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09/07/2019
Il fallimento degli scaricabarili
Lo scaricabarile รจ diventato lo sport nazionale di entrambi i protagonisti

Zingaretti-Raggi le due facce dello stesso fallimento. E' sotto gli occhi di tutto il mondo il degrado in cui versa la capitale d'Italia. I problemi di Roma sembrano non finire mai. Oltre al disastroso stato delle sue strade, ridotte a mulattiere piene di buche, oltre al disastroso stato della sua metropolitana e dei suoi mezzi pubblici di superficie, il limite si è raggiunto con la mancata raccolta dei rifiuti da parte dell'AMA. Che il livello raggiunto sia drammatico e che metta addirittura in pericolo la salute dei suoi abitanti,i cittadini di Roma, lo sapevano ben prima che i responsabili pubblici lo denunciassero. Basta camminare per le strade della Capitale in queste calde giornate di luglio per vedere, e soprattutto sentire con il proprio olfatto, lo spettacolo immondo della bellezza della città eterna oltraggiata oltre ogni possibile immaginazione. In tutto questo esplode la polemica tra la Sindaca Raggi ed il Governatore del Lazio (oramai part-time con il suo gravoso incarico di Segretario Nazionale del PD). Lo scaricabarile è diventato lo sport nazionale di entrambi i protagonisti, lungi dal preoccuparsi del bene della città, di una sana ed onesta autocritica, e soprattutto di rimboccarsi le maniche per "amministrare degnamente" Roma ed il Lazio, si preoccupano soltanto dei dettami della “comunicazione" e di lanciarsi accuse vicendevoli tramite twitter, facebook e video. Ora che i problemi di Roma, partendo dalla raccolta dei rifiuti, non siano stati creati dalla Sindaca Raggi è di tutta evidenza. Ma al terzo anno di amministrazione un bilancio di questa sindacatura occorre pur darlo. Ed il bilancio non può che essere di bocciatura. Non basta dire che i problemi sono stati ereditati per sollevarsi la coscienza. I romani si meritavano che almeno questi problemi non si aggravassero. La realtà evidente agli occhi di chiunque viva a Roma è un’altra. In questi anni la situazione è peggiorata sotto tutti i punti di vista. Inoltre non vi è nessuna "visione" politica sul futuro di Roma e sulla soluzione dei suoi problemi. Se è vero che il Piano di rifiuti è di competenze della Regione Lazio, e quindi di Zingaretti, e non del Comune di Roma, è anche vero che Roma è ampiamente dipendente dal resto dell'Italia per il trattamento dei suoi rifiuti. Roma sconta la mancanza di impianti nel suo territorio, e non ha neanche un centro di stoccaggio temporaneo per far fronte alle prevedibili crisi nel sistema.

E l'attuale crisi era più che prevedibile, deriva dai lavori di manutenzione al TMB di Malagrotta che ha ridotto in questo periodo la lavorazione di 500 tonnellate di rifiuti. Un centro di stoccaggio si realizza in pochi giorni. L'Ama da tempo chiede all'Amministrazione Comunale di poterlo realizzare a Ponte Malmone o in altri terreni di sua proprietà, ma Roma Capitale non prende una decisione. Il non decidere, nella più benevola delle interpretazioni, dipende dalla paura delle proteste dei cittadini, ma se ti sei candidata a Sindaca è tuo dovere prendere delle decisioni, motivandole certo in anticipo senza farle piombare dall'alto, ma devi comunque prenderle quando sono vitali per il bene comune della città che amministri. Per realizzare anche gli altri impianti occorre sicuramente del tempo ma se mai si prende una decisione mai si realizzeranno. Per un termovalorizzatore ci vogliono sette anni, per un impianto di compostaggio tre anni, per una discarica sei mesi. Ma in tre anni non si è fatto partire nulla. Inoltre Roma paga anche la storica contrarietà dei cinque stelle ai termovalorizzatori per un "ambientalismo d'accatto ideologico" che pervade sicuramente gli attivisti grillini, ma non sappiamo quanto i loro elettori. Perché non si fa un referendum sui termovalorizzatori? Da parte dei 5 Stelle si parla tanto di democrazia diretta, ma nella realtà ci si guarda bene dall'applicarla. Infine non dimentichiamo la cronica mancanza di mezzi e personale di Ama, ed anche questo è di sola competenza capitolina. Nel frattempo è intervenuta la famosa ordinanza della Regione Lazio, tramite la quale Zingaretti si erge a "salvatore" di Roma ed anzi impone al Comune di "ripulire" tutto in sette giorni.

Ma anche qui il senso del ridicolo non ha mai fine. Zingaretti si dovrebbe ricordare che è Governatore del Lazio, responsabile del Piano rifiuti, dal 12 marzo 2013, che precedentemente è stato Presidente della Provincia di Roma dal 2008 al 2012, e che il suo partito ha governato Roma, con la sola parentesi della sindacatura Alemanno e dai tre anni della Raggi, dal 1993 per limitarci al dopo "prima repubblica". Al di la delle polemiche spicciole sull'attuale ordinanza, occorre dire che non è vero quello che dice Zingaretti che il Lazio, a parte Roma, è "in equilibrio" sul ciclo rifiuti, se lo è sul trattamento dei rifiuti non lo è certamente per quanto riguarda lo smaltimento per cui ricorriamo alle altre regioni ed anche all'estero. Zingaretti inoltre ha la grande colpa di non aver aggiornato il piano rifiuti (quello vecchio, perché quello nuovo sonnecchia come è abitudine del Governatore fare "sonnecchiare" tutto) dopo la chiusura della discarica di Malagrotta ed anche dopo la sospensione dell'accordo con la Regione Toscana, affidandosi solo a soluzioni di emergenza con accordi con altre regioni (vedi legge sblocca Italia che ha reso possibile l'export presso tutte le regioni italiane). In tutto questo Roma è ancora sommersa dai rifiuti, è ancora costretta a pagare la TARI più alta d'Italia, è costretta a pagare fior di milioni, una media di 140 milioni l'anno, e soprattutto soffre il giudizio internazionale di capitale europea peggio amministrata per colpa del fallimento degli scaricabarili.

Giancarlo Moretti

 




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