PRIMO PIANO
14/05/2020
Il mercato del lavoro tra efficienza ed equità
le recenti scelte di politica economica attuate dal Governo Conte II rendono ancora più vischioso il nostro mercato del lavoro

Nelle ultime sei settimane il numero delle persone che negli Stati Uniti, a causa del covid-19, ha richiesto i sussidi di disoccupazione supera i 30 milioni. Ciò accade in un Paese che, non meno di 6 mesi fa, aveva un tasso di disoccupazione prossimo al 4%, tasso considerato da molti analisti come “piena occupazione”. Questo cenno sugli Stati Uniti è dovuto al fatto che essi, a livello mondiale, hanno sperimentato negli scorsi anni cospicui aumenti e forti riduzioni del tasso di disoccupazione come conseguenza dell’andamento del ciclo economico. Dopo la profonda recessione del 2008-2010, essi hanno sperimentato uno scenario a V: rapida caduta e rapida ripresa. Con le dovute proporzioni, tale scenario si situa agli antipodi rispetto all’Italia. Nel nostro Paese, infatti, il tasso di disoccupazione è più vischioso: sale di meno e scende di meno, rispetto all’andamento della congiuntura economica. Naturalmente i fattori che differenziano i due Paesi sono molteplici. Gli USA hanno una economia basata prevalentemente sui servizi, mentre noi abbiamo un importante comparto manifatturiero che segue altre dinamiche. Loro hanno un mercato del lavoro flessibile, mentre noi lo abbiamo più rigido. Negli Stati Uniti, pertanto, la ripresa economica si tramuta in un rapido aumento dell’occupazione, mentre in Italia, dove le esportazioni contano non poco, gli effetti tardano a mostrarsi.

Le recenti scelte di politica economica attuate dal Governo Conte II, peraltro, rendono ancora più vischioso il nostro mercato del lavoro. Il blocco dei licenziamenti per sei mesi (fino ad ottobre), infatti, anche se garantisce nel brevissimo periodo la tenuta politica, economica e sociale dell’Italia, potrebbe avere delle pesanti ricadute sul fronte dell’efficienza economica (dalla quale dipende l’uscita dell’Italia dalla crisi). Obbligare le nostre imprese a competere con un resto del mondo che nel frattempo avrà mutato la sua struttura produttiva, con una frontiera produttiva rimasta invariata allo scorso anno, vorrà dire condannarle a rimanere nella casella di partenza, nel nuovo gioco dell’oca tra competitori globali. Nel futuro scenario economico, che per alcuni sprovveduti nostalgici localisti vedrà la fine della globalizzazione, conteranno molto le scelte che verranno fatte dai singoli Paesi, specialmente se sono inseriti - come il nostro - nelle catene del valore globale. E continueranno a far parte di tali catene quei Paesi che dimostreranno una velocità di reazione ai cambiamenti in atto.

Finora i timidi passi dell’Italia sono andati, a nostro avviso, nella direzione sbagliata. Il ritorno dello Stato imprenditore in grande stile, sulla falsariga dell’IRI, terrà lontane tutte quelle imprese che finora avevano deciso di collaborare con le nostre ed indurrà quelle che avevano deciso di delocalizzare la produzione in passato a rientrare nei confini domestici ed a sostituire la forza lavoro con i robot. In particolare, le imprese italiane - in seguito al blocco dei licenziamenti - si vedranno costrette a ricercare l’efficienza produttiva a fronte di una struttura economica che, per decreto, è stata ingessata allo stock di capitale ed alla pianta organica dello scorso gennaio. Naturalmente se la forza-lavoro è costante per decreto, le imprese ricercheranno l’efficienza con la meccanizzazione dei processi produttivi. Di conseguenza, l’occupazione potrà essere mantenuta solo se la crescita economica, il costo del lavoro e la struttura del mercato del lavoro consentiranno all’Italia di spostare in avanti la frontiera produttiva. Ma con i provvedimenti del Governo Conte II questo sarà pressoché impossibile.

In definitiva, meno disoccupazione oggi verrà pagata con una minore crescita dell’occupazione in futuro, perché molte delle nostre imprese avranno difficoltà a rimanere agganciate alle catene del valore globali, e quelle che ci riusciranno alla lunga meccanizzeranno sempre di più i processi produttivi.

Marco Boleo




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet