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30/07/2020
La scuola negli ultimi suoi spasmi
considerazioni transitorie e finali

Caduto il governo Renzi, diventa Primo Ministro Gentiloni che chiama sullo scranno, che fu di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, la sindacalista Valeria Fedeli, la quale, come prima dichiarazione, definisce se stessa femminista, riformista, di sinistra. Intanto, chiarisce che il suo compito è quello di mettere fine alla contrapposizione degli insegnati alla legge sulla “Buona Scuola”. Diventa, in pratica, l’esecutrice materiale dell’applicazione della riforma renziana, nonostante il netto rifiuto che tutto il personale scolastico manifesta nei confronti della legge 107/2015; la sua strategia originale si è concentrata sugli esami di Stato relativamente alla prova orale, in cui il candidato espone le attività, le esperienze e le conoscenze acquisite durante l’Alternanza scuola-lavoro, gli stage e i tirocini. 

Il ministro Bussetti, oltre a fare nomine e promozioni ai fedelissimi nel Ministero, ha avuto l’enorme idea di inserire la scelta delle buste nel percorso dell’esame di Stato dopo le prove scritte, quindi per la prova orale; il suo successore, Fioramonti, le ha abolite. Il ministro Azzolina ha fatto un copia incolla della tante esperienze del passato, anche se si è trovata a dover gestire la fase pandemica del covid19; ma l’annuncio frettoloso, dato già nel mese di marzo, che tutti gli alunni sarebbero stati promossi e ammessi a sostenere gli esami di Stato, ha creato un disastro didattico enorme, per cui anche l’esperienza della DAD (Didattica A Distanza), che poteva dare l’avvio a esperimenti innovativi, è risultata completamente fallimentare. Oggi, si sta dilettando a decidere sui banchi, con le rotelle o senza? Le entrate, le uscite, “in fila per sette col resto di due” (come recita una vecchia canzoncina dello Zecchino d’Oro).

A conclusione di questo percorso sulle riforme della scuola, quali sono le considerazioni che si possono fare?
A ben vedere, dopo la riforma Gentile, tutte quelle che sono seguite hanno soltanto scalfito il sistema scolastico, sottoposto solo a cambiamenti organizzativi e a tagli economici e del personale scolastico, ma nessuna di esse ha affrontato il problema interno, cioè la riforma dei programmi per una scuola rinnovata secondo i bisogni che gli studenti hanno dell’apprendimento e della conoscenza che i cambiamenti sociali richiedono.

Ad oggi, secondo le analisi dell’ex Ministro De Mauro, solo una piccola parte della popolazione scolastica post diploma ha sufficienti capacità di comprensione di un testo, di elaborazione ed esposizione corretta di un concetto logico e di capacità di calcolo. Ci troviamo di fronte ad un analfabetismo di ritorno dovuto al fatto che nessuna riforma si è interessata della didattica, della sua innovazione e continuità. L'Italia, come si afferma negli studi di De Mauro: "è in fondo alla classifica europea per livello di istruzione - in particolare siamo ultimi per numero di laureati e tra i primi quattro per numero di persone con un basso livello di educazione - e in cima a quella per dispersione (o abbandono) scolastica, con la quinta posizione su 28 Paesi".

Eppure, a partire dal Ministro Fedeli, l’unico tema che viene fortemente dibattuto, riguardo l’istruzione e l’educazione, è concentrato sulla teoria gender, genitore 1 genitore 2, la lingua italiana considerata sessista perché fa distinzione tra maschile e femminile (secondo i luminari Zan-Scalfarotto, da qui il termine “legge Zanotto”), quindi si renderebbe necessario inserire gli asterischi al termine della parola incriminata, lo studente che deve essere accompagnato a scoprire se appartenga al sesso maschile o femminile, indipendentemente dalle forme fisiche.

Insomma, la scuola, come Sistema ed Ente di istruzione e formazione del cittadino, sta emettendo il suo ultimo respiro, avviata verso un inesorabile tramonto.

Alberto Fico




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