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30/12/2019
Sardine, identità ancora da definire
La loro nascita, è stato sottolineato da molti, non sfocerà necessariamente nella costituzione di un partito politico e il loro emergere è semplicemente il grido di chi chiede di partecipare e viene escluso.

Il recente nuovo fenomeno di massa come quello delle Sardine, riporta alla mente una possibile descrizione di ripercorrere la storia recente della piazza italiana, forse ci  aiutano a capire  la natura del movimento.

La carrellata potrebbe iniziare  con il periodo abbastanza critico  tra il 1992 e il 1993, quando alla guida del governo c'è il socialista Giuliano Amato, quando d’improvviso compare sulla scena il cosiddetto Popolo dei fax, che non ha un leader e non dispiace nemmeno al neonato Pds (Partito democratico della sinistra), giacché fa da sponda populista all'inchiesta giudiziaria Mani Pulite, capace di spazzare via tutti i partiti tranne uno. Quella triste sinfonia viene amplificata dalla presenza mediatica di Michele Santoro, il quale ne favorisce  gli ulteriori sviluppi.

Coincide così la fine della Prima Repubblica nel giro di poco tempo, favorendo, peraltro il vasto consenso elettorale alle elezioni politiche del 1994,  Silvio Berlusconi, che mette insieme la neonata Forza Italia, la Lega, il CCD e Alleanza Nazionale. È uno primo colpo che provoca in un certo senso uno choc che paralizza tanto la sinistra di piazza quanto quelle di palazzo.

A sbloccare la situazione ci pensa la  Procura della Repubblica di Milano, prima e la fuoriuscita dalla maggioranza di Umberto Bossi, dopo,  a far cadere il protagonista di Arcore mettendolo fuori gioco per sei anni. Dal 1995 al 2001 alla guida del Paese si susseguono Lamberto Dini, Romano Prodi, Massimo D'Alema e (rieccolo) Giuliano Amato, tutti appoggiati dal centrosinistra. E in piazza non va nessuno, ma proprio nessuno. Quando, però, nel 2002, Berlusconi torna a Palazzo Chigi, un nuovo soggetto entra in scena: quello dei girotondi, con la prima uscita «in difesa della legalità›› davanti al Palazzo di Giustizia di Milano accogliendo l'invito del Procuratore capo della Repubblica, Francesco Saverio Borrelli; a seguire  dilagano, a Firenze c'è la marcia dei professori con Francesco Pancho Pardi e Paul Ginsborg, a Roma, trascinati da Nanni Moretti, ecco Paolo Flores d'Arcais, Serena Dandini, Fiorella Mannoia, don Luigi Ciotti, Gino Strada. Proprio nel 2003, sempre con Berlusconi premier, si affiancano le Bandiere arcobaleno della PACE: formalmente contro la guerra in Iraq, nella sostanza molto antigovernativi. Ma la protesta, a questo giro, non paga più di tanto. Per la rivincita tocca aspettare il del 2006 e il successo di Prodi. Le piazze tornano vuote. Senonché, a sorpresa, l'8 settembre 2007, si materializza un nuovo protagonista: Beppe Grillo. il primo Vaffa Day, organizzato via web, spiazza tutti. Infatti, la copertura mediatica pre-manifestazione è stata pari a zero. E dopo? Chi inneggia al 'Vaffa' partecipa a quelle invasioni “vichinghe” che connotano gran parte della nostra mediocre attualità. Nel 2008 riecco Berlusconi: il tempo di rinserrare le fila, ed ecco comparire, nel 2009, il popolo viola, un nome sconosciuto, sui leit motiv identico ai girotondini. A seguire con variante paragrillina: si proclama il No-B-Day, dove B, naturalmente, è Berlusconi. Nel 2010 c'è la meteora del movimento post-femminista mirato contro il presidente del Consiglio dopo l’avventura del Bunga Bunga. E sarà questo, per un lunghissimo periodo, l'ultimo esempio di sinistra in piazza. Infatti, durante i governi di Monti (2011), Letta (2013), Renzi (2014), Gentiloni (2016) e perfino nella breve parentesi  del primo gabinetto di Conte (2018), nessun 'popolo' manifesta contro chi sta a Palazzo Chigi. Unica eccezione, nel 2012, i 'forconi', capitanati da un imprenditore agricolo e liquidati, perciò, come populisti. Finché a Bologna, in Piazza Maggiore, il 14 novembre 2019, trascinate da Mattia Santori, compaiono le Sardine. Proprio lo stesso giorno in cui, a Bologna, al Paladozza, Matteo Salvini lancia  Lucia Borgonzoni, candidata a guidare l'Emilia- Romagna nelle elezioni del 26 gennaio, cui tutti attribuiscono una valenza nazionale. Quella delle Sardine è, per così dire, una piazza preventiva. Si mobilita spaventata dai sondaggi, che attribuiscono al centrodestra, fin lì, la vittoria schiacciante nella regione. Un evento, quindi, non reale, ma solo annunciato. Riepiloghiamo: il Popolo dei fax, I girotondi, il Popolo Viola, “Se non ora quando?”, le Sardine... Si può dire, sommessamente, che  il trasformismo della piazza è andato di pari passo con quello della politica.

