PRIMO PIANO
20/09/2019
Un’agenda propositiva per il Governo del paese su lavoro, formazione e politiche sociali
L’Università promotrice del Volontariato e della Cooperazione Internazionale.

L’Italia è il Paese più originale o forse meglio “surreale” del pianeta Terra, nelle varie forme di Governo. Infatti non sembra che esistano precedenti, se non per i Governi Andreotti del 1972 e 1976, guidati sempre dal “Divo Giulio”, con diverse formule politiche di alleanze, maturate però in contesti storici successivi. In ogni caso il realismo politico impone anche a noi soggetti sociali, espressione vitale del mondo del volontariato, di aggiornare rapidamente un’agenda condivisa da riproporre ai ministri “competenti”, a partire da quella al Lavoro ed alle Politiche Sociali. Una traccia utile non può che partire da una matrice europea condivisa, che in verità oggi appare più omogenea con il nuovo governo “giallo-rosso”, rispetto a quello precedente, a più forte trazione sovranista. L’Agenda per l’Europa, presentata dalla nuova Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der LeYen, rappresenta un documento essenziale per il quinquennio 2019-2024, cruciale per i destini stessi del vecchio continente. Un percorso complesso ed accidentato, ma ineludibile, nel quale inserire anche la proposta forte di un Paese fondatore  come l’ Italia, che deve tornare ad esercitare un peso apprezzabile nei destini comuni, anche nello scenario globale, infatti a partire dai temi del cambiamento climatico e della “custodia del Creato”, si impone una riconversione produttiva verso un’economia più sostenibile, di tipo circolare, in primis attraverso il risanamento ambientale ed idrogeologico (viste le tante ferite aperte nelle zone terremotate), con il rilancio degli investimenti pubblici e privati, specie nel Mezzogiorno e nelle aree depresse, rivitalizzandone attività tradizionali come l’agricoltura, ma coniugata  con quelle innovative, nel rilancio della rete di infrastrutture e servizi avanzati. Dal Programma di “Gig Economy”, con l’incentivo per il lavoro dei giovani (triplicando lo stesso budget di “Garanzia Giovani”), ma altresì con proposte sulla formazione primaria e la salute dei minori, soprattutto nelle fasce sociali più fragili e vulnerabili, tra cui i giovani migranti, non accompagnati.

Il Movimento potrebbe ancor più sostenere tutti gli aspetti relativi al “Pilastro Europeo dei Diritti Sociali”, con al centro gli investimenti decisivi per il capitale umano, declinati nei campi dell’Istruzione, Ricerca e Sviluppo, con priorità assolute come la disoccupazione giovanile e femminile, per combattere l’abbandono scolastico, con i milioni di giovani “Neet”,che non studiano e non lavorano: vera emergenza nel “BelPaese”. La parola d’ordine è rinforzare l’asse della formazione e lavoro, con una sinergia diretta con le aziende produttive, come insegna il modello tedesco, creando il lavoro dignitoso e sicuro, non precario. L’attuazione di questo percorso riformatore, affinché non resti un “libro dei sogni”, di un “governo balneare”, di fronte alle tante sfide aperte, dalla Brexit alla temuta recessione mondiale, deve proporre un ruolo più incisivo delle Istituzioni europee, riformate e più democratiche, promuovendo un confronto fruttuoso tra il nuovo Parlamento Europeo, la cui Presidenza sempre italiana, deve continuare nel segno di quella precedente ed un governo forte ed autorevole. Questo, senza alchimie, deve sposare una linea innovativa, senza veti, per affrontare i tanti dossier aperti, per lo sviluppo, il lavoro e l’immigrazione, con il superamento del Trattato di Dublino. Una strategia chiara e condivisa, dalle forze sociali, che superi le misure nazionali di puro stampo assistenzialistico, come il reddito di cittadinanza, con misure dimostratesi inadeguate e costose, per affrontare il dramma delle emergenze occupazionali di giovani, donne ed ultracinquantenni, espulsi dai cicli produttivi, in sofferenza, con milioni di ore di cassa integrazione in essere. L’obiettivo resta il rilancio di autentiche politiche di sviluppo e di lavoro, lungo l’asse della ricerca e dell’innovazione, ridando slancio alla stessa impresa sociale, riformando però  l’anchilosata macchina burocratica italiana. Una strategia europea incisiva, per la revisione dei Trattati e dei Programmi, dal 2021 al 2027, a partire dalla Politica di Coesione, con il passaggio da 5 a 7 rubriche di spesa, sulle varie priorità della UE.

Qui, in primis per il nostro Mezzogiorno si dovranno rivedere le sue Agende ed Aree di intervento, superandone ritardi ed inefficienze conclamate, anche di regioni come l’Abruzzo ed il Molise, formalmente uscite dall’ Obiettivo 1, quanto surrettiziamente reinserite con misure nazionali, pur insufficienti, come quelle gestite da Invitalia (“Resto al Sud”), per frenare l’esodo massiccio dei suoi giovani “cervelli”, costretti a percorrere tutte le strade del mondo. Il Mcl non può che rappresentare la punta più avanzata di un Terzo Settore, che pur resta ibrido, nella sua riforma, per poter applicare un disegno coerente di sussidiarietà reale, compatibile ed incentivata, dalla programmazione pubblica, senza i rischi di un Paese diviso, dagli stessi progetti di autonomia differenziata delle regioni, che rischiano di minare alla base i servizi di cittadinanza primari, come il welfare e la sanità. Per questo il ruolo formativo del volontariato, specie d’ispirazione cristiana, si può rafforzare nei nuovi programmi delle Università italiane, insieme ai temi della cooperazione internazionale, accompagnandone le sue migliori “Buone Prassi”. In particolare quelle attivate nei Balcani, a partire dall’Albania, dallo stesso Mcl, per favorirne la nascita di un Terzo Settore vitale, per rappresentare i corpi intermedi, al fine di costruire una società civile robusta e libera, garanzia per lo stesso approdo, auspicabile, di questi Paesi, nella nuova Europa dei popoli.

 

Sergio Venditti

Presidente Mcl Abruzzo & Molise

 




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