PRIMO PIANO
05/09/2019
Ricostruire i luoghi della Politica
Occorre incrementare gli spazi di partecipazione, favorire il dialogo sociale, dare voce e ruolo a quanti offrono il proprio lavoro, la propria presenza all’interno di un agire quotidiano, in stretto contatto con la gente

Queste ultime settimane ci stanno consegnando un quadro della politica desolante i cui effetti sul futuro del Paese rimangono incerti e oscuri; in assenza di un progetto di sviluppo condiviso, si vedono oggi alleate due forze politiche che fino a ieri si erano strenuamente contrapposte, con visioni opposte della società, del lavoro, dell’economia.

Si aggiunga l’analfabetismo istituzionale, la violazione delle più elementari norme procedurali, le campagne elettorali dalle aule del Senato o della Camera, un linguaggio anomalo e violento: elementi che rendono lo scenario ancora più confuso e preoccupante.

Riportare il tutto ad una sana e corretta prassi non sarà semplice e il rischio concreto è che alla fine la quadra, al di là dei proclami, si possa trovare su temi ideologici cari alla sinistra e non privi di attrattiva anche all’interno dei 5S, che nulla potranno offrire in termini di prospettiva e di visione futura per il Paese.

Dal populismo al trasformismo la strada è stata veramente breve.

Il mantenimento del potere per il potere!

Certo in tutto questo vi è una responsabilità della Lega e di Salvini in particolare, convinto di poter trasformare i sondaggi in voti reali, confidando, forse in maniera abbastanza ingenua in un immediato ritorno alle urne, confermando così la sua vocazione elettorale piuttosto che dimostrare una sua attitudine quale uomo di governo, aspro e incurante del ruolo che ricopriva, uniforme in un impegno che ha assolutizzato attraverso demagogie prive di acume politico nella pericolosa “convinzione” sovranista.

“Conti” sbagliati anche con Conte che da mediatore tra due forze antitetiche tra loro quali la Lega e i 5S, assume oggi un ruolo politico pieno apprestandosi a varare un nuovo governo, connotato non più da una base contrattuale, ma dalla volontà di cogliere un’opportunità senza pari da parte di un PD lacerato al proprio interno e più volte soccombente nelle ultime tornate elettorali. Con un Renzi mai rassegnato il cui desiderio di leadership rimane vivo e un Movimento, quello dei 5S che non ha alcuna intenzione di abbandonare il tanto vituperato “Palazzo”.

Non sarà certo facile per Conte svincolarsi da questi giochi di potere da cui si spera rimanga fuori. I rapporti internazionali intessuti nella precedente esperienza governativa giocheranno certamente in suo favore.

Tutto ciò continua a alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni, viste come entità lontane dai bisogni e dalle aspettative della comunità civile, una comunità che non si sente più rappresentata e che, al contempo, si sente esclusa da ogni forma di partecipazione.

Ha senso andare a votare? E’ la domanda che in molti si pongono.

La risposta è certamente affermativa. Occorre andare a votare, ma occorre in primo luogo ricostruire i luoghi della politica, quella vera!

Occorre incrementare gli spazi di partecipazione, favorire il dialogo sociale, dare voce e ruolo a quanti offrono il proprio lavoro, la propria presenza all’interno di un agire quotidiano, in stretto contatto con la gente, con le loro attese e i loro bisogni. Fare in modo che ci si possa riappassionare all’impegno civile e politico.

Questa è una responsabilità che spetta innanzitutto ai cattolici ma che deve coinvolgere tutti gli uomini di buona volontà, oserei dire tutti gli uomini liberi e forti, se questo termine non fosse stato usato e, forse abusato soprattutto in questi ultimi mesi. L’appello di Don Sturzo, infatti, è stato evocato e declinato in più occasioni attraverso seminari e convegni, anche importanti; ma spesso si è dimenticati un aspetto di Don Sturzo che invece avrebbe meritato ampio e forse esclusivo risalto.

Per Don Sturzo l’impegno politico era la diretta conseguenza di un pensiero “pensato” teso a suggerire tanto una visione politica quanto, e soprattutto, un’azione mirata. Quell’azione che oggi purtroppo manca e che necessita di grande coraggio; il coraggio di assumersi una responsabilità nei confronti del Paese, senza riserbo o timidezza o, ancor peggio, nell’attesa che si verifichino migliori condizioni per agire.

I tempi sono maturi! Noi siamo chiamati al qui e ora.

“Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con le sue difficoltà” (Aldo Moro).

E’ l’unica possibilità per evitare un peccato di omissione che con “consapevolezza irresponsabile” finora, buona parte del mondo cattolico sta commettendo.

E’ un momento di transizione che necessita del nostro impegno concreto, ricostruire i luoghi della buona politica; accantonare i luoghi e i modi che vedono impegnato il mondo cattolico in farraginose analisi e varcare la soglia di un’azione, che seguendo il mandato della DSC, sia dirompente ed alternativa.

Senza indugi, forti di idealità alla base del nostro impegno, radicato nei territori, noi sentiamo il dovere di porci al servizio di un Paese, dimentico del ruolo politico che ha caratterizzato la storia di un recente passato, saldo nei valori promossi dalla Costituzione, sulla scia di una democrazia condivisa e partecipata, nell’ambito di un’Europa che sappia ripercorrere la strada indicata dai Padri fondatori.

Mcl e l’Associazione Esserci con il manifesto “Si all’Europa per farla”, un esempio e un’indicazione l’hanno data. Bisogna proseguire su questa strada.

Fondamentale in quest’azione è il ruolo politico dei corpi intermedi, di cui la politica per poter riuscire nei propri intenti non può fare a meno, Abbiamo estremamente bisogno di una politica che possa perseguire obiettivi di eguaglianza sociale, che possa ristabilire il ruolo primario e la presenza dello Stato quale subsidium alle comunità locali, ai corpi intermedi, a tutte le forze sociali e culturali.

Mcl ne parlerà a Senigallia nel fine settimana, lanciando qualche proposta concreta.

Ridare voce alla gente, chiamarla a un protagonismo attivo, fare in modo che le indubbie eccellenze e le potenzialità che emergono in ogni campo non rimangano espressione di minoranza non in grado di influenzare scelte coraggiose e necessarie.

Noi ci dobbiamo sentire addosso questa responsabilità che è nostra e impegna laicamente solo noi stessi.

Su questo si fonda l’essere nuova classe dirigente, nel sapere che è nostro dovere coniugare i valori, coniugare  cioè, il senso della nostra missione con le competenze che rendono concreto e visibile il ruolo di servizio verso le donne, gli uomini e soprattutto i giovani di questo Paese.

Occorre più coraggio da parte di tutti, maggiore partecipazione e maggiore coinvolgimento di tutti gli attori sociali. C’è bisogno di un nuovo patto sociale che abbia come unico obiettivo la rinascita politica, economica e sociale del Paese.

Basta con gli indugi!

 

Vincenzo Massara

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet