PRIMO PIANO
13/11/2019
In Bolognina la svolta è dimenticata
Bologna si espande e la Bolognina avrebbe dovuto, da prima periferia, diventare a sua volta una zona del centro, seguendo il processo tipico delle città che crescono

A Bologna oggi si ricorda un evento storico, la cosiddetta svolta della Bolognína, rievocata dalla sinistra dopo 30 anni, con la mente preoccupata ed impegnata a evitarne un'altra, che sarebbe ugualmente storica, cioè quella della possibile caduta della Regione il prossimo 26 gennaio. Tutti i circoli dem, come nel resto parte della città, più che verso gli anniversari sono concentrati sulla sfida nelle urne, al punto che nessuna iniziativa è stata organizzata, nemmeno alla sezione della stessa Bolognína, proprio per questo inizio della campagna elettorale Al dibattito, intitolato «1989 - Cade il muro, cambia il mondo››, con Achille Occhetto nella sala Borsa a ridosso del Comune, sarà inevitabile parlare anche della situazione attuale, se non altro, perché proprio il nemico numero uno,- Matteo Salvini, ha rispolverato lo spauracchio della Berlino divisa in due, come metafora per la caduta delle barricate rosse in Emilia-Romagna. Certamente di quell'epoca in Bolognína è rimasto molto poco, a partire dalla stessa famosa sala della svolta (che era del Quartiere e non del Pci), finita pochi anni dopo in affitto a un negozio di estetica orientale. Ci preoccupano i valori di quel tempo che sono stati consegnati alla storia quasi triturati dalla velocità e dal ritmo della società e della politica dei nostri giorni, incapace di avere la capacità di fare una vera discussione, dopo quel 1989 con il cambio del nome e del simbolo, ma fu soprattutto un grande confronto di politica, che oggi resta difficile immaginare.

Un tempo in cui le elezioni venivano vinte se c’era un radicamento e delle proposte serie da discutere, oggi se si parla alla pancia per mezzo di slogan e contano tutt'altre dinamiche, viene ricordato dai vecchi iscritti che affermano «trent'anni fa Bonaccini non avrebbe avuto alcun problema». I cimeli della Bolognina sono conservati nei locali del circolo, ma tutti sentono di portare avanti questo nome con onore e la passione di un tempo.

Oggi però tutti al lavoro per vincere tra due mesi e mezzo, con premesse incoraggianti. Nonostante del quartiere operaio non rimanga che uno sbiadito ricordo, nonostante la transizione dalle vecchie fabbriche che all'economìa dei servizi abbia subito più di un intralcio, nonostante i problemi di sicurezza e di microcriminalità insorti soprattutto negli ultimi venticinque anni, nonostante il forte etniche impatto dell'immigrazione. In una delle zone più multietniche, ma anche culturalmente vive della periferia bolognese, il PD ha recuperato terreno, sfiorando il 40% in una tornata elettorale che ha visto andare bene anche Verdi e +Europa, tracciando così una strada da percorrere anche nel resto della Regione, forti del recupero soprattutto a sinistra, grazie a un massiccio lavoro di ascolto e dialogo. Basterà? Non è detto, insieme ai dem, infatti, è cresciuta anche la Lega, che si è mangiata il M5Stelle ed è diventata il secondo partito con il 21% dei voti, raccogliendo consensi in un'area dove la convivenza sociale non è scontata e genera continue tensioni.

Quella Bolognina dell'orgoglio identitario, negli anni del boom, che si faceva vanto e scudo della frattura urbanistica con la città storica scavata dai binari. La progressiva perdita di identità e di presenza popolare nell'area del centro fra porta Galliera e piazza dei Martiri - un processo iniziato con gli sventramenti di via Indipendenza e quelli dell'attuale via Marconi, e completato dai bombardamenti sulla stazione - esaltò via via, per contrasto, la compattezza sociale e politica dell'«isola›› ormeggiata alla stazione.

Si entrava, allora, in un quartiere fiero della sua eredità di casette a mattoni stile Manchester, di strade alberate ad angolo retto, di negozi fitti insomma una Cittadella comunista dell'impiego pubblico, tanti i ferrovieri, ma dominata dalla gran mole delle scuole professionali dei Salesiani, per ragazzi destinati a diventare artigiani e operai, primo quartiere che ha collaudato l’idea di un servizio educativo per la prima infanzia diventato un vanto e un modello di asilo-nido è ormai nei ricordi.

Ora c'è una Bolognina trasformata dagli immigrati regolari, che fanno il mutuo e qui comprano casa; quartiere di negozi multietnici, con aree di spaccio e degrado sparpagliate sotto il colosso gigantesco in vetro del nuovo Comune, (intitolata Piazza Liber Paradisus), a un metro dai balconi con le lenzuola stese, a tratti underground, sacrifica status e memoria. Gli stabilimenti industriali abbandonati,  al loro  posto dei grandi templi della meccanica, oggi grattacieli tascabili occhieggiano all'architettura bio-pop della zona Fiera. Bologna si espande e la Bolognina avrebbe dovuto, da prima periferia, diventare a sua volta una zona del centro, seguendo il processo tipico delle città che crescono. Ma non ci riesce. Fa fatica e resta, comunque, un'isola, ma chi si preoccupa di non lasciarla cadere nel vuoto della memoria?

Gilberto Minghetti

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet