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02/06/2020
2 giugno: una festa a cui dare un “supplemento d’anima”
il ricordo e la memoria possono offrire un buon contributo alla riflessione ed al recupero dei valori

La memoria storica del movimento cattolico-popolare per affrontare il realismo sempre attuale e, nello stesso tempo, la forza ideale con cui vogliamo proporre una via più sicura, ricordando una data: quella del 2 giugno che, per il nostro Movimento Cristiano Lavoratori, non può prescindere da un dato fondamentale. Solo se siamo veramente consapevoli, noi per primi, di quello che siamo stati e siamo, in un momento in cui è troppo palese la campagna per emarginare la nostra memoria vivente da parte delle nuove "luminières" della cultura laico-sovranista e populista, ebbene, solo a questo patto la nostra immagine può tornare ad essere qualcosa di uno "status simbol" sociologico, un punto di riferimento etico-politico, oltre che politico-economico e politico-istituzionale, e non già un bel quadro nella galleria degli antenati.

A ricordare il senso della presenza "cattolica" in politica, cioè di quei cattolici che, dall'epoca risorgimentale e post-unitaria fino a quella giolittiana e del secondo periodo post-bellico, sono passati attraverso l'esperienza cattolico-liberale, intransigentista, conciliatorista, cristiano-sociale, popolarista, cattolico-popolare è sufficiente il non sospetto giudizio di Cavour: "Se la Corte di Roma - sosteneva con una profetica affermazione, giustamente famosa, lo statista piemontese - accetta le nostre proposte, se si riconcilia con Roma, se accoglie il sistema di libertà, tra pochi anni nel Paese legale i fautori della Chiesa, o meglio quello che chiamerò il partito cattolico, avranno il sopravvento?”. "Ed io - concludeva - mi rassegno fin d'ora a finire la mia carriera sui banchi dell'opposizione". Era il riconoscimento realistico, da parte di un acuto uomo di Stato, radicato e giustificato peraltro nella viva realtà storica e sociale dell'Italia. La realizzazione della profezia di Cavour ha un nome storico preciso: "movimento cattolico" italiano (non "partito cattolico", come voleva Cavour e sul quale insiste ancora un deteriore laicismo); senza il quale non solo non si capiscono Risorgimento e unificazione, ma soprattutto non si può fare la storia del nostro Stato unitario. Anzi, solo con l'ingresso in esso dei cattolici - delle vaste masse popolari da loro rappresentate - ha senso parlare di unità non pure giuridico-formale, ma civile, politica e sostanziale. Anche la storia scritta si fa con chi ha fatto la storia reale: e noi, cattolici popolari, ci siamo stati e ci siamo dentro, come partecipi e protagonisti.

Quello che stiamo vivendo da qualche anno in Italia è un passaggio molto difficile e delicato: abbiamo assistito ad un progressivo scadimento dei valori culturali della vita pubblica e all’impoverimento del linguaggio politico, segno di ben più profondo impoverimento morale e spirituale. Colmare questa assenza di morale, e proporre una scelta etica credibile e non strumentale, è il vero nocciolo duro per la nuova generazione di parlamentari, perché non si tratta solo di ricostruire un sistema che ha accumulato debiti e indebolito le risorse, colpito dalla pandemia, ma si tratta di cambiare la mentalità della classe politica. Oggi più che mai vi deve essere l’obiettivo di fondo nei programmi delle diverse coalizioni che non sia solo politico, sociale ed economico; deve esservi l’impegno etico profondo volto a ricostruire moralmente l`Italia, perché gli italiani hanno bisogno di nuovi punti di riferimento. Può sembrare banale, ma la corruzione non ha rappresentato un fatto grave solo per la scandalosa gestione del pubblico denaro, per la dilapidazione delle risorse, per la crescita indefinita dei costi delle opere pubbliche, per lo sfruttamento del risparmio dei cittadini. La corruzione ha rappresentato un fatto grave per il danno in sé provocato alla mentalità degli italiani, con il rischio di far loro perdere l’orgoglio dell’appartenenza a questo Paese e, ancor più, il senso profondo dell’appartenenza ad una grande civiltà. Ecco perché nel servire il Paese oltre alla serietà e alla preparazione professionale c’è la necessità di restituire alla politica quell’ispirazione etica, quella larghezza di orizzonti, quella autenticità di vocazione spirituale e culturale per l’impegno civile, che fu già nella migliore e più grande tradizione del pensiero politico cattolico contemporaneo, da Romolo Murri a Luigi Sturzo, a Francesco Luigi Ferrari, ad Alcide De Gasperi, Moro, Dossetti, La Pira, ecc. La situazione di ieri non è certo quella di oggi, ma resta valida la scelta spirituale che fu fatta allora, resta valida l’esigenza, nei gravi momenti di confusione e di incertezza della vita pubblica, di riaffermare la validità e la continuità di un patrimonio politico e culturale, che allora fu accumulato non per amore di setta o di consorteria, ma per servire il Paese con amore di giustizia e con sete di verità.

Partendo da queste premesse, con l'intento di offrire spunti di ricerca e di riflessione a coloro che rappresentano il meglio della coerenza e della continuità ideale del lungo e costante impegno etico-civile e religioso di Luigi Sturzo, al quale oggi molti, laici e cattolici, si richiamano sicuri che contribuiranno a restituire alla politica quell’ispirazione etica, quella larghezza di orizzonti e quell’ autentica vocazione culturale che fu nella tradizione del pensiero politico dei padri fondatori.

“La missione del cattolico - ammoniva Sturzo nel 1956 - in ogni attività umana, politica, economica, scientifica, artistica, tecnica, è tutta impregnata di ideali superiori, perché in tutto si riflette il divino. Se questo senso del divino manca, tutto si deturpa: la politica diviene mezzo di arricchimento, l’economia arriva al furto”.
E allora si faccia «pulizia, pulizia morale, politica amministrativa», come chiedeva il sacerdote siciliano e, più che l’effimera organizzazione elettorale, si offra oggi una forza fatta di convinzioni profonde con una personalità viva ed operante.

Dopo  aver fatto scorrere le immagini della nostra storia repubblicana nata nel lontano 2 giugno 1946, (74°), in questo tempo, nonostante la pandemia in atto, abbiamo celebrato il 25 aprile, il I° maggio, il 9 maggio, con il duplice  ricordo della morte di Moro e la sua scorta, il grande discorso in chiave europea “dell’orologio” (1950) di illustri politici: De Gasperi Adenauer e Schuman, ci presentiamo (forse con la mascherina sul viso, ma non nel cuore), perché non abbiamo nulla da nascondere e per rinnovare solo a gran voce il merito al Presidente della Repubblica che  ha il prezioso incarico di custodire e fare osservare i principi della nostra Carta costituzionale, che è nata dal voto democratico degli italiani che non cessano mai di ricordare le loro origini.

Certo, non si corregge l`immoralità solo con le prediche, i riferimenti storici o, tanto meno, con gli articoli di giornali, ma siamo persuasi che iniziative come il ricordo e la memoria possano offrire un buon contributo alla riflessione ed al recupero dei valori, purché si voglia recuperare da tutti i partiti e da ciascun deputato quel “supplemento d’anima” che li induca a ritrovare la dignità del proprio compito ed a realizzarlo senza mentire e con molta audacia.

Gilberto Minghetti
 




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