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16/09/2019
La “X” di don Giussani: da diagramma sulla lavagna a monumento in sua memoria.
La linea orizzontale rappresenta la traiettoria della storia umana sopra la quale incombe la presenza di una X: destino, fato, quid ultimo, mistero, “Dio”.

Chissà se chi seguiva le sue lezioni di teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano negli anni Settanta avesse mai immaginato (tra cui lo stesso don) che “la X, l’ipotesi-Dio” sarebbe un giorno diventata non solo l’origine di due volumi Il senso religioso e All’origine della pretesa cristiana, ma pure un monumento.

Così è accaduto lo scorso lunedì 19 agosto, alla presenza del vescovo riminese mons. Francesco Lambiasi, del sindaco Andrea Gnassi e del vice presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione Davide Prosperi, presenti per l’inaugurazione. Il monumento, che ha ottenuto l’autorizzazione dalla Soprintendenza alle Belle Arti di Ravenna, è stato posato sulla grande aiuola della Rotonda “Don Giussani”, la principale rotatoria che porta alla Fiera vecchia di Rimini, ove sono state e vengono ospitate le varie edizioni del Meeting per l’amicizia dei popoli; e donato al comune dall’informale “Comitato per il monumento a don Giussani” e da singoli, associazioni e fondazioni della società civile, che in sinergia hanno raccolto le risorse finanziarie necessarie.

Meritano di essere ricordati i tre riminesi del Comitato, perché persone autorevoli: Marco Ferrini, Antonio Smurro e Sergio de Sio, rispettivamente il presidente del Centro internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero sociale della Chiesa e tra i fondatori del Comitato Nazaret, che dal 2014 organizza ogni 20 del mese un rosario per i cristiani perseguitati Medio Oriente, l’ex presidente del Meeting per l’amicizia dei popoli e l’ex vice sindaco di Rimini. Le stesse che riuscirono nel 2014, attraverso il “Comitato dei 5 ex sindaci di Rimini”, a far dedicare al sacerdote brianzolo la rotatoria.

L’architetto Marco Benedettini ha progettato e la Zambelli srl di Galeata (FC) ha realizzato l’opera commemorativa, ossia la riproduzione in pietra d’Istria e acciaio del diagramma con cui il fondatore di Comunione e Liberazione spiegava ai ragazzi delle scuole medie superiori e agli studenti universitari il mistero dell’Incarnazione, che differenzia il cristianesimo dalle altre religioni: tutte le religioni erano come tante frecce tese verso l’ipotesi-Dio, la “X”; e Gesù era quell’unica freccia che scendeva dal cielo rovesciando la prospettiva; questo lo scandalo del cristianesimo: Dio si è fatto uomo. Per di più, don Giussani accompagnava lo schema raccontando una storia affascinante: in una grande pianura tanti uomini costruivano edifici sempre più alti per tentare di raggiungere il cielo; a un certo punto tra di loro si presenta un uomo a lodare la dignità del loro sforzo; poi, con grande sorpresa di tutti, quest’uomo rivelava che Lui stesso è la “X”, la risposta alla loro ricerca.

Spiegazioni che si trovano all’interno dei due volumi nati da quella rappresentazione simbolica e citati all’inizio: Il senso religioso. Volume primo del PerCorso e All’origine della pretesa cristiana. Volume secondo del PerCorso. Quest’ultimo porta un capitolo ad hoc dal titolo “L’enigma come fatto nella traiettoria umana”, ove si può leggere: «Il pretendere una rivelazione riassume la situazione dello spirito umano nel concepire e realizzare il rapporto col divino secondo un’alternativa che questo schema esprime. La linea orizzontale rappresenta la traiettoria della storia umana sopra la quale incombe la presenza di una X: destino, fato, quid ultimo, mistero, “Dio”. L’umanità, in qualunque momento della sua traiettoria storica, teoricamente o praticamente ha cercato di capire il rapporto che intercorreva tra la propria realtà contingente, il proprio punto effimero e il senso ultimo di esso; ha cercato di immaginare e vivere il nesso tra il proprio effimero e l’eterno. Supponiamo ora che l’enigma della X, l’enigmatica presenza che incombe oltre l’orizzonte, senza della quale la ragione non potrebbe essere ragione, poiché essa è affermazione di significato ultimo, penetrasse nel tessuto della storia, entrasse nel flusso del tempo e dello spazio, e con forza espressiva inimmaginabile si incarnasse in un “Fatto” tra noi. Ma che significa “incarnarsi”, in questa ipotesi? Significa supporre che quella X misteriosa sia diventata un fenomeno, un fatto normale rilevabile nella traiettoria storica e agente su di essa. Questa supposizione corrisponderebbe alla esigenza della rivelazione. La possibilità che il mistero che fa le cose arrivi a implicarsi nella traiettoria storica, coinvolgendosi direttamente e personalmente con l’uomo, sarebbe irrazionale escluderla: abbiamo già visto come per natura nostra non possiamo prescrivere confini al mistero. Perciò, data la possibilità del fatto e la razionalità dell’ipotesi, che ci resta da fare di fronte a essa? L’unica cosa da fare è domandarsi: è accaduto o no?»

È accaduto come conferma la bimillenaria Tradizione cattolica e l'autorevole fondatore dell’”antropologia del sacro” Julien Ries, il quale asseriva - sulla base di studi solidi e sulla scia di storici delle religioni altrettanto validi quali Mircea Eliade – che l’Incarnazione di Cristo è la manifestazione divina o “teofania” definitiva. Non a caso il Ries gli fu amico e partecipò a quasi tutte le edizioni del Meeting tra il 1982 e il 2012.

Insomma, un monumento che è un segno di gratitudine per ciò che don Giussani ha fatto per la Chiesa e l’economia e l’immagine della città rivierasca, attraverso i frutti della “storia di popolo” che ha suscitato: gli Esercizi spirituali della Fraternità di Cl, degli universitari, dei lavoratori, il già citato Meeting per l’amicizia dei popoli, il più importante evento pubblico di origine cattolica i Italia, che da quarant’anni a questa parte coinvolge decine di migliaia di persone, etc.

Daniele Barale

 

 




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