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19/05/2020
I Comuni saranno determinanti per la ripresa post Covid19
I sindaci dovranno essere protagonisti

Se c’è una cosa che la crisi generata dal Covid19 ha dimostrato è il ruolo da protagonista dei sindaci e delle amministrazioni comunali. Non solo come simboli delle città martoriate dal virus ma nel garantire ogni giorno il diritto alla salute dei propri cittadini, con le proprie ordinanze ma anche con gesti empatici. Un ruolo che non si esaurirà di certo con il venir meno della fase più acuta dell’emergenza ma dovrà inevitabilmente accompagnare le fasi successive, quelle della ripresa, con la dovuta attenzione a possibili ricadute.

Questo legame fortissimo tra le città e chi le amministra e la salute non nasce di certo con il Covid19, che tuttavia lo ha riproposto con grande evidenza. È chiaro che da questo quadro emerge il ruolo di fulcro delle città, insieme a quello delle sue componenti, a partire da chi è chiamato ad amministrarla. Come gangli fondamentali della vita umana, le città sono fattori di ricchezza e sviluppo ma possono diventare anche anelli deboli.

Cari lettori, la diffusione del Covid19 ha evidenziato le enormi difficoltà del mondo globalizzato nel prevenire le emergenze derivanti dall’epidemia, rispondere rapidamente alla minaccia e mitigarne gli effetti, ricordandoci che stiamo parlando di eventi ciclici e dunque dimenticarsene una volta passato il pericolo non è una strada che si possa percorrere.
Alla luce di tutto ciò quindi è necessario intervenire per prevenire e contenere l’impatto delle malattie trasmissibili, promuovendo e incentivando i piani di vaccinazione, le profilassi e la capacità di reazione delle istituzioni coinvolte, con l’attiva collaborazione dei cittadini. Per questo, nel Governo della salute del futuro, un ruolo essenziale lo dovranno avere le amministrazioni comunali, per sviluppare e attuare, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, le Regioni e il Governo, ciascuno con le proprie competenze, programmi di prevenzione delle malattie trasmissibili e non trasmissibili.

Il problema è che negli anni abbiamo assistito ad un lento ma inesorabile smantellamento del nostro sistema sanitario, ad opera di tutti i governi. Questa pandemia ci sta dicendo, che invece, il nostro Paese ha bisogno di un rafforzamento della sanità territoriale, specie laddove è purtroppo più debole, come nel nostro Sud, per fare dell’ospedale una risorsa di ultima istanza e non un primo canale di accesso ai servizi sanitari, come accade troppo spesso con i nostri pronto soccorso. In quest’ottica, alcune decisioni di politica della salute dovrebbero essere riportate nell’alveo della Conferenza Unificata, che riunisce i rappresentanti dello Stato, delle Regioni e anche delle Città, più che nella sola Conferenza Stato-Regioni.

Quindi, in questo panorama, i comuni devono diventare, sempre più, un “centro operativo” all’interno dei protocolli sanitari regionali e nazionali ed essere attivamente coinvolti per esempio nei piani di promozione e prevenzione regionali. Facendosi promotori in ciascun contesto territoriale significativo di una forte alleanza con università, aziende sanitarie, centri di ricerca, industria e professionisti.

Vedete cari amici, uno dei principali insegnamenti della drammatica vicenda che ha colpito il Paese è quello di puntellare le fondamenta del sistema sanitario nazionale che si attuerà con le solide radici dei sindaci e delle comunità che essi rappresentano. Non già per sfilacciare un sistema che purtroppo, anche in questa situazione, si è caratterizzato talvolta per la sua eccessiva frammentazione ma per acquisire una maggiore reattività a una serie di fenomeni, non solo di natura epidemica, che si sviluppano localmente. Per essere pronti alla prossima emergenza ma anche per governare meglio ogni giorno le nostre città e l’Italia nel suo complesso.

La pandemia di Covid19 sta mettendo a dura prova l’Unione Europea, ma ci ha anche ricordato quanto dipendiamo gli uni dagli altri. Dobbiamo trarre insegnamento e ripensare l’attuale struttura di governance dell’Unione Europea.
Il ruolo dei Comuni quindi deve essere capito anche dall’UE, infatti è necessario rafforzare la politica di coesione dell’UE che riduca le disuguaglianze e migliori la resilienza delle regioni, delle città e dei piccoli comuni di tutta Europa. Abbiamo bisogno di una solidarietà concreta. Una solidarietà che vada di pari passo con la responsabilità. Abbiamo bisogno di unità tra tutti i livelli di governance: europeo, nazionale, regionale e locale nell’interesse dei nostri cittadini.

Tutte le nuove misure e il prossimo bilancio pluriennale dell’UE devono tener conto delle esperienze delle autorità regionali e locali, che sono indispensabili per garantire una ripresa economica che non lasci indietro nessun territorio e nessun cittadino. Le nostre imprese vanno sostenute con politiche che permettano loro di rimanere sul mercato, rivedendo le misure che potrebbero aggravarne le difficoltà.

Insomma c’è da lavorare insieme per superare le difficoltà e le catastrofi, e questa non è certo una novità per l'UE. Nel dopoguerra una comunità europea di nazioni è nata per proteggerci da nuovi conflitti. Si è trattato, all'epoca, di un processo dettato esclusivamente dagli Stati nazionali.

Oggi, invece, per rispondere alla crisi attuale serve un approccio dalla base verso l'alto, basato sui bisogni reali e sul contributo delle regioni, città e piccoli comuni di tutta Europa. Gli eletti regionali e locali sono più di un milione in Europa, e sono attori di vitale importanza per il rinnovamento dell’Unione Europea. A 70 anni dalla posa delle prime fondamenta dell'Unione Europea, i governi locali e regionali non possono più essere soltanto le radici dell’Europa: devono rappresentarne un pilastro fondamentale.

Cari lettori, la crisi indotta dal Covid19 non segna la fine del progetto europeo, ma offre anzi l’opportunità di rilanciare una nuova Europa più vicina ai propri cittadini, nelle loro regioni, città e piccoli comuni, a guida dei sindaci.

Luca Cappelli
 




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