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21/05/2020
Orgoglio e preoccupazione
il tempo in questa crisi economica è tutto, quello che c'è da fare occorre farlo adesso, rinviarlo è troppo pericoloso

Di fronte alla pandemia del Covid-19 ho provato due forti sentimenti. Uno di orgoglio nel vedere quanto ha fatto il Terzo settore durante l'emergenza, ed uno di preoccupazione per quanto riguarda il futuro. Dopo anni di attacchi, per di più interessati, al mondo del non profit, nell'emergenza il Terzo settore ha mostrato il suo volto più autentico. E' stato incredibile l'apporto dato da decine di migliaia di volontari al sevizio sanitario. La stessa SIEMS (Società scientifica dell'emergenza) ha riconosciuto e apprezzato il ruolo strategico e di primo piano svolto dal Volontariato nell’ambito del sistema di soccorso sanitario: “La SIEMS ringrazia tutti i volontari del soccorso per la dedizione, il sacrificio e il coraggio che continuamente dimostrano, capaci di mettersi in gioco per creare le sinergie vincenti per la gestione dell'emergenza, un servizio all'altezza della situazione grazie a una formazione specifica”. Non bisogna poi dimenticare tutti gli altri Enti del Terzo Settore impegnati nell'aiutare le persone fragili: dalla consegna della spesa e dei medicinali a casa, all'assistenza domiciliare ed al sostegno a tutte le fragilità della nostra società.

Lo sforzo che il Terzo Settore ha svolto, e sta continuando a svolgere, è enorme, per di più senza i presidi sanitari necessari e con tutte le risorse economiche azzerate. Non si può non rimanere soddisfatti dal riconoscimento del ruolo sociale ed economico tributato al Terzo Settore. E se le regioni più esposte, dalla Lombardia alla Emilia Romagna, da sempre hanno riconosciuto questo ruolo al T.S., ha fatto sicuramente piacere che, anche se ultimo, è arrivato il riconoscimento dal governo. Dopo l'iniziale mancanza di considerazione il Governo ha cambiato rotta ed ha aperto il dialogo con il T.S. Ha convocato, appena richiesto da noi, la Cabina di Regia, ed ha anche incontrato il Forum del Terzo settore come parte sociale nell'emanazione del cosiddetto Decreto Rinascita. Oltre alla cassa integrazione in deroga, prevista dal Cura Italia unitamente all'estensione dell'assicurazione INAIL ai volontari, con il Decreto Rinascita gran parte delle misure di sostegno già previste per le imprese saranno finalmente estese anche a tutti gli enti del Terzo settore comprese le agevolazioni sugli affitti, quelle per l'acquisto dei dispositivi di protezione individuale e il credito d'imposta per le spese di sanificazione degli ambienti e dei mezzi. Sarà anche possibile accedere al credito agevolato. Importante sicuramente il rifinanziamento per 100 milioni di euro, per il 2020, del fondo di cui all'art. 72 del Codice del Terzo Settore previsto dall'art. 107 del decreto rinascita ed il fondo di 120 milioni di euro specifico per il post emergenza per il TS del Mezzogiorno. Segnalo un’importantissima novità per quanto riguarda i fondi ex art. 72, quella dei nuovi indirizzi sulla programmazione 2019 (ma che ci auguriamo sia estesa anche per il futuro) in cui il Ministero del Lavoro (con la nota dell'11 maggio 2020) ha aperto al sostegno alle attività degli enti del T.S. superando la logica dei "progetti".

Ma esaminate le positività non possiamo non vedere con preoccupazione il futuro. Passata l'emergenza sanitaria ci troveremo di fronte anche ad una emergenza economica e sociale altrettanto drammatica, e lì sarà essenziale il ruolo del Terzo Settore. La ricostruzione del tessuto sociale passerà inevitabilmente nella rete dell'associazionismo, che in un situazione di crisi come quella che si presenta oggi rischia il collasso. Zamagni a tal proposito è stato molto chiaro: “Il Terzo settore in questo frangente rischia di collassare. La distruzione o anche solo la diminuzione del nostro capitale sociale che ne conseguirebbe sarebbe un vero disastro”. Il Forum, rilanciando la proposta di Carlo Borgomeo, ha proposto al governo un grande Fondo strategico per la ripartenza del Terzo settore, recuperando anche i fondi PON inutilizzati. Su questo con rammarico abbiamo registrato la risposta negativa dell'esecutivo. In realtà siamo soprattutto preoccupati per il mondo del piccolo associazionismo, che è quello che fino ad ora è rimaste solo nel garantire la possibilità di socialità. Penso a tutte quelle realtà che vanno dalle associazioni culturali, ai gruppi teatrali, alle scuole di musica, alle bande e così via. Come potranno sopravvivere se non saranno tutelate. Questo è un compito che devono anche assumersi le grandi associazioni.

Infine quello che preoccupa soprattutto è la mancanza di visione per la ripartenza. Non bastano scelte coraggiose, occorrono scelte rivoluzionarie, ed ad oggi non solo non le abbiamo viste, ma non abbiamo neanche visto il coraggio. Due sono le "strategie" in campo. La prima quella semplicemente assistenzialistica dei Cinque Stelle, e quella attendistica del PD. La scelta assistenzialistica è sicuramente nel DNA del movimento dei 5 Stelle, ma non serve alla ripresa economica e non può durare all'infinito, visto che costa circa 25 milioni al mese. Il PD invece è in attesa dell'Europa, dei "recovery fund" europei. Ma l'Europa quello che voleva fare, e poteva fare, già l'ha fatto: è l'acquisto delle obbligazioni italiane da parte della BCE. Aspettare i "recovery fund", rischia di diventare una "In attesa di Godot", se arriveranno sarà troppo tardi. Perché una cosa è certa il tempo in questa crisi economica è tutto, quello che c'è da fare occorre farlo adesso, rinviarlo è troppo pericoloso.

Giancarlo Moretti




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