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07/01/2020
Roma: incerto presente e rifiuto del futuro
Roma è scivolata dall’ottavo al ventunesimo posto nella graduatoria delle città italiane più vivibili

Nell’ultimo rapporto della Caritas sulla povertà a Roma, pubblicato a fine novembre c’è un indice, quello delle nascite, che dimostra quanto nella Capitale il presente sia incerto. Nel 2018 sono state 19.941, cioè oltre un quarto di meno rispetto a quelle del 2008. La riduzione maggiore riguarda le madri della fascia di età tra i 25 e i 34 anni. La natalità più bassa si registra nel primo Municipio, quello che ospiterebbe, mediamente, ceti più abbienti.

Il rifiuto della maternità ha cause complesse che, tuttavia, volendo semplificare, potremmo indicare in un’incertezza ed in una tendenza egoistica non riguardanti il solo piano economico ma, soprattutto, il carattere etico, e che ineriscono ad una crisi di valori che va oltre i confini della condizione attuale della Città.

Tuttavia, in questo disinteresse a costruire una famiglia vi sono cause che riguardano anche la stessa difficile realtà urbana di Roma che ha visto nell’ultimo decennio peggiorare la sua condizione. I dati presentati da Alfonso Luzzi, direttore generale del patronato SIAS, nella sua relazione al recente convegno “Dai mali alle idee: proposte per Roma”, organizzato dal MCL in collaborazione con la Fondazione Italiana Europa Popolare – i cui atti saranno presto disponibili – dimostrano che, nell’ultimo decennio, Roma è scivolata dall’ottavo al ventunesimo posto nella graduatoria delle città italiane più vivibili e che la qualità della vita ha subito un peggioramento soprattutto con riferimento ai servizi inerenti la quotidianità, mentre restano insoddisfacenti quelli a supporto della famiglia (asili nido), oltre che si evidenziano elevati tassi di dispersione scolastica.

Nell’interessante ricerca su Roma 2030, svolta da un gruppo di lavoro coordinato dal sociologo Domenico De Masi, del resto, si rende evidente che, in prospettiva, i principali elementi di debolezza della Capitale si riferiscono alla “stasi economica” e alla “stasi demografica” oltre che all’“assenza di una visione per il futuro sia nel governo nazionale che nelle autorità cittadine”.

In un’altra indagine sociale pubblicata su Lavoce.info si è posta a confronto l’attrattività tra la Capitale e Milano per quanto riguarda i giovani. Ne è emerso che tra il 2015 e il 2019 i residenti a Milano tra i 18 e 30 anni sono cresciuti di oltre il 7%, mentre i giovani della stessa fascia di età a Roma sono diminuiti del 5%. Un segnale indicativo della tendenza ad abbandonare Roma da parte di chi cerca di costruirsi un futuro.

Voci e preoccupazioni diverse registrano il disagio di una città che vive, anche per responsabilità nazionali e non della sola giunta attuale, un incerto presente e che, senza un radicale cambio di prospettiva, sembra destinata ad un ancor più difficile futuro.

Non si comprende pienamente che alcune disfunzioni di grave emergenza come il caos del traffico, il mancato trattamento dei rifiuti e la cattiva manutenzione che sono sotto gli occhi di tutti, costituiscono l’effetto ultimo di una incapacità amministrativa e politica che si protrae da lungo tempo, alla cui base vi è una inadeguata idea della Città. L’eterno dibattito circa i poteri, o meglio i “superpoteri” da attribuire alla Capitale, si scontra con l’incomprensione di quello che Roma è e dovrebbe rappresentare. Nel 1957 il Campidoglio ospitò la firma dei Trattati costitutivi della Comunità Economica Europea, il più importante e significativo evento storico della seconda metà del secolo scorso. Quella firma dimostrò che veniva riconosciuto il carattere universale di Roma, una città che rappresenta anche un’idea di civiltà ed un simbolo dell’Occidente, in grado di misurarsi con il presente ed il futuro. Proprio per questo capace di essere anche una città moderna, come nell’epoca contemporanea si tentò di realizzare, per vie non sempre condivisibili, a conclusione del Risorgimento, negli anni del fascismo e con i grandi dibattiti urbanistici degli anni ’60. Di tutto questo si è persa traccia e gli sforzi per darle un futuro diverso paiono abbandonati del tutto.

Poiché la tradizione della Città appartiene, in misura fondamentale, al suo essere centro della cattolicità, il MCL ha ritenuto doveroso indicare come, dagli stessi problemi, possono nascere, non solo per reazione, idee e progetti in grado di riaprire il confronto sulla Capitale. Come ha affermato Carlo Costalli, concludendo il Convegno: “Roma merita progetti di prospettiva con uno sguardo lungo sul futuro e anche di essere governata con il cuore e la partecipazione diretta”.

Solo con una visione ed una progettualità diverse, non contingenti, su presente e futuro, suscitando energie nuove, soprattutto di quelle realtà intermedie che non sono recepite dalla politica attuale, si può contribuire a intraprendere un cammino nuovo per Roma.

 

Pietro Giubilo

 




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