Alla fine del quattordicesimo incontro il lungo conclave europeo ha visto la “fumata bianca” annunciare che il prossimo futuro per le Istituzioni Europee sarà caratterizzato da due donne: entrambe di area partito popolare la tedesca Ursula Von der Leyen guiderà da Bruxelles la Commissione Europea e la francese Christine Lagarde andrà alla Presidenza della BCE a Francoforte. Il piano è completato col belga Charles Michel al consiglio e con lo spagnolo Josep Borrell - già presidente del Parlamento Europeo - quale Alto rappresentante per la politica estera. Il primo dato da rilevare è che il metodo degli “spitzen kandidat” va in soffitta - e sembra per sempre!-: non ci sarà più un candidato di punta (quale era stato Weber per il PPE) - sintesi della designazione a capolista dei partiti. I capi di Stato e di Governo hanno scelto - favoriti anche dalla frammentazione del voto europeo di maggio - secondo “una nuova logica franco-tedesca”!
Macron ha “vinto” su tutti i fronti (non voleva Weber, ha una francese alla BCE), la Merkel, alla fine, comunque ha portato a casa la Presidenza della Commissione (e molti altri importanti i carichi sono riservati a tedeschi). I Paesi di Visegrad hanno giocato un ruolo importante ed essenziale, ed insieme all’Italia hanno contribuito ad evitare che un socialista - così come previsto dal primo accordo Franco-tedesco - fosse il nuovo Presidente della Commissione. Timmermans alla fine è uscito cardinale dal conclave che lo vedeva già Capo generale. La signora Von der Leyen è un volto molto noto nella politica tedesca ed europea: a lungo ministro della Cancelliera Merkel, si è occupata di famiglia e lavoro prima di essere alla difesa. Donna molto rigida e “rigorista” potrebbe però ampliare molto il lavoro fatto da Juncker in tema di Europa sociale. Possiamo oggi esprimere un certo ottimismo per il futuro delle nostre istituzioni: il recupero dei valori essenziali passa attraverso questa nuova esperienza e la storia personale di queste sue donne ci fa oggi pensare che la “concretezza” possa essere di nuovo al centro della politica europea.
Davide Sassoli è stato eletto nuovo presidente del Parlamento Europeo, continuerà il lavoro svolto da Antonio Tajani, e permetterà al nostro Paese di avere un incarico prestigioso in questa nuova legislatura. L’accordo poi, nella tradizione, prevede che Weber possa essere il Presidente nel secondo periodo tra due anni e mezzo. Con l’augurio di buon lavoro noi auspichiamo anche una riflessione profonda sul ruolo delle Istituzioni europee: se l’indicazione dei partiti verso un capolista - e con Junker la cosa aveva funzionato - non sarà più metodo dovremo abituarci a “conclavi” sempre più lunghi e difficoltosi. La soluzione che si trova nella notte dei vertici a Bruxelles non potrà alla lunga essere accettata da un Parlamento Europeo - che già manifesta oggi malumori - e che chiede di ampliare e definire i suoi ruoli e competenze di assemblea eletta a suffragio universale. La seconda considerazione riprende l’asse Franco- tedesco che anche in questa occasione ha rappresentato il baricentro di tutta l’operazione politica: il nostro Paese, fondatore dell’UE, deve saper tornare ad essere il primo interlocutore di questa ribalta. Gli altri “mini assi” oggi non ci possono sostenere nella prospettiva di governo: la nuova commissione europea dovrà guardare alla “concretezza” delle cose ma non dovrà permettere il vuoto delle idee! Nel rilanciare i valori fondanti dovrà fare attenzione perché questa volta non ci sarà una prova di appello.
Piergiorgio Sciacqua