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04/07/2019
Favole e numeri del Governo
Nel primo trimestre del 2019, secondo l’istituto di statistica, il deficit di bilancio ha raggiunto il 4,1% del Pil

La favola che gli esponenti del governo gialloverde in carica vanno ripetendo da mesi è che il nostro paese per colpa dei governi precedenti ha uniformato le sue politiche di bilancio alle condizioni restrittive imposte da Bruxelles. Facendo discendere da questa narrazione che la causa principale della mancata crescita dell’Italia sta proprio nelle politiche fiscali restrittive praticate nell’ultimo lustro. Eppure si dimostra senza difficoltà che gli attuali governanti, con Salvini in testa, hanno torto marcio e che Renzi e Gentiloni hanno praticato politiche fiscali pro-cicliche, pur nel rispetto dei vincoli europei. In realtà Salvini agita lo spettro dell’austerità della quale in Italia non v’è traccia almeno dal 2013. Vediamo perché. Facendo ricorso a qualsiasi manuale di finanza pubblica si scopre che l’austerità viene misurata col saldo primario del bilancio pubblico, dato dalla differenza tra le entrate e le spese della Pubblica Amministrazione, al netto della spesa per interessi pagata sul debito pubblico in circolazione. Pertanto seguendo la regola definitoria ad un saldo di bilancio primario positivo e in crescita corrisponde un maggiore risparmio della Pubblica amministrazione e di conseguenza una maggiore austerità, e viceversa. Guardando l’andamento del bilancio pubblico italiano si scopre però che il saldo primario è rimasto leggermente positivo, ma in diminuzione e di conseguenza la posizione fiscale è stata espansiva. Hanno ragione quindi il Ministro dell’economia Tria ed il Governatore Visco che nelle politiche di bilancio non esistono pasti gratis. Il debito pubblico si riduce ricostituendo un maggiore avanzo primario, il che esclude che si possano ridurre le tasse ‘trumpianamente’ in deficit come vorrebbe fare il Ministro Salvini, altrimenti la procedura d’infrazione andrebbe avanti. Ora mettendo da parte la favola e la procedura d’infrazione sulla quale ritorneremo alla fine, passiamo all’interpretazione dei numeri dell’economia italiana forniti di recente dall’Istat. Nel primo trimestre del 2019, secondo l’istituto di statistica, il deficit di bilancio ha raggiunto il 4,1% del Pil mentre la pressione fiscale è aumentata dello 0.3% rispetto al primo trimestre dello scorso anno.

L’elevato disavanzo, invece, ha prodotto un aumento nel reddito dei consumatori dello 0.9% rispetto a quello di fine 2018 che però non ha tirato la domanda di consumi perché le famiglie vista l’incertezza sul futuro, visto l’aumento del deficit hanno deciso di aumentare i risparmi dello 0,7%. Un risultato questo che l’economista premio Nobel Franco Modigliani aveva già scoperto trent’anni fa prendendo in esame trentatré paesi. Nel contempo alla riduzione dei consumi s’è aggiunta quella degli investimenti delle imprese, che vedendo diminuire la quota dei profitti dello 0,6%, hanno ridotto gli investimenti  dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Riassumendo, il ristagno economico attuale è stato provocato dal deficit elevato, dalle maggiori imposte, e dalla incertezza di famiglie e imprese su quello che riserverà il futuro. In questo contesto quindi va evitata come la peste la procedura di infrazione approfittando anche dell’amo che la Commissione sembra averci lanciato. Fonti provenienti da Bruxelles, infatti, riportano che esistono margini di manovra nel dialogo tra la Commissione europea e il Governo gialloverde, ma con l’impegno di quest’ultimo a rispettare le regole fiscali in futuro. Vista l’attuale congiuntura economica negativa in Europa la Commissione fa bene, a nostro avviso, ad interpretare in maniera più flessibile le regole fiscali e l’Italia potrebbe mettersi in regola con un assestamento dei conti che preveda l’utilizzo dei risparmi di Quota 100 e del Reddito di cittadinanza. Unitamente ai 2 mld di euro già accantonati con la scorsa Legge di bilancio ed alle maggiori entrate fiscali. La Commissione in questo modo potrà mettere una pietra sopra sulla procedura d’infrazione. Almeno per quest’anno.  Visto che tutto si rinvia alla prossima Legge di bilancio quando andranno a regime sia il Reddito di cittadinanza che Quota 100, senza dimenticare le clausole di salvaguardia sull’Iva che andrebbero sterilizzate. Intanto per ora va sfruttata l’apertura giunta da Bruxelles accantonando le manovre trumpiane di riduzione delle tasse in deficit che ha in mente Salvini. Poi si vedrà. 

 Marco Boleo

 

 




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