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29/11/2019
Le associazioni cattoliche e la politica
L’impegno dei cattolici in politica.

“Una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi”, scriveva Paolo VI nel 1971.  L’affermazione sintetica di papa Montini si comprende più pienamente se si ricorda l’insegnamento del Vaticano II e, in materia di impegno politico, i suoi  punti fondamentali. Prima di tutto la famosa precisazione: “La Chiesa, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico”. L’affermazione conciliare pone fine a qualsiasi collateralismo fra comunità cristiana e partiti politici proprio perché presenta con chiarezza l’autonomia della sfera temporale da quella religiosa, restituendo alla comunità cristiana il suo proprio ruolo di profezia e coscienza critica, il suo evangelico servizio nei confronti dei detentori del potere e dell’intera comunità civile.

Quindi cari lettori ne consegue che: “l’impegno diretto in politica non spetta alla comunità cristiana, né ai pastori direttamente o per interposta persona, ma è, quindi, attività propria dei fedeli laici e questi lo fanno in proprio nome, come cittadini, guidati dalla coscienza cristiana”.

Alla comunità intera spetta il compito di formare alla politica e ai pastori di essere guida in questa formazione, secondo i principi del magistero sociale. Bisogna riconoscere che spesso, eccessivamente concentrati sul problema della rappresentanza politica, i cattolici non si sono interrogati abbastanza sulla prassi delle nostre comunità cristiane in rapporto alla realtà socio-politica. In particolare non si è riflettuto abbastanza su quanta formazione cristiana, personale e comunitaria, ci sia sulle tematiche sociali e politiche e se questa sia adeguata per i nostri tempi. 

L’invito ad impegnarsi in politica, come da anni sostiene il MCL con la voce del suo presidente Carlo Costalli, si limita a ricordare solo le esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili nell’azione politica dei cattolici, che sono il rifiuto dell’aborto e dell’eutanasia, la tutela dei diritti dell’embrione umano, la tutela e promozione della famiglia, l’impegno per la libertà di educazione, per la tutela sociale dei minori, per la liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù e per il diritto alla libertà religiosa, lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà e per la promozione della pace. Questi principi non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno.

L’invito, che da anni lancia il MCL, ai cattolici in politica è quello di concentrarsi più su problemi di coerenza che di appartenenza. Non abbiamo bisogno di un partito cattolico, nuovo o rinato che sia, ma chi sappia, attuare, pagare e soffrire per il bene comune. Al di là dei diversi schieramenti, i cattolici impegnati in politica sono tenuti, a qualsiasi livello istituzionale, ad incontrarsi, dialogare ed operare per l’unità sui temi fondanti ed inderogabili.

Il Movimenti Cristiano Lavoratori chiede da anni ai partiti meno slogan e più progetti concreti per dare prospettiva soprattutto ai ragazzi. Fondamentali la formazione e una visione valoriale.

Per farvi capire ancora meglio come il Movimento, grazie al suo presidente, si è mosso negli anni, voglio farvi leggere le domande che Avvenire pose nel gennaio del 2018 al presidente Costalli e le relative risposte qui di seguito.

Le tre domande: 1) nel messaggio di fine anno il presidente Sergio Mattarella ha indicato come priorità per il Paese le questioni dei giovani e del lavoro. Facendo appello alle forze politiche affinchè, nei programmi elettorali, avanzino su questi temi proposte realistiche e realizzabili. Raccogliendo tali indicazioni, quali sono, secondo lei, le ricette realizzabili che le forze politiche dovrebbero inserire nei programmi per favorire l'occupazione e lo sviluppo?

2) E come valorizzare la condizione dei giovani, anche per evitare il distacco delle nuove generazioni dalla partecipazione alla vita politica e sociale?

3) Un'altra emergenza, in parte collegata ai temi del giovani e del lavoro, è sicuramente quella della denatalità che colpisce il nostro Paese. Quali misure andrebbero proposte per favorire la formazione di nuove famiglie e le nascite?

Di seguito le risposte del presidente Carlo Costalli:

1) il problema è la capacità di mantenerle, le promesse elettorali. A campagna elettorale nel vivo da mesi siamo abituati a sentire di tutto: e tutti (anche chi promette) sappiamo che sono proposte irrealizzabili, visto il debito pubblico, i vincoli di bilancio, ecc... Sull’attendibilità delle promesse fatte basti ricordare la recente Conferenza nazionale sulla Famiglia, di fatto completamente "dimenticata" dall’ultima legge di stabilità. Abbiamo davanti una nuova legislatura: non ha senso quindi procedere per una tantum, con provvedimenti pensati solo per catturare consensi: dobbiamo programmare interventi strutturali di medio e lungo termine. Serve un piano industriale propulsore di una crescita vera, reale, costante e omogenea su tutto il territorio nazionale. Servono una rete efficiente di trasporti, intensificare la lotta al crimine organizzato e investire sulla formazione del capitale umano. Sempre nel rispetto della sostenibilità ambientale, ma attenti anche a creare le condizioni per superare tutta una serie di "No" che bloccano ogni forma di investimento, pur se indispensabile al Paese (Ilva e questione rifiuti ne sono esempi). La realtà è che solo una ripresa economica complessiva può dare risposte e un lavoro vero, buono e continuativo ai giovani, e non solo a loro.

2) Con i giovani dobbiamo essere trasparenti e non fare proposte illusorie e irrealizzabili, che finirebbero con l’aumentare la sfiducia e la disaffezione lasciando campo libero ai populismi. Dobbiamo fare un ragionamento chiaro sulla formazione, sempre più "fattore chiave", che richiede investimenti ’veri’: una formazione che non sia generica ma miri a creare figure professionali in grado di governare gli strumenti complessi del nostro tempo.

3) Sono tante le cose che servono per rilanciare la natalità e sostenere le nuove famiglie: dal bonus bebè, a sgravi fiscali mirati per i nuclei numerosi... Ma in primis serve ridare fiducia e speranza al Paese e alle nuove generazioni: quindi un lavoro buono, coerente con i corsi di studio, un welfare che permetta di conciliare lavoro e famiglia, politiche abitative che incentivino i nuovi progetti familiari (il tema della casa è ancora molto sentito in tempi di precarietà). Insomma, c’è un’emergenza e ben vengano anche i bonus, ma è indispensabile un impegno di medio e lungo termine. Su tutto ciò si misura l’adeguatezza di un governo: il metro di valutazione sta nelle risposte che dà sulle politiche del lavoro e per un welfare adeguato alle nuove esigenze.

Luca Cappelli 




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