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02/09/2019
Quale potrebbe essere il senso della nascita di un nuovo centro politico?
se un nuovo centro politico non fosse portatore di una rivoluzione, sarebbe come uno dei tanti partitini di cui nessuno sente la necessità

Da più parti si sta evocando la nascita di un partito di centro; c’è chi richiama i cattolici a raccolta, c’è chi, ritenendo che il centrismo non proponga l’appartenenza ideologica chiara, si richiama a una visione di un liberismo laico e senza freni, altri offrono una visione specifica socialdemocratica ma non soddisfano le altre formule citate.

Pensare alla nascita di una formazione politica di centro su queste basi, come altre esperienze di partiti cattolici, socialdemocratici o liberisti hanno dimostrato, è semplicemente fallimentare, in quanto si idealizza un contenitore assolutamente vuoto, privo di contenuti, tranne che l’espressa volontà di presidiare un’area che, specialmente nelle ultime vicende politiche, avverte un notevole fastidio per formule vecchie e stantie che non stanno dando risposte chiare e soddisfacenti alla base elettorale, ai cittadini che lavorano al mondo della produzione. Insomma, della nascita di un altro partito che non offra una proposta diversa dal passato e dal presente, non se ne sente la necessità.

Quale potrebbe (e deve) essere il senso della nascita di un nuovo centro politico?

Intanto, il reale superamento della prima Repubblica; sostanzialmente, non essendo cambiata la Carta Costituzionale, la Repubblica è sempre quella nata col referendum del 1946. Guardando in faccia la realtà, sono cambiate le generazioni dei personaggi politici che, con la fase di mani pulite, si sono alternati con variegate vicende, spesso fallimentari. Politici che prima erano portaborse o segretari particolari di passati uomini di partito, successivamente ne hanno preso il posto, ma senza una chiara visione di governo del Paese che ha portato la Politica ad essere un teatrino di “tante maschere e pochi volti”, che con grande disinvoltura hanno cambiato casacca, o l’intero schieramento di appartenenza, per cui nel Popolo è nato quel disorientamento che ha rinfoltito e dato origine al partito degli indecisi, che sono quella famosa maggioranza cui tutti vogliono raccogliere sotto la propria bandiera.

Come fece don Sturzo, con l’Appello “Ai liberi e forti”, che cento anni fa rappresentò una grande rivoluzione culturale e politica a fronte di una classe di governo stantia e povera di idee innovative, così oggi è necessaria una forza che proponga una nuova tipologia di Stato e una nuova formula politica.

Pur riaffermando l’unitarietà della Repubblica, è necessario, oggi più che mai, prendere atto che esistono distinte comunità territoriali con proprie necessità, con diversificate strutture economiche, che continuamente rivendicano autonomia politica e di governo, di autonomia finanziaria e di autonomia normativa primaria e secondaria di carattere generale, quindi un nuovo centro politico deve, necessariamente, guardare a un nuovo modello di Stato regionale ulteriormente decentrato rispetto alle mezze formule fin qui adottate.

Lo Stato centrale mantiene le funzioni essenziali relative alla sua unitarietà e sovranità, quindi competenze in materia di politica estera, politica militare, politica della giustizia e governo della finanza. La difesa della libertà e dei diritti civili, etico-sociali, economici e politici riconosciuti dalla Costituzione. Le competenze dello Stato permangono nei settori di politica estera e rapporti internazionali; difesa nazionale e sicurezza pubblica; diritti pubblici soggettivi; politica della giustizia penale, civile, amministrativa, tributaria e contabile, ordinamento civile e penale e sanzioni penali, riequilibrio della politica monetaria relativamente all’Euro e all’Europa; contabilità dello Stato e finanza statale; allo Stato deve rimanere la programmazione economica generale ed azioni di riequilibrio, politica industriale ed energetica, delle infrastrutture, dei trasporti e delle grandi comunicazioni; tutela dell'ambiente e dell'igiene pubblica; istruzione (con programmi nazionali, integrati con una forte percentuale di autonomia didattica e programmatica, maggiore rispetto a quella attuale), ricerca scientifica e tecnologica e tutela della proprietà artistica, letteraria ed intellettuale, ordinamento generale dell'università; previdenza sociale ed ordinamento generale della tutela e della sicurezza del lavoro; disciplina generale dell'organizzazione e del procedimento amministrativo; materia elettorale; ordinamento delle professioni; statistica, pesi e misure; armi ed esplosivi; poste e telecomunicazioni; ordinamenti sportivi di interesse nazionale.
Si rende necessario, dunque, valutare la possibilità che gli Statuti speciali delle Regioni che già ne godono, siano estesi a tutta la Nazione, in maniera tale che ogni Regione garantisca e sia responsabile dello sviluppo delle piccole attività imprenditoriali bilanciate con la tutela dell'ambiente, in un'ottica, quindi di una maggiore decentralizzazione.

In un tale contesto, quindi, necessita un forte potere centrale che abbia forza di controllo e stabilità di Governo; quindi ampliamento dei poteri del Capo del  Governo (come avviene per il Cancellierato); legge elettorale proporzionale pura; superamento dell’attuale falso e dannoso bipolarismo; Camera delle Regioni e dei Comuni con la quale il Governo centrale contratti le leggi decentrate; la possibilità della sfiducia al Governo solo se ne esistesse uno già pronto a sostituire quello esistente. Solo così si evitano le scene da teatro in cui i soggetti recitano a tema libero.

Certo, sono ipotesi, proposte; ma se un nuovo centro politico non si ponesse come portatore di una rivoluzione, sarebbe come uno dei tanti partitini di cui nessuno ne sente la necessità.

Alberto Fico
 




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