“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto” (Giovanni 12,24)
La vita battesimale di Giuseppe Fanin è proprio quel chicco di grano, che è caduto nella nostra terra ha davvero portato frutto, alimentando così la nostra vita cristiana, soprattutto nella sua dimensione social, incarnando nella sua breve avventura terrena i quattro grandi principi della dottrina sociale della Chiesa, avendo così la chiara percezione di come lui li abbia vissuti in modo eroico, pur nella semplicità di piccole, costanti e coerenti scelte quotidiane.
“Giuseppe Fanin, un beato della porta accanto” … dall'incontro del messaggio evangelico e delle sue esigenze, che si riassumono nel comandamento supremo dell'amore di Dio e del prossimo e nella giustizia, con i problemi derivanti dalla vita della società… (CDS n° 160-161)
1-DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA: che è sempre fine e mai mezzo; persona che rivela la sua più alta dignità nel riconoscersi creata ad immagine di Dio e chiamata a crescere in questa somiglianza.
Sempre “la Chiesa ha inteso tutelare la dignità umana di fronte ad ogni tentativo di riproporne immagini riduttive e distorte; essa ne ha più volte denunciato le molte violazioni… (CDS n° 107)
Questa unicità della persona risplende in modo evidente in quel foglietto che Giuseppe portava con sé dopo gli esercizi dell’aprile 1947.
quella “riforma spirituale”, presentata al cospetto di Dio e ne ha ricevuto l’abbraccio benedicente”. È lì che troviamo la consapevolezza che la dignità più grande della persona è quella di sapersi figli amati, l’abbraccio di Dio… chiamati ad un progetto e, resi da Dio capaci di rispondere/corrispondere a questa vocazione.
2- BENE COMUNE inteso a cercare il bene altrui come se fosse il proprio. Da questo bene di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, ne deriva la destinazione universale dei beni: “I beni creati devono pervenire a tutti… avendo per guida la giustizia e per compagna la carità”
“Sappiamo da alcuni episodi e testimonianze che anche in quei periodi (3 dicembre 1943-agosto 1944 in cui Fanin fu forzatamente arruolato nel conflitto mondiale, dal quale ritornò a casa per le cattive condizioni di salute ndr) ha diffuso fraternità e solidarietà…:
3-SUSSIDIARIETÀ: è assicurare libertà e sostegno concreto a quelli che chiamiamo “corpi sociali intermedi”: cioè non restringere lo spazio vitale di queste cellule minori, ma insostituibili dell’organismo sociale: la famiglia, i gruppi, le associazioni, le realtà territoriali locali.
Essenziali sono le espressioni della creatività delle persone che contribuiscono spontaneamente alla crescita sociale a cui si aggiunge la partecipazione alla vita comunitaria, garanzia di permanenza della democrazia.
Tassello fondamentale della vita di Pippo è stata l’esperienza nelle associazioni cattoliche, che furono per lui “palestra di umanità e di competenza nel lavoro. L’associazione l’aveva formato a gustare le cose pensate e realizzate insieme, a non sottovalutare il lavoro di coinvolgimento, di relazione e di organizzazione che occorre perché le buone idee si traducano in azioni corali, e gruppi di amici divengano luoghi stabili di formazione e di crescita, al cui interno le persone imparano a dire dei “sì” generosi e a discernere la propria vocazione”.
4-SOLIDARIETÀ il principio che completa il quadro della DSDC: non come vago sentimento, ma come azione strutturale, come consapevolezza del legame di interdipendenza tra gli uomini e i popoli; oggi la chiamiamo globalizzazione, intendendola qui in senso positivo…
Il principio di solidarietà ci invita ad avviare reali processi crescita trasformando quelle che spesso sono strutture di peccato (che dominano troppe volte i rapporti tra persone e popoli) in strutture di solidarietà; una sorta di riconversione strutturale…l’impegno concreto di Giuseppe Fanin, che studiò e cercò di avviare questi processi di trasformazione dell’economia agricola, proprio nell’ottica della compartecipazione di tutti ai beni della terra e del lavoro.
Grazie o Signore perché hai regalato alle nostre comunità un fratello nella fede che ha saputo amare, pensare e rischiare.
È proprio vero che solo la strada bagnata dal sangue di una testimonianza autentica porta frutto, non resta ”sola”, conduce sicura alla meta: sia, questa, anche la nostra strada, ora e sempre. Amen
Chiesa di Lorenzatico, 4 novembre 2019
(dall’omelia dell’Assistente MCL, Don Simone Nannetti)
Gilberto Minghetti