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18/09/2019
Lo spartiacque di Renzi
La riconquista della segreteria del PD, appare, ad oggi, una via non percorribile, per cui l'opzione della 'cosa renziana' appare la scelta quasi obbligatoria.

Sciolto il nodo sul governo, passiamo ora ad esaminare quelle che sono le scelte che si pongono nel panorama italiano. La prima sarà sicuramente quella, che nei prossimi mesi, dovrà prendere Matteo Renzi. Rientrato prepotentemente sulla scena per evitare la catastrofica, innanzitutto per lui, ipotesi di elezioni anticipate, Matteo Renzi deve ora sciogliere il quesito sulla nascita o meno della "cosa renziana". Renzi appena si è presentato il pericolo di tornare alle urne, si è mosso immediatamente, e, per primo, ha lanciato l'idea di un governo 5Stelle-Pd. Lo ha fatto proprio lui che era sempre stato il più feroce oppositore ad una alleanza tra il partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle, tanto da imporre a Zingaretti, per essere segretario, il solenne giuramento, pubblico, di non fare mai una alleanza con i Cinquestelle. Dopo il suo discorso al Senato, Matteo, per favorire la nascita del governo Conte bis, è rimasto accuratamente fuori dalle trattative, ed ha tenuto fuori dal governo il "Giglio magico".

Ora però Renzi deve decidere il suo futuro, e, tra i personaggi politici, è quello che lo deve decidere per primo.

La prospettiva di rimanere buono e fermo fino alla fine della legislatura è, per lui, oggettivamente la peggiore. Sarebbe la cronaca di una morte annunciata. Arrivare alle elezioni senza avere il controllo del partito, significherebbe disperdere l'unico patrimonio politico di cui dispone: un folto gruppo di parlamentari.

Quindi, dato per scontato che vorrà evitare la fine della sua carriera politica (naturalmente non per stesso, ma per il "bene della nazione": non privare cioè la nazione di una "risorsa" come lui) dovrà, o riconquistare il partito, oppure diventare il segretario di una nuova formazione.

La riconquista della segreteria del PD, appare, ad oggi, una via non percorribile, per cui l'opzione della "cosa renziana" appare la scelta quasi obbligatoria. Certo non può farlo a ridosso delle elezioni, per cui l'ipotesi più probabile è che lo faccia alla Leopolda di quest'anno. Inoltre lo deve fare evitando di mettere a rischio l'esecutivo, a questo tendono tutte le dichiarazioni relative ad una separazione "consensuale". Infine deve essere sicuro di superare il 5%, e, tra tutte le variabili, questa è la più difficile da realizzare.

Ma, pur con tutte le difficoltà ed i pericoli che presenta l'opzione per una nuova formazione politica è l'unica percorribile per Matteo Renzi; che, ad ogni buon conto, si è già preoccupato di dotarsi di una sua struttura: i Comitati di "Azione Civica- Ritorno al futuro". Il primo passo sarà la creazione di gruppi autonomi rispetto al PD in Parlamento. Tale scelta inoltre garantirebbe un minimo di risorse finanziarie alla nuova struttura, tramite le rimesse dei parlamentari uscenti dal PD. Il passo definitivo dovrebbe avvenire alla Leopolda. Renzi ha dato appuntamento alla Leopolda per spiegare la sua posizione politica. Li dovrà, oltre che annunciare l'uscita, spiegare i motivi di questa decisione. Motivazioni che non dovranno naturalmente toccare il governo. Ma, in politica, le motivazioni, si trovano sempre. Le ha anticipate Maria Elena Boschi, esponente di spicco del Giglio Magico. La Boschi ha già spiegato che, un conto è fare un governo insieme per "responsabilità", ed un altro è quello di paventare una vera e propria alleanza politica con il movimento 5 Stelle come quella proposta da Zingaretti alle prossime regionali. La Boschi inoltre ha paventato il rischio di uno spostamento a sinistra del PD con il ritorno di Bersani e company, affermando che questo per loro sarebbe inaccettabile.

Contro la scissione si sono schierati tutti i dirigenti del Pd, da Zingaretti a Franceschini, passando per Orlano e Letta. Occorre vedere in concreto cosa pensa e cosa vorrà fare Zingaretti. Potrebbe anche, spaventato dallo "scisma renziano", tentare di evitarlo, proponendo a Renzi la Presidenza del PD. Tale soluzione rientra di certo nel carattere del "saponetta", ma Zingaretti dovrebbe pensarci non una ma cento volte prima di farlo. Renzi presidente del PD non si comporterebbe certo come Orfini o come Gentiloni, ma farebbe il Presidente a tutto tondo, e userebbe di certo la presidenza del PD come un grimaldello per riappropriarsi completamente del partito.

Giancarlo Moretti

 




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