Non è che la naDef va criticata per forza, per partito preso: visto che potrebbe anche contenere numeri corretti. Il problema è che una nota al Def con i numeri corretti non s’è mai vista da quando è stato introdotto il Documento di Economia e Finanza (DEF). Nei conti pubblici italiani, infatti, il meglio deve sempre accadere ma in un futuro più o meno lontano. La manovra che sembra delinearsi nebulosamente questa volta dalla naDef pertanto ha una magnitudine di circa 30 mld di euro: derivante da maggiori tasse, da maggiori spese correnti improduttive e da maggiori deficit futuri che si tengono insieme solo con aspettative di entrate fiscali che difficilmente verranno conseguite. Mentre i provvedimenti degli 80 euro, di Quota 100 e del reddito di cittadinanza che condizionano pesantemente le poste di bilancio e che generano distorsioni nel funzionamento del mercato del lavoro restano al loro posto. Nella sostanza, per coloro che vanno di fretta, escluso l'annullamento delle clausole di salvaguardia, dovuto in gran parte alla correzione di luglio, ai risparmi su ‘Quota 100’ e sul ‘Reddito di Cittadinanza’, ma soprattutto alla riduzione della spesa per interessi, nonché alla maggiore flessibilità di bilancio per la stagnazione economica in atto e il diverso atteggiamento della Commissione Europea, la manovra economica di fatto non c'è. Ma prima di addentrarci nell’analisi del documento mi preme far notare che a volte i Governi si comportano diversamente da quello che vogliono far credere agli elettori. E’ il caso di quello precedente.
Il Governo gialloverde che si scagliava un giorno si ed un giorno pure contro le regole esistenti formali in UE, infatti, è l’unico che ha compiuto uno sforzo strutturale per abbassare il deficit. A certificarlo è la tabella 1.3 della naDef. Ma torniamo a bomba del ragionamento. Per far quadrare i conti ‘ex-ante’ i tecnici nel MEF hanno sempre molte frecce nella loro faretra. Quella più gettonata negli anni è stata quella di fissare un tasso di crescita del Pil superiore a quello atteso che consente però di inserire nel bilancio dello stato una previsione di maggiori entrate. Questa volta però non essendo praticabile questo stratagemma, visto il ristagno in atto, per creare margini d’intervento si fa ricorso alle voci: flessibilità di bilancio, lotta all’evasione fiscale e privatizzazioni, ignorando la crescita economica e tirando a campare. Il governo giallorosso s’inserisce quindi nel solco di quello precedente ma avendo messo nel programma che ‘con l’Europa non si litiga più’ ha incamerato subito il bonus dello spread che non andrebbe sprecato. La riduzione dei tassi d’interesse dall’1.8% del 09 agosto allo 0.8% di questi giorni, infatti, consente di inserire nelle coperture della manovra tra i 2 ed i 4 miliardi di risparmio annui.
Malgrado ciò dalla Tabella 1 della naDef emerge che il deficit di bilancio aumenta (la flessibilità richiesta ed ottenuta), da quello sollecitato per il 2020 dalle regole europee: il 1.5-1.6% del Pil, al 2.2% con un aumento dello 0.6% pari a 10 miliardi. Il Pil, invece, cresce dello 0.3% e questo sta a significare che il moltiplicatore della spesa pubblica è pari allo 0.50 e non superiore ad uno come sostengono molti keynesiani nostalgici. Quest’anno poi il debito pubblico ha raggiunto quota 135.7% del Pil con un aumento negli ultimi due anni di quasi il 6%. Questo significa, rispetto a quello che sostiene la vulgata keynesiana, che ci saranno meno risorse per gli investimenti privati e maggiori risparmi (precauzionali) da parte delle famiglie contro i rischi futuri. In attesa del Def, un allarme va lanciato, anche questo governo continua a nascondere sotto il tappeto i problemi strutturali che in un futuro più o meno prossimo andranno affrontati pena l’aumento futuro delle tasse e la riduzione dei servizi pubblici che finiranno per ricadere sulle fasce più deboli della popolazione che a parole tutti sono pronti a tutelare.
Marco Boleo