Qualche giorno fa i gilet arancioni hanno manifestato in alcune piazze italiane. Lo scandalo per la mancanza delle misure di sicurezza rispetto alla pandemia del COVID-19 e per le idee fantasiose non deve distogliere l’attenzione da un punto importante: in quelle piazze, non c’erano solamente minoranze organizzate ed estremiste, ma anche gente comune esasperata. Proprio per questo dovremmo andare oltre al folklorismo di alcuni personaggi e di alcune idee, e incominciare a guardare in prospettiva quello che ci aspetta nei prossimi mesi.
Le conseguenze del COVID-19 sull'economia sono molto gravi, ma quelle sulla tenuta sociale del Paese rischiano di essere peggiori. Il virus si è innestato in una società già abbastanza esasperata, spesso divisa e rancorosa, e le misure di contenimento del contagio rischiano di aggravare ulteriormente questi aspetti e di aggiungere sconforto e disperazione per la perdita dei posti di lavoro o, più semplicemente, per le fatiche affrontate da tante persone e famiglie che hanno tirato la cinghia (anche psicologicamente) ben oltre il tollerabile.
Rischiamo di pagare un carissimo prezzo all'ideologia della disintermediazione che ritiene, non solo inutili, ma persino dannosi i corpi intermedi. Mettendo al centro l’individuo senza relazioni, tale visione sgretola il fondamento della società, mentre l’idea che al centro ci sia la persona con le sue relazioni è il presupposto delle comunità. Nei prossimi mesi vedremo all’opera una variegata serie di forze disgregatrici che minacceranno la pace sociale che, colpevolmente, abbiamo troppo spesso data per scontata e senza la quale non si può neppure pensare ad un piano per il rilancio del Paese.
In questi mesi dovremmo iniziare a mettere al centro il principio di sussidiarietà, a rimettere al centro i nostri territori, la politica locale, a favorire i processi capaci di rigenerare la comunità. Perché se è vero che questi mesi sono stati esasperanti e avranno gravi ripercussioni, è altrettanto vero che questi mesi hanno visto il proliferare di tante esperienze positive che testimoniano la volontà di non arrendersi, la capacità di ripensarci e di trovare soluzioni anche ai problemi più ardui. È da questa positività che dovremmo ripartire per ricreare un tessuto sociale ormai logoro, affinché il nostro Paese possa affrontare le ardue sfide dei prossimi mesi.
Giovanni Gut