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05/05/2020
La demagogia corre libera
la persona vive senza libertà l'accettazione di una paura che, insieme al Covid-19, è stata ben seminata

Oggi, si può dire, senza essere sostanzialmente contraddetti, che non sono più i cittadini a controllare il potere, ma è questo che esercita un controllo "forte" su di noi.

La vicenda del Covid-19 ha accentuato un processo che era già in atto da tempo e che in molti, "facendo finta di non vedere", accettavano forse più "per affinità ideologiche" che per reale convinzione.

Chi, come chi scrive, ha avuto un'educazione democratica proiettata sul valore del bene comune e della giustizia sociale non può accettare che, "neppure in nome della salute", si vengano a "trasformare" attraverso scelte, talora demagogiche, gli stili di vita per esercitare "controlli"... e la quarantena imposta e necessaria non è uno stile di vita.

In effetti, secondo me, approfittando dell'occasione si è finito col ridimensionare il ruolo centrale del Parlamento - ormai da anni si governa solo per decreto legge e con il voto di fiducia - e lo "stile Conte" ben sintetizza la "voglia" dei pieni poteri. Quei pieni poteri su cui scivolò l'estate scorsa Salvini e che oggi il Premier, senza chiedere ufficialmente, è invece riuscito ad attuare anche grazie al supporto "cortigiano" di uno stuolo di "consiglieri" assunti per l'occasione e proni a decidere, talora, che l'acqua può essere anche riscaldata.

La demagogia corre libera ed al di là di una ipotetica “ripartenza” - che sarà molto dura per il lavoro di tutti -  è palpabile la mancanza di una "visione"!

Il governo del territorio sembra essere sempre più un'improvvida improvvisazione ed il "cambiamento", auspicato e desiderato, sembra accartocciarsi su un piccolo "pensiero" che "piccoli intellettuali di bottega" cercano di accreditare. Così, poi, la comunicazione finisce col condire il tutto attraverso il coltivare le emozioni: finiremo anche con l'accettare l'app e dopo, insieme al virus, dalla Cina avremo importato anche quel sottile "regime" che meglio definirà quel controllo dei cittadini, di cui ho più sopra evidenziato il tratto, ma "sarà per la vostra sicurezza"... e molti saranno anche felici per questo.

Sembra quasi che in nome del "bene comune" (la salute, questa volta) si possa "sacrificare" la libertà personale!

Basta aver avuto a che fare con un semplice controllo di polizia (soprattutto da parte dei vigili urbani) per capire come in questi giorni non si riscontrino poi grandi differenze tra i controlli esercitati sulla popolazione in fila con la tessera nella seconda guerra mondiale e con quelle in fila davanti ad un supermercato. A volte si percepiva imbarazzo ma più spesso si avvertiva un ruolo "deciso e forte".

Si rincorre uno sportivo che corre, o si intimorisce un vecchio seduto su una panchina mentre non si ha il coraggio(?) di intervenire là dove ancora si annida una "ben nota “illegalità”.

La magistratura è parcheggiata in ferie fino a giugno, la giustizia vive il caos della liberazione di un imprecisato stuolo di super ergastolani di mafia e camorra.

Ogni sindaco, anche del più piccolo comune, governa con provvedimenti, spesso anche folcloristici, che riescono ad ottenere la ribalta del giornale.

E la persona, in questo contesto, vive "senza libertà" l'accettazione di una paura che, insieme al Covid-19, è stata ben seminata.

La falsa convinzione che attraverso le istituzioni tutti noi oggi si possa avere più "sicurezza" impedisce di cogliere a fondo la gravità della nostra crisi istituzionale e politica.

Gli equilibri voluti e sanciti dalla Costituzione repubblicana sono ormai un ricordo: il virus insieme alle nostra "distanza sociale" sta radicando una ben più pericolosa distanza tra i cittadini e la "casta" che, tra l’altro, in questi giorni, riesce a presentarsi in TV con un ottimo "ritocco" e con un buon taglio di capelli...

Piergiorgio Sciacqua




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