Se c’è un fronte su cui il nostro Paese è rimasto bloccato nel valzer delle Fasi dovute al COVID-19 è proprio quello della scuola, dagli asili nido all'Università, poiché non è riuscito a trovare una soluzione che contempli la sicurezza con le esigenze educative.
Certo, si potrebbe attivare ad oltranza la scuola su internet, ma chi ha vissuto accanto ai bambini e ai ragazzi in questi mesi di lezioni online, ha potuto constatare che, nonostante l'abnegazione fino all'eroismo di molti insegnati e l’impegno degli studenti, quella online, di fatto, è una caricatura della vera educazione. Il rapporto docente e studente e quello tra pari è stato alterato dallo strumento informatico: una situazione che può essere accettabile nell'emergenza del momento, ma che non lo è più nel medio lungo periodo.
Inoltre, il protrarsi di questa situazione rende oggettivamente complessa la ripartenza del mondo del lavoro perché per i genitori diventa impossibile tentare di armonizzare la famiglia e il lavoro.
A fronte di una situazione così difficile l’incertezza del governo rende tutto più drammatico, il susseguirsi di voci incontrollate e contraddittorie sulle date e sulle modalità della riapertura esaspera ancora di più persone che sono già esasperate per la durezza di quello che stanno vivendo, per non parlare delle ombre che getta sulla vera ripartenza del Paese.
Quello che più manca è una visione sull'educazione, sul futuro, come se non parlassimo del bene più prezioso di una comunità che sono i suoi giovani, come se non si trattasse del futuro del nostro Paese. Trattiamo la scuola e l'Università, ma soprattutto i giovani che le frequentano, come se fossero un peso che dà fastidio, qualcosa di residuale, che non c’entra con le questioni veramente importanti. Eppure non solo non è così, ma una ricostruzione post COVID-19 non può che passare dal rilancio del sistema educativo che può far tesoro delle tante esperienze positive che sono state realizzate in questo momento, esperienze che devono essere sostenute affinché diventino patrimonio comune.
Giovanni Gut