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14/04/2020
C’era una volta...
Come far ripartire l’Italia

Spesso la vita dei personaggi imprigionati da secoli nelle stesse favole, inizia sempre con “C’era una volta… “Biancaneve, il Principe azzurro, Peter Pan, Pinocchio e tutti gli altri esistono anche al di fuori dei libri e vivono ancora oggi e noi ciò che sappiamo sul loro conto è l’emozione di ricordi della nostra infanzia la vera stagione della nostra fantasia… C’era una volta… l’Italia, l’Europa, il mondo, che non erano preparati a una crisi del genere…

Ora però che il problema è stato compreso è tempo di pensare al quotidiano e al dopo, a quella famosa fase 2. Ripartire si può. Si deve, pena soccombere tutti quanti. Ma c’è modo e modo di farlo. Sì, ma da dove partire? E con quali strumenti?  Quale piano su cui costruire una exit strategy per il Paese affinché la gestione dell’emergenza economica vada di pari passo con la gestione di quella sanitaria.

Con quale strategia?  Intanto ridurre le morti e le sofferenze che il Covid-19 potrebbe ancora creare, ma anche assicurare la sopravvivenza finanziaria di famiglie e imprese, riattivando una nuova fase di crescita economica per evitare una depressione economica dalle conseguenze inimmaginabili. Quanto è stato fatto fino ad oggi in Italia deve essere integrato e rafforzato con un piano d’azione dall’ottica di breve e medio periodo, che affronti in maniera efficace sia l’emergenza sanitaria sia quella economica, anche nell’ipotesi che non si riescano a sviluppare terapie e vaccini contro il Covid-19 in tempi brevi.

Senza avere fretta, reagendo al lockdown per riaprire la nostra società e la nostra economia nel più breve tempo possibile, senza forzature con un percorso idoneo per rendere possibile le riaperture in tempi brevi e in sicurezza: la nostra capacità di adeguare le nostre strutture sanitarie e assistenziali e di contenere e gestire il contagio stesso, ridurranno i tempi e i rischi di un’ondata di contagio di ritorno.

Quali possibili strade? Al governo, perché cessi quel clima devastante e inconcludente del litigio, tipico delle campagne elettorali, mentre si adeguano le strutture sanitarie e assistenziali, va chiesto di dotarci degli strumenti per gestire il contagio al meglio e garantire altresì la sopravvivenza finanziaria.

Creando in Italia i presupposti per la ripresa della crescita economica e mettere in campo una serie di azioni per supportare i settori più colpiti da questa crisi e per accelerare lo sviluppo di quelli che possono trainare la crescita. Basterà una regia forte, unica e centrale che deve poter contare su grandi competenze intorno a sé, attraverso una comunicazione verso cittadini e imprese, chiara e accessibile, con adeguate garanzie di poter reggere l’impatto con conseguenze catastrofiche e permettere di introdurre procedure e protocolli più efficaci verso i focolai.

Poi la sostenibilità: non si può tenere chiusa in casa la gente senza garantirne la sopravvivenza, ma rendere sostenibile il confinamento delle persone nelle proprie abitazioni, soprattutto per quelle non del tutto autosufficienti (anziani, ma non solo). Sia alcuni soggetti privati (a partire dalla grande distribuzione), che il mondo del Terzo settore, che anche le strutture militari e della Protezione civile, devono essere ancora coordinate per assicurare rifornimenti alimentari e farmaceutici e per garantire un minimo di servizi essenziali alle persone in difficoltà.

Dobbiamo allora resistere: non ci sono solo le famiglie, cui va garantito un lockdown dignitoso e sostenibile. Ci sono anche le imprese, senza le quali le stesse famiglie non esisterebbero, ma come assicurare la resistenza delle imprese alla tempesta del coronavirus?  Innanzitutto, tutte le famiglie che lo richiedano dovrebbero avere la possibilità di ricorrere alla moratoria delle loro scadenze, bancarie, fiscali, previdenziali oltre che delle utenze e che a tutti coloro che perdono il proprio reddito (dipendenti o autonomi) in questo periodo, su semplice autocertificazione, andrà pagato il sussidio di disoccupazione, sul fronte delle imprese il lavoro da fare “deve distinguere gli interventi di sopravvivenza da quelli più strutturali”.

