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23/01/2020
18 mesi vissuti in Movimento
“Giovani in Movimento” è stata un’esperienza caratterizzata da elementi di grande novità ed interesse

In questi giorni si sta chiudendo la formidabile esperienza di “Giovani in Movimento”, progetto cofinanziato dal Ministero del Lavoro ed MCL nel quadro delle iniziative e progetti di rilevante interesse nazionale ai sensi dell’art. 72 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 dell’avviso 1/2017.

“Giovani in Movimento” è stata un’esperienza caratterizzata da elementi di grande novità ed interesse: ha rappresentato, infatti, la prima attività di gestione e realizzazione di interventi ricompresi all’interno del quadro normativo riformatore di cui al Dlgs.117/17; inoltre, aspetto di grande interesse è stato il desiderio di misurare gli interventi del movimento in un arco temporale più ampio: si è passati dai 12 mesi degli interventi precedenti ai 18 degli attuali. Il risultato: maggiori risorse impegnate, più soggetti coinvolti, più zone di intervento, grazie all’eccezionale capillarità del movimento; nonché maggiori responsabilità, dovute in particolar modo all’oggetto dell’intervento: i “giovani”, oltre duecento, con le loro ambizioni, le loro fragilità, le legittime aspettative, la volontà di interagire col mondo del lavoro e la necessità di definire obiettivi all’interno del terzo settore, vista la volontà riformatrice che il legislatore ha manifestato.

Il progetto, in linea con i criteri di novità, grazie al supporto di personale dedicato e di oltre 70 volontari, si è realizzato su ventitré province di diciotto regioni italiane: i territori coinvolti spaziano da Udine a Padova e Rovigo, Milano e Brescia, Torino, Genova, Bologna; e poi ancora da Firenze ad Ascoli Piceno, Spoleto, Roma, Avezzano, Campobasso, Napoli; ma anche a Bari e Taranto, Potenza, Cosenza e Reggio Calabria, Palermo e Messina, Cagliari. In queste zone è stato avviato un percorso che mira a rafforzare le competenze di base, sviluppare nuove abilità tecnico-professionali e accrescere quelle trasversali attraverso un virtuoso processo dell’“imparare facendo”.

Parallelamente all’attività di diffusione delle informazioni, si è lavorato nelle sedi progettuali, all’ attivazione di specifici sportelli di informazione/orientamento utili a valorizzare le professionalità e le esperienze acquisite durante l’attività di volontariato.

L’entusiasmo e l’alto numero dei nostri giovani ha rappresentato “l’humus” che ha originato questo percorso:  un messaggio forte e chiaro, che parte dalla ridefinizione dello stesso verbo “movimento”, che nel titolo e nei contenuti è stato interpretato con i criteri dell’adesione ad un progetto che limita l’accresciuta centralità degli ideali di autorealizzazione dei giovani d’oggi; “giovani in movimento”, facilitando il dialogo e l’attivismo civico, si è posto l’obiettivo di determinare lo spostamento della normatività dai valori riferiti al Sè a quelli riferiti al Noi.

“Giovani in movimento” ha rappresentato per il mondo dei giovani di mcl, gravido di entusiasmo e voglia di impegnarsi, l’occasione di promuovere l’analisi delle proprie competenze, indirizzata in particolar modo ad una generazione, quella dei “millennials”, che lentamente sta scivolando fuori dall’orbita dei social e dei commentatori da salotto. Li hanno definiti pigri, viziati, svogliati, incapaci di prendersi responsabilità, dotati di una soglia d’attenzione da invertebrati; l’aggettivo più pregnante e duro lo hanno trovato gli americani: i “millennials” sono “entitled”, termine che non ha traduzione letterale ma pressappoco significa “giovinastri che pretendono di avere tutti i diritti senza essersi meritati niente”.

Questo è ciò che il nostro mondo pensa dei “millennial”, la peggiore generazione di sempre; un mondo che ancora sente l’eco del “giovane bamboccione” urlato da Padoa Schioppa ed in più occasioni ripreso da una politica superficiale che, puntando il dito contro i giovani, può forse accontentare i pregiudizi dei nostalgici della verga; ma è decisamente insufficiente agli occhi di chi è dotato della capacità di pensiero critico e indipendente.

Stesso discorso vale per i successori dei “millennials”, la “generazione Z”. Sarà la prima generazione di veri nativi digitali, trattati probabilmente come zombie da smartphone dagli stessi  millennial, passati nel frattempo dall’altra parte della barricata. Succederà senza dubbio, la retorica anti giovanile è un rischio concreto, specie in una società che invecchia e dove quel che si sente o si immagina spesso si sostituisce ai fatti e alla realtà.  

“Giovani in movimento”, invece ci ha restituito una foto dai contorni “nitidi”, una visione certa sul mondo giovanile, utile per comprendere meglio le esigenze dei ragazzi e dare risposte concrete ai loro bisogni, facilitando procedure tese a mettere in rete competenze ed esperienze.

Troppo spesso ci si occupa di situazioni di disagio, di emergenze; ma quello che manca è proprio una visione complessiva e prospettica in grado di sostenere la nostra capacità di accompagnare i giovani a diventare protagonisti attivi della società non quella di domani ma già quella di oggi ed è questo che MCL con “ Giovani in Movimento” ha iniziato a fare.

 

Stefano Ceci

 

 

 




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