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13/06/2019
Trenta... ma niente lode
Il ministro Trenta è di un’evidente inadeguatezza, che condivide con buona parte della compagine ministeriale pentastellata

Placate le polemiche sul 2 giugno, si può provare a tirare alcune somme sulla questione. La decisione del Ministro Trenta di dedicare la parata per la festa della repubblica al tema dell'"inclusione" ha prestato il fianco alla clamorosa protesta di due ex Capi di Stato Maggiore della Difesa ed ad un ex capo dei Stato maggiore dell'Aeronautica Militare, i quali hanno deciso di disertare l'evento memori anche del caso Riccò, dove il Ministro Trenta non ritenne opportuno spendere nemmeno una parola a difesa del Gen. Riccò a fronte delle accuse del Presidente ANPI. Inoltre il Presidente del Senato colse la palla al balzo per sferrare un micidiale attacco, non tanto a Salvini, quanto al suo compagno di partito Di Maio, dedicando la festa della Repubblica a Rom, migranti etc.

Queste due questioni ci fanno riflettere su quanto siano ideologiche i conflitti all'interno del movimento 5 Stelle, e quanto possano questi incidere sull'evoluzione politica del movimento e dello stesso governo. L'attacco di Fico è chiaramente una apertura di ostilità nei confronti di Di Maio, non per nulla Fico si era appena espresso contro la votazione sulla piattaforma Russeau, un modo per impedire che il Vicepremier pentastellato riuscisse legittimato da una votazione, per quanto online, e quindi rinforzato nella sua posizione di leader del movimento. Questo conflitto non solo sarà destinato a perdurare, ma anche ad infiammarsi sempre più, dato che l'agenda politica del governo, dopo il successo della Lega alle elezioni europee, sarà ovviamente sempre più dettata da Salvini; cosa già visibile oggi, infatti il Ministro degli interni sembra aver messo in seconda linea la lotta ai migranti clandestini, e sta spingendo sull'economia, sulla TAV sulle infrastrutture, sulla riforma della giustizia, tutti argomenti estremamente ostici all'anima di sinistra dei 5 Stelle. Dall'esplodere o meno di questo conflitto, dipenderà la durata del governo.

Ad oggi però una crisi di governo non è all'orizzonte. Una previsione abbastanza facile è quella che di crisi non se ne parlerà almeno fino alla primavera prossima. Se cosi sarà, la logica conseguenza è che questo governo sarà quello che farà la prossima finanziaria. Smentendo così coloro che affermano che i due alleati di partito, terrorizzati dal dover fare una finanziaria di sangue e sacrifici, preferiscano andare alle urne. Se sono intenzionati ad andare avanti, quindi, è abbastanza prevedibile che abbiano chiaro in mente come fare la finanziaria, e soprattutto sono abbastanza fiduciosi di avere armi a sufficienza per escludere la procedura di infrazione della commissione UE, al di là di un eventuale cambio di maggioranza in Europa. Cambio che la stragrande maggioranza degli opinionisti sono concordi nel ritenerla impossibile. Tutti sembrano convinti che si risolverà il problema dell'insufficienza dei numeri della vecchia maggioranza (PPE-PSE) con un semplice allargamento della stessa ai liberali e, in ultima istanza a parte dei verdi. Questo allargamento però avrà i suoi problemi. Intanto un ulteriore spostamento a sinistra potrebbe creare grossi problemi non solo all'interno del PPE, vedi la posizione di Orban, ma anche alla stessa CDU tedesca che vedrebbe aumentare il rischio di perdere ulteriori consensi. Inoltre una maggioranza simile deve fare i conti con il conflitto all'interno dei liberali dopo l'ingombrante innesto di Macron deciso sempre più ad essere protagonista assoluto.

Nel dibattito sul futuro dell'Europa si parla di tutto ma non si fa cenno ad uno degli argomenti più importanti: la politica della difesa. L'era Trumpiana, che ancora per un po’ detterà legge, impone all'Europa di aumentare le risorse economiche per la difesa. L’Europa dovrà farlo non solo per far fronte al "disimpegno" americano, ma anche per avere un ruolo nel mondo. L'aumento delle risorse si scontra però con la ristrettezza cronica dei bilanci della maggior parte dei paesi europei, e quindi logica vuole che si pensi seriamente ad un esercito europeo. L'esercito europeo sarebbe anche il punto da dove far ripartire la costruzione "politica" dell'Europa. Esercito europeo significa anche integrare le politiche e le industrie europee della difesa, e questo pone due seri problemi. Il primo è il falso europeismo con sui si maschera l'esacerbato nazionalismo di Macron, fatto di cui non occorre dare dimostrazione. Il secondo problema è dato dall'ostracismo ideologico di parte di quell'area in cui si dovrebbe cercare di allargare l'asse PPE-PSE. Ostracismo ideologico perfettamente allineato con l'anima di sinistra dei pentastellati. Esemplare, in questo senso, è la pasticciata politica del Ministro Trenta. Che per non andare contro all'anima pacifista del movimento decide di non decidere. Ne risulta una paralisi di cui non si potrà a breve non prenderne atto. Nulla si decide sul programma F35, nulla si decide su un aspetto essenziale della difesa contraerea il programma CAMMER, un missile terra-aria che dovremmo sviluppare insieme ai britannici nell’ambito dell’azienda europea MBDA (detenuta al 25% da Leonardo). Addirittura il Ministro non  risponde neanche alla lettera di richiesta di chiarimenti dell'omologo ministro britannico. Per far capire anche ai non addetti ai lavori l'importanza di questo programma basti dire che la difesa antiaerea oggi è pilastro fondamentale della lotta al Terrorismo. Senza una adeguata difesa missilistica non potremo più ospitare nessun vertice mondiale, ma neanche un evento sportivo di importanza internazionale. Gli standard internazionali richiedono, a tal proposito, la presenza di batterie antiaeree per fermare eventuali attacchi di velivoli pilotati da piloti suicidi. Il ministro Trenta, oltre ad essere politicamente debole (né deputato né dirigente politico 5 Stelle) è di una evidente inadeguatezza, sembrando per di più non comprendere nemmeno le dinamiche legate all'industria nazionale della Difesa e all'acquisizione degli equipaggiamenti. Inadeguatezza che condivide con buona parte della compagine ministeriale pentastellata, e che è, anche se non unico, un punto di estrema debolezza del movimento di Di Maio. 

Giancarlo Moretti




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