Considerato che il numero delle imprese che sono entrate o stanno entrando temporaneamente in difficoltà finanziaria è elevatissimo è necessario fare in modo che il minor numero possibile di tali aziende chiuda definitivamente assicurando loro le risorse finanziarie per resistere nei prossimi mesi. Tutte le imprese che lo richiederanno dovranno avere la possibilità di ricorrere alla moratoria delle loro scadenze, bancarie, fiscali, previdenziali oltre che delle utenze (elettricità, gas, telefono). Non sarà possibile licenziare alcun dipendente per tutto il 2020, ma verrà concessa automaticamente la cassa integrazione a qualsiasi tipo di azienda ne faccia richiesta per lo stesso periodo.

Anche lo Stato deve metterci del suo in termini di liquidità, cominciando ad esempio pagando i suoi debiti alle aziende approfittando di questa occasione per regolarizzare i fornitori e tutto lo scaduto accumulato. Il sistema bancario può e deve svolgere un ruolo fondamentale di cinghia di trasmissione per molte delle iniziative di sistema. I tempi dei sussidi/prestiti pubblici spesso non sono infatti compatibili con le necessità pressanti di famiglie e imprese. Fondamentale, comunque, aumentare significativamente i plafond a disposizione del Fondo Centrale di Garanzia e della Cassa Depositi e Prestiti e introdurre nuovi schemi di garanzie bancarie (come fatto da Germania, Francia, Regno Unito e Spagna).

Il ruolo dell’innovazione sarà strategico, fondamentale, per le imprese che investiranno quest’anno e l’anno prossimo: dovrebbero poter godere di un trattamento fiscale di particolare favore, ancora più incentivante di quanto previsto dal provvedimento di legge Industria 4.0. Per chi investirà nei prossimi 18 mesi il beneficio dovrà estendersi anche agli anni successivi. E particolare attenzione andrà prestata al variegato mondo delle start-up che potrebbe dare un grande contributo nel post-Covid.

Infine l’EUROPA. Affinché si muova l’economia, nei prossimi anni servirà una enorme iniezione di investimenti pubblici e di contributi pubblici agli investimenti privati, ma è difficile che sia possibile trovare le relative risorse nel bilancio pubblico di Paesi come il nostro che usciranno devastati dal 2020. Storicamente il ruolo dell’Unione Europea sarà fondamentale  per la tenuta dell’intero Piano  e, come una grande potenza, per evitare di essere vaso di coccio tra Usa, Cina e Russia e per evitare di essere sommersi dai populismi interni esasperati da una recessione che potrebbe avere conseguenze sociali drammatiche, vanno rinnovati i criteri per rilanciare crescita sostenibile con  programmi seri di investimenti pubblici e contributi agli investimenti privati di portata storica: nell’ordine dei 3/4 trilioni di euro in pochi anni. Perché bisogna sempre ricordarsi che questa crisi non ammette leggerezze e se si vuole ottenere un buon risultato, si dovranno però evitare scorciatoie che renderebbero la crisi ancora più grave e incontrollabile.

Con il nostro impegno personale saremo, insieme al MCL, i primi nella ripartenza che nei prossimi anni parleranno meno e lavoreranno sodo. Essere lungimiranti e sempre pronti a riconoscere i valori di cui siamo portatori perché anche i nostri giovani ci guidino verso un futuro prossimo più florido e fraterno, proprio a cominciare dall'Europa, che se non percorre la via della solidarietà possano dire un domani… c’era una volta…

Gilberto Minghetti
 




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