Tutti i riflettori erano puntati sulla riunione dell’Eurogruppo tra i Ministri delle Finanze dell’Eurozona: andata avanti per tutto il pomeriggio di martedì, la sera, la notte e nelle prime ore della mattina di ieri. La maratona di sedici ore alla fine s’è conclusa con un nulla di fatto. Pertanto il pacchetto UE contro il coronavirus è rimasto sul tavolo. Com'è noto c'era da decidere quali strumenti utilizzare per fronteggiare al meglio il corona shock e per arginare il suo impatto devastante.
Un nulla di fatto dovuto alla distanza di posizioni tra il blocco del Nord, guidato da Olanda e Germania, e quello del Sud, capeggiato da Francia e Spagna. Più precisamente, i ‘nordisti’ sono favorevoli all’utilizzo delle linee di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), seppur con una condizionalità blanda, mentre i ‘sudisti’ - al netto di alcuni distinguo - chiedono l’emissione di Eurobond ad hoc (i Coronabond) per finanziare la ripresa tramite una mutualizzazione del debito. In attesa degli sviluppi, cerchiamo di capire meglio perché si è giunti a questo stallo e quali sono le proposte sulle quali è diviso l’Eurogruppo. Di chi è la colpa di questo nulla di fatto? Burocrati di Bruxelles? Consiglio e Commissione europea? Parlamento europeo? In realtà, il confronto tra posizioni diverse rientra nella normale dialettica politica all’interno delle istituzioni europee. Ciò significa che, all’interno dell’Eurogruppo, i nordisti - tramite i relativi Ministri - propongono una soluzione, mentre i sudisti ne preferirebbero un’altra.
Fatta questa precisazione, giova ricordare che il pacchetto Covid-19 sul tavolo dell’Eurogruppo ruota intorno a tre pilastri, sui quali bisogna trovare una convergenza: 1) le linee di credito del Meccanismo europeo di stabilità (MES); 2) lo strumento contro la disoccupazione (SURE); 3) il credito alle imprese da parte della Banca Europea degli Investimenti (BEI). Facciamo un primo confronto tra il MES e la SURE. Prima domanda: quali sono le loro finalità? Il MES presterebbe i soldi al nostro Paese, che verrebbero conteggiati nel debito pubblico italiano. Lo stesso vale per la SURE. Seconda domanda: quanto possono prestare? Il MES può prestare fino a 410 miliardi, mentre la SURE fino a 100 miliardi. Terza domanda: a che tasso d’interesse? Il MES emette titoli con un rating AAA ad un tasso di interesse bassissimo (visto che le garanzie sono fornite da tutti gli Stati dell’Eurozona). Lo stesso vale per la SURE. Quarta domanda: quanto dovrà versare l’Italia? Il MES emette debito sulla base di un capitale che è già stato versato dagli Stati membri e che è già incluso nei saldi di finanza pubblica italiani. La SURE, invece, emette debito sulla base di garanzie che gli Stati membri devono ancora fornire e che dovranno essere conteggiate nei saldi di finanza pubblica italiani. Ultima domanda: quali sono le condizionalità? Il MES ha una condizionalità da concordare sulla base di un accordo politico da parte dei componenti il condominio Europa. E questo per noi italiani è fondamentale: se le condizionalità dovessero essere “pesanti”, lo strumento diverrebbe inaccettabile. La SURE, invece, ha già una condizionalità: le risorse devono essere impiegate per implementare forme di protezione del lavoro che risultano necessarie per fronteggiare le durissime ricadute occupazionali.
Finora le divergenze sono legate al fatto che ogni strumento di debito comune deve appoggiarsi o sul potere di tassazione (di cui non dispone l’UE) o sul capitale/garanzie degli Stati membri (e proprio su questi aspetti c’è disaccordo tra i ‘nordisti’ e i ‘sudisti’).
Marco Boleo