nuova. Sono ancora in atto esperimenti non controllati sul lockdown, e i costi e i benefici sul lungo periodo non sono ancora noti. Ma la scienza non è un dogma, e spesso le opinioni devono essere modificate alla luce di una conoscenza e un’esperienza sempre in crescita.
Però da un po' di tempo anche alcuni scienziati si stanno ponendo una domanda: la cura è peggiore della malattia? Non viviamo in un mondo perfetto con dati perfetti. Per i bambini, per i quali il rischio di morte per Covid è quasi di zero e il rischio di conseguenze di lungo periodo è molto basso, è più semplice valutare gli effetti negativi del non andare a scuola o dell’essere intrappolati in casa.
Per gli studenti universitari, generalmente giovani, si potrebbe compiere una serie di calcoli analoga, compresa la stima del “costo” di contagiarsi adesso, rispetto al rischio di farlo più avanti, magari quando lo studente è insieme a parenti più anziani per il Natale. Ma con gli anziani, il calcolo diventerebbe sempre più complesso.
Però cari lettori credo che la riduzione della mortalità non sia l’unico obiettivo. Di crisi economica ne vogliamo parlare? Alcuni studi del FMI asseriscono che la gravissima recessione e una ripresa debole farà sì che il debito pubblico globale supererà il picco raggiunto nel secondo dopoguerra.
Tobias Adrian, analista del FMI, tuona: "il confinamento chiesto a tutti i Paesi ha contenuto la pandemia, ma ha fatto esplodere una recessione che è persino peggiore della Grande Depressione del 1930".
Allora cari lettori, mi chiedo di nuovo: la cura (lockdown) è peggio della malattia (Covid19)? Probabilmente sì. Credo che il Governo debba affrontare con urgenza le vulnerabilità del sistema Paese, ma ahinoi purtroppo non lo farà!
Luca Cappelli