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20/02/2020
Educazione, siamo chiamati ad alzare la testa
La paura che si aprano conflitti ingestibili sui valori da trasmettere ha fatto espungere dal processo educativo anche valori del tutto condivisibili

La  Scuola di formazione  all'impegno sociale e politico ha ospitato l'intervento di monsignor Vincenzo Zani, segretano della Congregazione per l'Educazione cattolica, che sta organizzando l'incontro voluto da papa Francesco a Roma il 14 maggio per siglare un «Patto globale per l'educazione››. A quell'incontro  romano sono stati invitati i rappresentanti di tutte le Agenzie responsabili di processi educativi ed è volto a riportare al centro dell'attenzione l'impegno ad «educare» ossia a far crescere e fiorire le persone, non solo con istruzione e formazione professionale, ma con la pratica delle virtù e di relazioni interpersonali di rispetto, collaborazione e cura. Nel suo Messaggio per il lancio del Patto educativo, del 12 settembre 2019, papa Francesco sottolinea «con decisione l'urgenza di costituire un «villaggio dell'educazione››, nel quale ci si impegni per dare vita ad una rete di relazioni umane e aperte››. Una tale impresa «non sarà possibile senza l'attivazione, da parte di tutti, di un triplice coraggio: in primo luogo il coraggio di mettere al centro la persona, in secondo luogo il coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità, in terzo e ultimo luogo il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità». Perché questo pressante invito? Già Benedetto XVI aveva parlato di «emergenza educativa», che proviene da  molte cause, citerei  le più gravi.

La paura che si aprano conflitti ingestibili sui valori da trasmettere ha fatto espungere dal processo educativo anche valori del tutto condivisibili, come il rispetto delle persone, la ricerca della verità, l'impegno civile per il mantenimento delle migliori condizioni di convivenza, la pratica della giustizia, il  sostegno dei più deboli e molti altri ancora. Limitarsi a pura istruzione e formazione professionale non permette ai giovani di rafforzare le loro motivazioni e la loro volontà di contribuire a rendere questo mondo più vivibile. Il Papa sottolinea con forza che «all'origine delle odierne frammentazioni e contrapposizioni, si nasconde la paura della diversità». Il primo principio indispensabile per la «costruzione di un nuovo umanesimo è l'educazione a un nuovo pensiero, capace di tenere insieme l'unità e la diversità, l'uguaglianza e la libertà, l'identità e l'alterità››.

Si tratta, pertanto, «di comprendere che le diversità non solo non sono un ostacolo all'unità, ma sono indispensabili». Un'altra causa di emarginazione dell'educazione sta nella «egolatria››, ossia nell'illusione che le persone possano fiorire da sole, esercitando una libertà senza basi valoriali. Oggi, poi, le sfide all'educazione provengono anche dalle nuove tecnologie informatiche, che abituano i giovani ad interagire con le macchine, relegando i contatti umani diretti a qualcosa di marginale e dal grande bombardamento di pressioni psicologiche distraenti e negative effettuato da «persuasori» («influencer››) di varia provenienza.

Il richiamo di papa Francesco e dunque a rialzare la testa. Quanti sono i genitori, i maestri, i professori, i preti, i responsabili di agenzie educative varie due hanno voglia e sono capaci di educare, ma sono stati frustrati da una cultura contraria all'educazione, che suggeriva di non «interferire» con l’autodeterminazione dei giovani? Con questa iniziativa il Papa vuole dire chiaro che questa cultura dell'autodeteminazione porta la società alla distruzione, e vuole incoraggiare a riaprire le porte di un villaggio globale dell'educazione, in cui si svolga un dialogo proficuo sui migliori metodi educativi; in cui la diversità non sia occasione di conflitto, ma di arricchimento reciproco, in cui si costruiscano alleanze perla condivisione e per la cura del mondo. Solo così si vince la paura dell'altro e si trovano modi nuovi di convivenza e di collaborazione di fronte alle tante sfide che tutti dobbiamo affrontare, dall'ambiente artificiale alla mancanza di lavoro. Nell'«Instrumentum laboris», che è lo strumento progettuale che il vescovo Zani e i suoi collaboratori  utilizzano per la preparazione dell'evento romano, si legge che «il Santo Padre propone di impegnarsi in un patto educativo globale». Non propone un'azione educativa specifica, ma si concentra su un patto o meglio su «un'alleanza educativa», spiegando che perché «possa esserci un patto devono esserci due o più persone diverse che scelgono di impegnarsi in una causa comune», pur «mantenendo le reciproche differenze, si sceglie di mettere le proprie forze al servizio di uno stesso progetto››. Su questa base, «il Papa invita a cercare compagni di viaggio nel cammino ' dell'educazione piuttosto che proporre programmi da seguire; invita a stringere tra tutti un'alleanza che valorizzi l'unicità di ognuno grazie a un impegno continuo nella formazione». Lasciamoci coinvolgere dalle illuminanti parole di Hannah Arendt, poste alla fine dell'«lnstrumentum››: «L'educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che e inevitabile senza il rinnovamento, senza l'arrivo di esseri nuovi, di giovani. Nell'educazione si decide anche se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balia di sè stessi».

Gilberto Minghetti

 




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