Il MCL, da più di venti anni, pone all’attenzione della società civile, delle istituzioni pubbliche e delle Chiese il tema del rapporto tra UE e Mediterraneo. Con numerosi seminari di studio ed iniziative si cerca di promuovere nuova attenzione sul ruolo che l‘UE deve avere nel Mediterraneo per favorire il dialogo e lo sviluppo della pace.
Se nel momento relativo al dialogo sociale il MCL si sofferma soprattutto sul lavoro e sul ruolo delle organizzazioni dei lavoratori, quando si sposta l’attenzione sul dialogo culturale si sconfina, spesso, anche nell’aspetto interreligioso. A Sarajevo, più volte, il rapporto con le varie religioni ci permette di portare il nostro contributo allo sviluppo di “una cultura di riconciliazione e di pace”. Questo è uno dei punti fermi della nostra cooperazione con Napredak e con Franjo Topic.
Si può costruire un dialogo di pace! Anche se è faticoso si deve insistere.
Il nostro guardare al Mediterraneo, poi, si è allargato e da quello vicino oggi il MCL ha rapporti di cooperazione - da Cipro alla Terrasanta, dalla Giordania al Marocco - che ci permettono di capire, conoscere e poter denunciare i gravi ritardi dell’UE che “naviga solo a vista”!
L’UE forse è distratta da altre “urgenze” ma di certo non sembra avere idee chiare sul futuro di questa area geografica. Così, dall’emergenza migranti fino alle nuove guerre, dalle stellate azioni franco-americane, in Libia, in Siria, - e senza dimenticare Israele e Gaza - fioriscono guerre che sembrano tutte senza via di uscita. La fioritura delle primavere arabe aveva lasciato una speranza ma il loro fallimento testimonia la difficoltà per un approccio democratico con la realtà.
Così Putin e la Russia, distrazione dopo distrazione, oggi giocano nel Mediterraneo un ruolo fondamentale, da protagonisti, e lo Zar è, di fatto, l’uomo che potrebbe aiutare ad una “sua” pacificazione.
Insieme con Erdogan, oggi, Putin affronta la guerra di Libia, che nasce come civile ed è stata a lungo trascurata con il risultato che ora la Libia è un ginepraio senza chiara via di uscita.
Francia ed Italia, nel gioco delle parti, non trovano, da anni, una convergenza di azione, si ritengono essenziali ma sostanzialmente giocano un ruolo marginale.
Il gas ed il petrolio restano i veri obiettivi di questa guerra, ma il nostro governo non è sempre stato all’altezza del ruolo che la storia e la geografia ci chiedono.
Così Russia e Turchia - sebbene consapevoli dell’impossibilità di una soluzione militare - allargano la loro influenza, mandano uomini, ed il Mediterraneo centrale diventa la nuova cornice di una politica che cerca sempre più un allargamento ed una collocazione in questa area strategica.
Nei giorni scorsi a Mosca non si è riusciti a trovare un chiaro accordo per il cessate il fuoco e la diplomazia di Angela Merkel ci riproverà domenica a Berlino. Serraj e Haftar continuano a “scherzare col fuoco”: all’orizzonte si profila anche una similitudine con la ex Jugoslavia. Dare così la dignità statuale a tante tribù libiche e continuare a governare il petrolio da fuori.
I nostri interessi nazionali sono forti ma il governo non sembra essere all’altezza della situazione, l’UE “naviga a vista” e manca un’idea europea su cosa si voglia fare per e nel Mediterraneo! La nuova Commissione Europea, forse, non c’è ancora...
In questo scenario, mentre il contributo del MCL continua a guardare allo sviluppo delle società civili e tende a rafforzare il dialogo, l’unica nota positiva sembra essere l’incontro di Bari tra tutti i Vescovi del Mediterraneo, che il Cardinal Bassetti e la CEI hanno voluto per il 19/23 febbraio.
Speriamo che l’insegnamento di Giorgio La Pira possa, attraverso la preghiera, sostenere una nuova stagione di pace.
Piergiorgio Sciacqua