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11/09/2019
Fed e Bce: la difficile scelta tra il bazooka e la pistola ad acqua
Il problema, oggi, finita l'emergenza della grande recessione, รจ quello di ritornare gradualmente ad una politica monetaria convenzionale

I banchieri centrali di Usa (Robert Powell) ed Europa (Mario Draghi e, da novembre, Christine Lagarde) avranno di fronte a loro nei prossimi mesi delle scelte di politica monetaria a dir poco complicate. La scatola degli attrezzi per l'utilizzo della leva monetaria ha, com'è noto, al suo interno tre utensili, differenti ma coordinati: 1) i tassi d'interesse; 2) gli annunci vincolanti (la forward looking) e 3) gli interventi sui mercati monetari. Finora la Fed (guidata da Ben Bernanke) e la Bce (guidata da Super Mario) hanno utilizzato il bazooka, coi tre utensili ricordati in precedenza, ovvero hanno praticato delle politiche monetarie non convenzionali (ultra-espansive) che hanno scongiurato la deflazione (negli Usa e in Europa) e la crisi dei debiti sovrani (in Europa). La grande recessione (nel 2008) seguita alla crisi dei mutui sub-prime, infatti, rischiava di far salire i tassi d'interesse reali, e ciò avrebbe spinto le economie del nuovo e del vecchio continente in una spirale di ristagno economico e diminuzione dei prezzi (stag-deflazione) dalle conseguenze nefaste. Notoriamente, per scongiurare questo rialzo le due Banche centrali più importanti al mondo hanno bruscamente abbassato i tassi d'interesse, portandoli a zero (la Fed) e sottozero (la Bce) con la politica monetaria ZIRP*, e sono intervenute con il “quantitative easing” (creando liquidità) e la strategia della forward guidance (la comunicazione puntuale delle future intenzioni riguardo la politica monetaria). Il problema, oggi, finita l'emergenza della grande recessione, è quello di ritornare gradualmente ad una politica monetaria convenzionale: la Fed lo aveva messo in cantiere prevedendo un rialzo dei tassi in tre fasi, cosa che poi non ha più fatto anche su pressione di Trump, mentre la Bce ha deciso di continuare la politica del bazooka riducendo però la quantità di liquidità impiegata. A complicare le strategie dei banchieri centrali, nel contempo, sono arrivati i segnali di una recessione economica globale provocata dalle guerre commerciali e valutarie innescate dal Presidente Trump. Ora Powell da una parte, e Draghi-Lagarde dall’altra, non sanno se continuare ad utilizzare il bazooka oppure se passare ad una pistola ad acqua (normalizzazione della politica monetaria), con il rischio di recessione alle porte. Chi sta meglio per ora di fronte alla congiuntura sono gli Usa. Il Pil reale americano, infatti, è aumentato del 2,0% nel secondo trimestre del 2019, mentre nel primo era aumentato del 3,1%. Nell'operato delle Banche Centrali, infatti, quando l'economia è nella fase del ciclo economico discendente, la disoccupazione è in aumento e l'inflazione è sotto controllo, viene in genere presa la decisione di abbassare i tassi d'interesse. Ma in questo caso l'economia degli Usa, seppur in rallentamento, ha un tasso di crescita ancora più che positivo, la disoccupazione ai minimi e l'inflazione vicina al 2%. Di conseguenza, non vanno abbassati i tassi d’interesse, visto che il loro ribasso non ha nessuna giustificazione economica. Ma come sapete la Fed lo ha fatto, venendo meno ai suoi annunci vincolanti (forward guidance) e così facendo ha contribuito a seminare incertezza nei mercati finanziari mondiali. Cosa fare ora? A nostro avviso andrebbe messo da parte il bazooka ed utilizzato lo scenario “pistola ad acqua”, con tutti i rischi che si porta dietro, che consiste nella graduale normalizzazione della politica monetaria, riportando i tassi d'interesse nominali in zona positiva. Prima della stagione del quantitative easing, infatti, la politica monetaria era meno audace e convenzionale coi banchieri centrali che si limitavano a muovere i tassi nominali a breve termine, con la quasi certezza che le loro scelte si sarebbero trasmesse ai tassi nominali a lunga,  influenzando in questo modo la crescita economica. La normalizzazione, ovvero riportare i tassi d'interesse in campo positivo, ha una funzione che non va sottovalutata. Ricreare un margine di manovra per la politica monetaria, ovvero la possibilità di abbassare i tassi in caso di necessità che si può fare solo se i tassi non sono vicini allo zero o addirittura in campo negativo. Per questo motivo bisognerebbe tornare al più presto alla stagione ricordata in precedenza. 

Marco Boleo

* politica del tasso d'interesse zero

 




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