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04/07/2019
La mancata infrazione all’Italia
La decisione di non aprire la procedura di infrazione contro l’Italia, arriva alla conclusione di un periodo che definire “montagne russe” non è certo esagerato.

La decisione della Commissione europea non giunge certamente inattesa. Al di là delle consuete previsioni catastrofiste del Corriere della sera e di Repubblica, era abbastanza prevedibile una chiusura positiva sulla procedura di infrazione. La situazione dei conti italiana è sostanzialmente solida, i risparmi sui due provvedimenti più discussi, quota cento e reddito di cittadinanza, hanno permesso di far quadrare i conti in maniera sostanzialmente ineccepibile. Lo stesso Presidente della Repubblica, con una dichiarazione inusuale, aveva affermato che “non vi sono i presupposti per sanzionare l’Italia.” Anche lo spread aveva scommesso sulla pacificazione Italia-UE, scendendo addirittura a circa 200 punti. Inoltre la situazione politica europea alle prese con una transizione particolarmente difficile, sconsigliava di arrivare ad una sanzione mai applicata prima nella storia dell’UE.  Con l’eliminazione della procedura di infrazione viene eliminato uno degli ostacoli maggiori alle elezioni anticipate. Salvini, osservano in molti, potrebbe a questo punto decidere di passare “all’incasso” dei voti che le ultime elezioni ed i sondaggi gli attribuiscono. In realtà, almeno prestando fede alle sue dichiarazioni, vuole continuare l’esperienza del governo giallo-verde. Ragioni per interrompere questa alleanza di governo, al di là dell’opportunità di una prevedibile vittoria leghista, in realtà c’è ne sono in abbondanza, e sono tutte legate allo sviluppo economico dell’Italia.

Salvini sa che senza un deciso innalzamento del PIL è impossibile far abbassare il debito pubblico italiano. Si può anche azzardare una politica di sviluppo dell’economia a debito, a patto però di non fallire il risultato della crescita economica. Ma il Ministero dello sviluppo economico è in mano ai 5 Stelle ed a Di Maio, e questo crea grosse preoccupazioni. Cosi come il Ministero del Lavoro.

I dossier aperti sono tanti. Il primo, di valenza anche simbolica, la TAV, in realtà è stato portato a casa da Salvini, ma gli altri sono tutti di incerto esito. Parliamo ad esempio dell’ILVA di Taranto, aver cambiato le carte in corso d’opera sulla manleva mette a rischio oltre 11.000 posti di lavoro. Ma in ballo c’è anche una bella fetta di PIL italiano. Una analisi di SVIMEZ ha rilevato che da quando l’impianto è stato sequestrato fino ad oggi (2012-2019), sono andati in fumo circa 23 miliardi di euro di Pil, l’1,35% cumulato della ricchezza nazionale. Da questo studio è emerso che «l’impatto sul Pil nazionale è pari ogni anno, fra il 2013 e il 2018, a una perdita secca compresa fra i 3 e i 4 miliardi di euro, circa due decimi di punto di ricchezza nazionale». Senza parlare della questione Autostrade. La superficialità di Di Maio è stata dimostrata dall’aver definita “decotta” una società quotata in borsa a mercati aperti. Parliamo inoltre di una società con migliaia di dipendenti (31.000 Atlantia di cui 7350 in autostrade S.p.a.). La revoca deve essere ben meditata, innanzitutto legalmente, onde evitare clamorosi autogol in risarcimenti ingentissimi, ed anche economicamente e socialmente. La questione Atlantia si incastra anche con il dossier Alitalia (11.601 dipendenti) Senza parlare poi della crisi de Il Mercatone di Whirlpool e via di seguito. Su tutte queste questioni pare che la Lega abbia le idee chiare, mentre il Movimento 5 stelle sembra brancolare nella confusione più totale. Anche sulla questione flat tax, indispensabile secondo la lega per far ripartire l’economia, il Movimento 5 Stelle è molto dubbioso.

Se poi a tutto ciò aggiungiamo la questione clandestini, con l’ultimo caso della nave Sea Watch - in cui tutti a partire dai deputati PD saliti a bordo, al GIP di Agrigento per finire a Saviano, sembrano essersi messi d’accordo per far salire la Lega nei sondaggi alla stratosferica cifra di 37/38 % - si arriva alla tempesta perfetta per una crisi anticipata.

Ma cosi pare che non la pensi Salvini, deciso a far superare al governo il prossimo autunno. A ciò lo induce probabilmente il fato che devono ancora definirsi le questioni relative alle alleanze con cui presentarsi alle urne. Certamente aspetterà la definitiva uscita di scena di Berlusconi, ma vorrà anche vedere se potrà andare da solo o con Fratelli d’Italia, cosi some non gli è chiaro cosa succederà al Movimento 5 Stelle. Se va a sinistra, se si divide, se una parte a sinistra ed una con lui: la partita grillina è ancora tutta aperta.

Quindi il governo supererà quasi certamente l’autunno. Ma è altrettanto certo che si arriverà prima o poi alle elezioni anticipate. Una questione è assolutamente dirimente: la prossima elezione del Presidente della Repubblica. Salvini certamente non farà eleggere il prossimo Presidente della Repubblica da questo parlamento, il prossimo gli consentirebbe di avere numeri sufficienti per condizionare pesantemente la scelta del futuro inquilino del Quirinale, l’occasione è troppo ghiotta per farsela sfuggire. Se poi riuscisse, per una straordinaria congiunzione astrale, anche ad ottenere una riforma della giustizia potrebbe riuscirgli il "Grande slam".

Giancarlo Moretti




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