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17/06/2019
Omaggio a Zeffirelli
Rileggere la sua storia nel cinema attraverso le sue opere possiamo capire l’amore e l’impegno che Zeffirelli ha dato, ma soprattutto la sua fiducia nell’uomo

Il grande regista ci ha lasciati. Rileggere la sua storia nel cinema attraverso le sue opere possiamo capire l’amore e l’impegno che Zeffirelli ha dato, ma soprattutto la sua fiducia  nell’uomo, fuori da ogni schema sociale  e i suoi drammi, ma  in un rapporto sincero  con Dio e i fratelli. La cartina di tornasole la  deduco  dalla sua filmografia lunga, meditata, voluta e  col suo talento espressivo che gli ha permesso di raggiungere spesso i vertici dell’arte. Provo a   dare una visione generale prendendo a mò di esempio, un suo celebre film del 1977, ”Gesù di Nazareth”. Gesù di Nazareth viene presentato in due parti, la prima inizia con l'annunciazione, prosegue con gli episodi dell' infanzia di Gesù e si completa con gli avvenimenti più significativi della vita pubblica del Maestro che, prima di lasciare la Galilea, annuncia la propria missione e profetizza la tragedia della crocifissione. La  seconda parte è preceduta da una significativa sintesi della parte precedente: il battesimo, la resurrezione della figlia di Giairo, i miracoli, quindi espone gli episodi più significativi dell'ultima settimana a Gerusalemme, dall'ingresso, la cacciata dei profanatori del tempio, l’ ultima cena, la passione, condanna, crocifissione, resurrezione e missione degli apostoli. All'insigne regista toscano  va subito  riferito che è un vero maestro nell'uso del colore dopo avere i suoi film precedenti: Romeo Giulietta e Fratello sole sorella luna. Poi, costruisce e letteralmente mette insieme nel suo Gesù un compromesso tra come lo avrebbe fatto muovere tra le sciare d'Israele e come Gesù ce lo  hanno raccontato. L’originalità: il regista  prova a restituirci il Cristo non lesinando spettacolarità e grandi scene ma ricostruisce ambienti, luoghi, scenari essenziali, palazzi splendidi e villaggi poverissimi, forse risentendo del  kolossal senza contaminarsi. Quasi sempre i  miracoli avvengono laddove vivono o si riversano gli oppressi e diseredati. La   figura di Pilato non si accorge dell'esistenza del Nazareno quando è costretto ad interessarsi al caso appare come divorato dal dubbio, lui che è ambasciatore del più enorme regno che la storia  abbia mai conosciuto,  sembra disarmato davanti al figlio del falegname. Ma la ragion di Stato, come accade sempre, impone cautela, Roma è lontana, ma di questo nessuno deve accorgersi.

Ma a Pilato gli serve l’appiglio qualcosa che serve la coscienza e i buoni rapporti con i sacerdoti allora preziosi addomesticatori;  la parola passa al Popolo e  il verdetto della giuria giungerà senza processo né appello. Come sempre funziona l'antagonismo tra bene e male, ma c'è di più una dimensione insondabile che in qualche modo il film lascia volutamente filtrare. Per  Zeffirelli  non è Gesù uomo d'azione, non è la sua predicazione scandita da una serie di miracoli e prestazioni mozzafiato, ma e un Gesù  figlio di uno scorrere antico , ma è attraente e lo spettatore resta inchiodato nonostante l'incessante scorrere delle ore. La storia è nota però a vederla,  rivederla, non ci si  stanca forse perché la cura dei dettagli concede di volta in volta, la scoperta dei particolari che prima l'occhio ha trascurato coi dialoghi che ogni volta di più si mostrano meno criptati. Quelli che a vedere come accade con la sacra scrittura il colon orizzonti nuovi paesaggi ogni volta più di Ed ecco la grandezza del regista Franco Zeffirelli: un canto all'uomo radicalmente umano e profondamente Dio,  una rappresentazione che trasferisce nei limiti del kolossal l'atmosfera dell'opera non è un gospell di Pasolini, ma  il Gesù di Zeffirelli è decisamente l'incarnazione nell'uomo nell'umanità nuova. I  leader degli oppressi   si alleano come buoni nemici che devono difendersi da una minaccia troppo grande: la perdita del potere. Si   rinnova nelle immagini di Zeffirelli l'epopea di un popolo in cammino: Giuseppe e Maria si recano a Betlemme per eseguire l'ordine di Roma impartito per il censimento e in cammino sono i magi al seguito della stella mica e  il vecchio Simone riconoscerà il messia incarnatosi  in quel volto di bimbo nato più povero dei poveri. Certo che  si vede un Erode d'accordo e autoritario così Zeffirelli ci propone un paradosso: la famiglia di Israele, nazione che per volontà del Signore e braccio di Mosè ritrovò alla libertà fuggendo dall'Egitto, vi fa ritorno per salvare il piccolo Gesù della strage di neonati ordinato da Erode.

 

Un  testo che ci è  presentato  anche di emarginati, ma i miracoli si susseguono e Gesù dispensa pani agli affamati e vista ai ciechi e in vista proprio del dramma della croce, prima incontra la madre e poi si attornia dei discepoli e il preludio della passione prima dell'ingresso trionfale in Gerusalemme. Ma  dalla montagna le beatitudini si spargono come  un acquazzone salutare sulla terra   sono le parole “ beati i miti perché erediteranno la terra “”l'ingresso che ascolta e si renderà conto una volta in più che il Messia non è il condottiero venuto per riprendersi ciò che  spetta al popolo, non combatterà per riappropriarsi di beni materiali” beati i misericordiosi perché troveranno misericordia beati i portatori di di pace perché saranno chiamati figli di Dio, i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli e beati voi quando vi perseguiteranno insulteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia “. Barabba al suo posto avrebbe fermato il braccio dell'oppresso, avrebbe acceso il rancore di generazioni schiacciate e ammorbidite dalla spada dei romani, avrebbe iniziato la  rivoluzione contro l'impero ed  Erode,  ma la sua non è una prova di forza la sua forza  è la verità. Lo  sviluppo del film intravede il doppio binario sul quale Zeffirelli  mostra darsi con il risultato: la spettacolarità della narrazione e allo stesso tempo per rispettare con tanto puntiglio il testo evangelico, questo coniugando di elementi del genere cinematografico insieme degli elementi  del genere scenico, ecco perché la cura minuziosa dello sfondo storico è peculiarità nella fabbricazione di creazioni artistiche.Infine, nella vicenda di Gesù, Dio e uomo, Zeffirelli, evidenzia infatti lo svolgimento nel mistero e come tale,  non rappresentabile, ma solo suggeribile.

 Addio Maestro!

 Gilberto Minghetti

 




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