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16/01/2020
Dal Te Deum alla Pace
resoconto delle due omelie del card. Zuppi

«La Chiesa non è mai di una parte, perché sarà sempre e solo dalla parte della persona, forte e libera dell’amore di Cristo, portico che unisce la Madre alla città degli uomini, perché possiamo riconoscere nell’altro il nostro prossimo». È un passaggio dall’omelia del cardinal Matteo Zuppi, vescovo di Bologna, pronunciata nel pomeriggio nella basilica di San Petronio per il Te Deum di fine anno.

 L’arcivescovo ha invitato anche a restaurare «le relazioni con le persone e tra di esse con la pazienza, l’ascolto e gli umanissimi sentimenti del Vangelo, come Gesù al pozzo che avviò un dialogo impossibile con una donna samaritana! Dipende da noi. Altrimenti finiamo a parlare sopra gli altri o ad azzittirli o a lasciarli isolati. In Italia un nucleo familiare su tre è composta da una persona!».

Nella Messa del I°gennaio siamo aiutati dalla memoria di Maria Madre di Dio, a guardare con lei i nostri giorni e la scena di questo mondo di tanti, troppi Paesi dove gli uomini alzano le mani contro altri uomini e producono morte e stragi di Santi Innocenti: il Card. Zuppi ci ha ricordato che Gesù ci chiede di amare i nostri nemici… Ecco da cosa nasce l'impegno per la pace. Siamo chiamati tutti ad esser operatori di pace perché discepoli di Cristo che inizia la nuova ed eterna alleanza tra Dio e l'uomo e tra gli uomini.

Il cristiano è uno che non si chiude nella sua pace, ma va incontro agli uomini disarmato, come Gesù. Siamo chiamati ad essere cristiani, uomini che amano e riparano l'unica casa comune con la forza e l'arte dell'amore e del perdono. Ci sono dei pericoli che la minacciano sempre, perché la pace non è mai una volta per sempre e va difesa, fatta crescere. Ma la pace si costruisce solo cercandola, mentre gli uomini che si credono furbi e preparano la guerra, si ritrovano solo bruti, maleducati e ignoranti della vita propria e del prossimo. Per il cristiano proclamare la Pace è seguire la scelta di Cristo nostra pace, vivere già oggi come uomini di pace, disarmando le mani da ogni azione violenta, i cuori dai sentimenti di ostilità, gli occhi dal cercare la pagliuzza, la lingua dalle parole offensive e povere di amore.

Ogni uomo è amato e va protetto, rispettato, custodito. Questo non è un sogno per illusi. Per questo la Chiesa non e neutrale e “dobbiamo amare e difendere la pace che 75 anni or sono ci è stata consegnata come richiesta da milioni di persone che sono morte sognandola”.

Non è mancata la citazione del messaggio di Papa Francesco laddove  insiste che non si ottiene la pace se non la si spera; non la si difende, non la si crede sempre possibile e necessaria, nella consapevolezza che se non la cerchiamo la perdiamo noi e la togliamo agli altri. «Pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti ed universali valori della vita; la verità, la giustizia, la libertà, l'amore».

«La pace non si gode; si crea. La pace non è un livello ormai raggiunto, è un livello superiore, a cui sempre tutti dobbiamo aspirare», scriveva san Paolo VI e per questo non è affatto «una ideologia soporifera». Ben altre lo sono. «La pace come cammino di speranza. Dialogo, riconciliazione e conversione ecologica» è il messaggio di papa Francesco che ci ricorda come la  speranza ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili. La cultura dell'incontro rompe con la non cultura della minaccia e rende ad ogni persona una possibilità e un dono dell'amore generoso di Dio. Altrimenti "tutti ci diventano insignificanti e faticosi”. Ma lo diventiamo anche noi per gli altri! Dialogo è avere interesse per la vita del prossimo, capirne le ragioni. Dialogo non è perdere la propria identità, ma viverla non contro gli altri o senza di loro ma insieme, Pace e cammino di riconciliazione, che vuol dire liberarsi dai conflitti, usando la pazienza e la fiducia, sapendo riparare quello che il male ha rovinato, senza rassegnarsi mai a convivere con l'odio. Infine, di fronte alle conseguenze del mancato rispetto della casa comune ed allo sfruttamento delle risorse naturali, abbiamo bisogno di una vera e propria conversione ecologica, che ci richiama alla «gioiosa sobrietà della condivisione», sapendo che «meno è di più» e che «insieme moltiplica».

Consegnando il messaggio al MCL ha pure sottolineato che ai lavoratori cristiani, Dio non vuole che vinca il buio della disperazione o della rassegnazione nonchè l’incoraggiamento di aprire le porte del cuore con coraggio come ebbero i pastori!.

Gilberto Minghetti

 




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