PRIMO PIANO
10/02/2020
E’ davvero possibile la rinascita di un polo centrista?
A proposito del richiamo di Domenico Delle Foglie al popolarismo moderato

Dall’alto della sua professionalità e della sua esperienza, Domenico Delle Foglie nei suoi interventi stimola la discussione circa la presenza dei cattolici in politica e la necessità della rappresentanza del popolarismo cattolico in  forma partitica; nel suo ultimo articolo su Europa Popolare, infatti, egli afferma che (nelle tornate elettorali) “non sarà possibile effettuare una scelta che premi una forza squisitamente popolare, come pure avviene in tanti Paesi europei dove l’esperienza del popolarismo ha ancora un seguito consistente e decisivo”.

In effetti è così, ma, da noi, quali sono le origini di una tale impossibilità e quali le conseguenze? Perché in Italia non è stato possibile, e ancora fatica, far rinascere l’esperienza del popolarismo?

A mio parere, il problema che sta all’origine della confusione politica odierna e della relativa rinascita di una forza popolare è dovuto ai seguenti fattori:

1.    Il precedente e strabico sistema elettorale maggioritario, nato per abbattere i partiti più piccoli (cui seguirono le reiterate riforme “contro… perché non vinca”), ma miseramente fallito.

2.    L’inconcludente sistema bipolare che avrebbe dovuto incoraggiare le formazioni politiche ideologicamente vicine ad aggregarsi, mentre ancora oggi si assiste ad una ulteriore polverizzazione dei partiti in cui anche la formazione politica dello “zero virgola” ha il potere di sfasciare i Governi.

3.    La fuga dal centro democristiano, verso destra e verso sinistra, e l’accettazione supina, post tangentopoli, dell’equivalenza DC = corruzione.

Nelle convulse discussioni degli anni novanta, il già Presidente delle Repubblica Francesco Cossiga consigliò ai centristi, di entrambi i poli, di definire un centro-sinistra e un centro-destra; quel segno del trattino inserito nella dicitura dell’alleanza, nel pensiero di Cossiga, avrebbe dovuto demarcare l’identità di un Centro popolare ideologicamente ben individuato e propositivo di valori e idee appartenenti alle radici moderate.

Purtroppo andò diversamente: il Centro progressista si fuse con la sinistra, dei DS e Socialisti Italiani, formando il PD; quello riformista e liberale si sbriciolò in più formazioni (CCD, CDU, UdEur) senza riuscire a rappresentare un pensiero unitario del popolarismo italiano, accontentandosi di briciole di consensi del tutto inutili a dimostrare un peso politico di valore.

Oggi il polo di centrosinistra, che sta trovando sempre più il suo cardine nel Pd, sta fagocitando il popolarismo cattolico, vista la virata sempre più verso una sinistra assistenzialista e massimalista del partito che vede nei populisti Cinque Stelle l’alleato preferenziale. La disciplina di partito e la mancanza di un’idea del Sistema Italia, porta i cattolici a non avere più voce in capitolo, obbligati ad accettare in Parlamento scelte non in linea con la Dottrina Sociale della Chiesa

Domenico Delle Foglie sostiene che “l’unico partito che ancora conserva una memoria del popolarismo sia Forza Italia”.

Mi permetto di non concordare con questa affermazione per alcuni motivi:

1.    Forza Italia è nato come un partito iperliberista, che non ha nulla da spartire col popolarismo italiano ed europeo.

2.    E’ un partito non-partito, nato a tavolino, costruito attorno alla figura del fondatore, al punto che chiunque prova a parlare a none di FI si trova in mezzo ad un fuoco incrociato tendente a colpire la figura di Berlusconi, quindi, costretto a difenderlo, non riuscendo ad esprimere una linea ideologica coerente con i bisogni del Paese.

3.    Nel Partito non esiste una classe dirigente, non esiste una segreteria nella quale le varie anime possano esprimere opinioni che possano convergere in una visione moderata della politica. Esistono solo degli “incaricati” a ripetere le solite, non più credibili, promesse berlusconiane.

4.    Solo negli ultimi tempi FI sta sventolando i valori cristiani e le connesse radici europee nel cristianesimo; ciò appare più una mal riuscita operazione di “maquillage” che non una caratterizzazione politica

Probabilmente, Delle Foglie, esprime tutto ciò quando afferma che FI “è alle prese con una forte crisi di identità, oltre che con una resa dei conti interna (sempre negata e sottaciuta) attorno al ruolo del fondatore, che non promette nulla di buono per i pochi moderati rimasti in Italia.”

Quindi, diventa sempre più evaporata l’idea che l’Italia conti sempre meno a Strasburgo per colpa dei sovranisti, ma  di fatto è la politica italiana che non è capace di esprimere proposte convincenti a causa di una classe politica litigiosa e priva di idee. In una tale situazione il popolarismo italiano di matrice cristiana non potrà mai avere un ruolo decisivo anche all’interno del PPE.  

Dunque, da sinistra i cattolici saranno costretti a scappare o a soccombere, oppure formare un’area autonoma, mentre nel polo liberale i moderati potrebbero trovare casa solo accettando il sistema proporzionale per cui potrebbe essere visibile un centro che metta un trattino nell’alleanza con la destra, tale da non mettersi in contrapposizione col PPE

Ciò obbliga a tornare a recuperare quell’idea di interclassismo che i moderati pare abbiano dimenticato, quell’interclassismo che tenga insieme il libero mercato, sempre più tecnologico e globalizzato, con lo stato sociale che renda accessibile agli strati  più deboli della società la soddisfazione dei bisogni primari.

Il male dei partiti attuali, sempre più evidente, è che non riescono a sostenere le diverse idealità presenti al loro interno, cioè le “correnti”, che vengono vissute come corpi estranei e divisivi.

Perché coesistevano nella vecchia DC? Per il semplice motivo che lo stesso partito nacque come insieme di idee provenienti dal mondo imprenditoriale, dal ceto agrario e artigianale, da quello del nascente pubblico impiego che, partendo da esperienze e rivendicazioni diverse, tendevano a convergere verso l’idealità del bene comune. Gli stessi incontri che le correnti organizzavano in maniera autonoma, erano, in realtà, convegni di studio e discussioni su ipotesi tendenti contribuire alla costruzione della casa comune, apportando proposte innovative tali da giungere a una sintesi con le altre componenti.

E’ necessario che si torni a una rinnovata formulazione dell’interclassismo, cioè delle correnti all’interno di un possibile contenitore politico di centro, in quanto esso deve dare la possibilità a tutte le anime moderate di esprimere idealità e rivendicazioni delle varie espressioni sociali, affinchè si apra alle organizzazioni rappresentative del variegato mondo del lavoro e dell’imprenditoria, cosa che invece, sia Berlusconi, sia Renzi impedirono, escludendo qualunque confronto con le organizzazioni dei lavoratori.

 

Alberto Fico

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet