Si infiamma il fronte del Mes, il cosiddetto fondo salva-Stati. Quello che, per semplificare, venne usato nel pieno della crisi economica per evitare il default della Grecia. Dopo la bagarre iniziale in aula, c'è stata l'ennesima giornata campale e, a seguire, tanto di minacce di azioni legali. Da una parte il leader della Lega, Matteo Salvini, che parla addirittura di «attentato alla sovranità nazionale» e chiede un incontro al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, garante della Costituzione. Salvini è anche pronto a mostrare dei messaggi WhatsApp che dimostrano che lui e la Lega non erano disposti a firmare un «c...o›› a giugno, quando il testo è stato discusso e approvato anche dall'ltalia. Interessante la replica del premier che non si fa attendere, dichiarando la sua immediata disponibilità a sporgere querela, invitando l’esponente della Lega a rinunciare per l'occasione all'immunità parlamentare. Il premier, mentre si prepara a parlare in Parlamento, per fare chiarezza sulla situazione annunciando che spazzerà via mezze ricostruzioni, menzogne e ogni sorta di mistificazioni, si dichiara minaccioso a fare querela in procura, per calunnia›. Uno scontro ai massimi livelli istituzionali, dove peraltro il Colle ha evitato di entrare nella polemica. Ma a molti non è sfuggito il fatto che, subito dopo il richiamo del 'Capitano' al Quirinale, il premier abbia manifestato l'intenzione di parlare in Aula. Sono molti a scommettere che, dietro questa mossa, ci sia stata una sorta di moral suasion di Mattarella per fare chiarezza davanti al Parlamento su un tema che, in ogni caso, molto delicato: naturalmente dal Colle nessuna conferma. Casomai, il messaggio è che il presidente non intende assolutamente interferire con le scelte del governo. La mossa del premier ha, invece, l'obiettìvo di ricompattare la maggioranza e arrivare ad un sì condiviso sul Mes. L'alternativa, sarebbe quello di uno scontro con Bruxelles dagli esiti molto incerti, dal momento che l'ltalia non solo sta trattando per ottenere nere margini di flessibilità sui conti pubblici, ma anche clausole meno vessatorie sul fronte degli istituti di credito.
Il Tesoro afferma che emendare questo allegato sia più semplice che modificare l'accordo generale, nei fatti già chiuso. Insomma, se un Paese è in diƒficoltà non può essere assistito dal Mes se non a particolari condizioni, proprio perché é in diflicoltà, avendo, per esempio, un debito non sostenibile. Se avesse un debito sostenibile e fosse in regola con gli altri parametri potrebbe, invece, essere assistito, ma non si capisce perche' dovrebbe fare ricorso al Mes.
A fianco del premier si schiera il leader del Pd, Nicola Zingaretti, che denuncia le «false teorie diffuse dal partito della Lega con l'obiettivo di alimentare le paure. Ma il passaggio resta molto delicato: oggi i riflettori sono puntati soprattutto sui Cinquestelle. Una parte del movimento infatti continua a ritenere un errore la riforma del Mes, al punto che il leader Luigi Di Maio, non ha alcuna intenzione di andare a uno scontro frontale col premier e col ministro dell'Economia, che ha già fatto sapere che la riforma del Fondo è, di fatto, inemendabile. Non slo, ma durante l'assemblea dei parlamentari del Movimento, ha chiesto a Di Maio di incontrare il premier e il numero uno del dicastero di via XX Settembre, per migliorare il Mes. l margini, secondo il numero uno dei pentastellati, ci sarebbero, collegando la trattativa sul Mes all'intero pacchetto di riforme in discussione a Bruxelles, a partire da quella sull'Unione bancaria ed è comunque migliorabile. L'obiettivo dei 5 Stelle resta quello di un rinvio della riforma e non sarà un'impresa facile.
Il percorso del nuovo Fondo salva-Stati si concluderà forse col summit dei capi di Stato e di governo dei Paesi europei. Ma è probabile che il sì definitivo slitti a febbraio. Allora non si desista dal lottare e dal costruire una calibrata, revisione dell'intesa nella direzione di proteggere un paese non spingerlo verso una caduta.
Gilberto Minghetti