Ampi spazi ha dato il cinema al fenomeno della contestazione giovanile, come non ricordare il nostro Antonioni con Blow up (1966) dove la profondità simbolica della metafora arriva a definire la vita come un grandissimo sogno. Easy rider di Denis Hopper (1969), al tema classico del viaggio sui accompagna la cultura alternativa de degli anni ’60: marijuana, musica pop, protesta hippy, crisi del mito americano(sottolineato dada canzoni di Bob Dylan e Jim Endrix)

Per chi non lo avesse visto, nel film di Richard Donner, I Goonies (1985, ndr.goon sta per svitato, strambo) si racconta di un gruppo di ragazzini che dà il titolo al film, i quali stanno per essere sfrattati da una multinazionale che ha speculato sugli immobili in cui vivono. La loro unica possibilità è dare credito alla leggenda del tesoro di un pirata del ‘600, Willy l’orbo, di cui hanno trovato le tracce quasi per caso: ma a complicare i loro piani ci pensano i Fratelli, una famiglia criminale da poco evasa dal carcere. Purtuttavia, si cerca di guardare con occhio maturo e lucido un film che ha segnato l’infanzia di tanti  che è stato il pilastro dei sogni e dei giochi di una generazione.

Viene pure il ricordo di Gremlins di Loe Dante (1984) in cui il piccolo Billy riceve a Natale in regalo un Mogwai, un animaletto che il padre ha comprato da un vecchio cinese. Contraddicendo alle istruzioni per l’uso, il Mogwai dà vita a una serie numerosa di mostricciattoli che seminano il terrore.

C’è anche It, di Tommy Lee Wallace (1990) dove sette ragazzini in una piccola città di provincia esplorando le fogne risvegliano una forza malefica sotto le sembianze di un clown che semina morte, che al risveglio dopo 30 anni,  quei ragazzini diventati adulti, abbandonando famiglia e lavoro si rimettono in gioco per affrontare per la seconda volta le loro paure.

Questo ci dice che il lavoro di molti anni sugli attori ragazzini conferma sempre molto dei meriti di un modo di costruire la nostalgia, di replicare il passato e la memoria senza esserne vittima, ma potrà sempre essere di aiuto, a loro modo i giovani pur con difetti e intemperanze inseguono i modelli destinati a cogliere gli aspetti di ringiovanire il mondo che viviamo.

Indubbiamente siamo di fronte a un monitor acceso che contraddistingue  un tipo di malessere conseguenziale alla prepotenza del potere che vorrebbe eliminare sempre tutto ciò che crea ostacoli. La loro nascita, è stato sottolineato da molti, non sfocerà necessariamente nella costituzione di un partito politico e il loro emergere è semplicemente il grido di chi chiede di partecipare e viene escluso. Molte  sono già impegnate in realtà di volontariato a contatto con bambini, anziani, disabili, senza tetto, malati terminali sono cresciute fino a raggiungere un numero straordinario di persone che con generosità condividono ogni giorno il disagio di tanta gente, non  solo della realtà socio-sanitaria, ma anche di quella scolastica e universitaria, sono attente a un nuovo modo di organizzare il welfare, senza dire della diretta conoscenza della complicata crisi dell’occupazione, oggi molto avvertita, allora non potrebbe essere uno stimolo per riscoprire e far nascere la buona politica.

Gilberto Minghetti

 

 




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