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10/10/2019
“Giuseppi” stai sereno
E’ di tutta evidenza che Conte è stato scelto per essere alle prossime elezioni il candidato alternativo a Salvini

Il principale quesito che si sono posti tutti al momento della formazione del governo Conte bis, è stato quello sulla durata del governo. Era, ed è evidente, che un governo cosi fatto avrebbe avuto una ragion d’essere solo se fosse durato almeno fino all’elezione del Presidente della Repubblica, vero snodo di potere nell’Italia di oggi. Ultimamente la domanda si è riproposto con tutta la sua carica dirompente di fronte alle fibrillazioni causate dai botta e risposta tra Renzi e Conte. Ora che la scissione di Renzi dal PD fosse un “valore aggiunto” per il governo e che tendesse a rafforzarlo, poteva pensarlo solo chi era afflitto da ingenuità cronica. Era evidente che Renzi, dopo aver approfittato della crisi di governo per rientrare in gioco, avesse avuto la tentazione di ritornare a  rivestire un ruolo di primo piano. La creazione di un nuovo soggetto politico, che tentasse di replicare quello che ha fatto Macron in Francia, era teso a questo obiettivo. Macron in Francia ha svuotato il Partito Socialista e si è imposto come vero frontmen della Le Pen. Renzi spera di far lo stesso in Italia. Per poter riuscire in questa operazione non gli basta succhiare qualche voto dal cosiddetto centro, ammesso che questo esista, che lo porterebbe ad essere tutt’al più un ago della bilancia, deve piuttosto cercare di prosciugare man mano il PD. Solo cosi potrebbe aspirare ad avere un ruolo di primo piano. Ma lo scenario italiano, rispetto a quello francese, ha una complessità maggiore. Il vero antagonista di Renzi in questa prospettiva è l’attuale Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

E’ di tutta evidenza che Conte vuole o, più realisticamente, è stato scelto per essere alle prossime elezioni il candidato alla premiership alternativo a Matteo Salvini. Questa operazione viene da lontano, e viene appoggiata da quel mondo assai potente in Italia, ma che ha un cronico problema non di poco conto: gli manca il consenso degli italiani. Ecco allora il Conte bis utile a far decantare gli animi, sperare che la Lega resti senza ossigeno e quindi cali, che il centrodestra classico si sfaldi e che Conte conquisti la fiducia e la stima della maggioranza degli italiani. Renzi la vede in tutt’altra maniera (non ci scordiamo che si dice che sia stato lui ad affondare Prodi come candidato al Quirinale), quindi necessariamente deve logorare Conte. Di  Zingaretti si preoccupa poco o nulla, pensa di sapere, da come si è comportato l’attuale segretario, che non sarà mai un concorrente serio per la leadership del Paese. Tutti i suoi sforzi sono quindi diretti a logorare Conte senza arrivare ad una crisi di governo prematura. La battaglia tra Conte e Renzi è una battaglia tra due che, oggettivamente, sono spregiudicati e cinici, entrambi molto pieni di se, ed entrambi si richiamano ad un cattolicesimo “adulto”. Conte, però, a differenza di Renzi, non è fiorentino, e quindi Renzi in quanto a “cattiveria politica” ha un passo decisamente in più.

Conte, oltre che a guardarsi da Renzi, ha un ulteriore problema: quello di coniugare il governo euroresponsabile, con il consenso degli italiani. Rimettere al centro del dibattito politico nuove tasse è il modo migliore per alienarsi il consenso degli italiani. Deve al contrario riuscire a far ripartire l’Italia e farlo in maniera opposta a quello che proponeva la Lega. Servono idee e coraggio, quel coraggio che è mancato a tutte le forze che appoggiano il governo nel prendersi la responsabilità del Viminale. Affidare ad un tecnico il ministero degli interni è stato probabilmente il più grave errore politico nella nascita di questo governo. Occorreva prendersi la responsabilità di fronte agli italiani di dimostrare di avere una visione diversa del problema degli immigrati e dare soluzioni alternative: nessuno lo ha fatto, e questo è oggettivamente una debolezza politica non di poco conto. Quest’anno sarà un anno decisivo, forse non meraviglioso come lo aveva definito Giuseppe Conte (che però probabilmente si riferiva a se stesso), ma sicuramente dirimente per il futuro dell’Italia.

Giancarlo Moretti

 

 




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