Sono 136 i comuni interessati al ballottaggio di domenica 9 giugno, per le elezioni amministrative svoltesi il 26 maggio scorso. 124 sono i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, dei quali 15 capoluogo di provincia, e 12 quelli con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti. I 15 comuni capoluogo di provincia al ballottaggio sono: Potenza, Avellino, Ferrara, Forlì, Reggio nell'Emilia, Cremona, Ascoli Piceno, Campobasso, Biella, Verbania, Vercelli, Foggia, Livorno, Prato, Rovigo. Gli elettori sono complessivamente 3.648.485 su una popolazione di 4.406.443, in 4.431 sezioni elettorali.
Secondo l'Istituto Cattaneo l’esito più scontato è quello di Reggio Emilia e Ferrara, esito più incerto a Forlì e Cesena. Al Sud risultato scontato a Potenza. Nel dettaglio, per quanto riguarda l'Emilia-Romagna i due comuni capoluogo di provincia in cui l'esito appare più scontato sono appunto Reggio Emilia, che nella classifica stilata dal Cattaneo si colloca al 119esimo posto su 124 comuni, con un "grado di incertezza" pari al 30%, e Ferrara, in 107esima posizione con il 34,9%. Nel primo caso, stando alle stime dell'Istituto, il sindaco uscente di centrosinistra Luca Vecchi, che al primo turno ha raccolto il 49,13% dei consensi, dovrebbe battere agevolmente lo sfidante di centrodestra Roberto Salati, che si è fermato al 28,22%. A Ferrara, invece, sembra molto probabile la vittoria dell'esponente della Lega, Alan Fabbri, che al primo turno è arrivato al 48,44%, contro il 31,75% del candidato di centrosinistra, l'assessore uscente Aldo Modonesi. A Potenza invece sembra quasi sicura la vittoria di Mario Guarente, centrodestra, che al primo turno è arrivato al 44,7%, contro Valerio Tramutoli, sostenuto da due liste civiche di sinistra, che ha totalizzato il 27,41%.
Ci sono poi altre situazioni, come Livorno, Avellino e Campobasso, nelle quali il risultato dei ballottaggi è più incerto. Infatti, sostiene ancora il Cattaneo, in questi casi si presentano in competizione due candidati che hanno raccolto, insieme, all'incirca il 65% dei consensi. Questo significa, da un lato, che nessuno dei due è vicino alla soglia decisiva del 50% e, dall'altro lato, che esiste un'ampia quota di elettorato (composta da chi, nel primo turno, aveva votato per le liste escluse dal ballottaggio) che può essere ri-mobilitata e "conquistata" dai due candidati più votati. In Toscana Livorno, conquistata dal sindaco grillino Nogarin, cambierà colore visto che il duello è tra centrosinistra con Luca Salvetti e centrodestra con Andrea Romiti. A Prato il sindaco uscente del Pd, Matteo Biffoni, ha ottenuto il 47,2% delle preferenze e ha riportato un buon vantaggio sullo sfidante del centrodestra Daniele Spada fermo al primo turno al 35,1%. In Campania la sfida più importante è ad Avellino, ed è tutta interna al centrosinistra. Nel capoluogo di provincia campano, infatti, sono andati al ballottaggio due suoi esponenti: Luca Cipriano, candidato Pd, che si è fermato al 32,5% e Gianluca Festa, espressione di alcune liste civiche, che al primo turno ha preso il 28,6%. A Campobasso, il sindaco uscente Antonio Battista (Pd) è stato sconfitto al primo turno, quindi il duello è tra Maria Domenica D'Alessandro (centrodestra) e il grillino Roberto Gravina. In caso di vittoria, per il Movimento 5 Stelle si tratterebbe dell'unico comune conquistato in questa tornata elettorale.
Infine voglio parlarvi del mio comune Ascoli Piceno. Anche qui sarà necessario il ballottaggio per conoscere il nuovo sindaco. La sfida è targata centrodestra e anche generazionale. Da una parte il 36enne Marco Fioravanti, appoggiato da Lega, Fratelli d’Italia e otto civiche; dall’altra Piero Celani, 68 anni, ex sindaco per due mandati ed ex presidente della Provincia ascolana, oggi consigliere regionale di Forza Italia, che ha potuto contare sull’appoggio di 6 liste civiche. Una doppia candidatura che è maturata dopo la scelta del tavolo nazionale di indicare Fioravanti come uomo del centrodestra. Una decisione che ha spaccato il fronte e che ha portato, dopo venti anni di città amministrata da Forza Italia, alla clamorosa uscita di scena del partito di Berlusconi. Domenica prossima si ritroveranno uno contro l’altro, dopo giorni infuocati che si sono chiusi anche con una denuncia per aggressione da parte di un candidato pro Celani nei confronti di un altro a sostegno di Fioravanti. La partita è aperta nonostante la forbice: la differenza tra i due al primo turno è stata importante, superiore al 15% a favore di Fioravanti (38 a 21). Ma ci sarà da capire quale sarà l’orientamento del Partito Democratico, che continua il suo crollo verticale peggiorando addirittura il dato già pessimo del 2014, e del Movimento 5 Stelle, che raddoppia i voti rispetto a cinque anni fa ma comunque resta lontano da un posto al sole. Voglio farvi notare inoltre il clamoroso il dato della Lega, che passa dal 36% in città per il voto alle Europee all’8% delle Comunali per Fioravanti, mentre il centrosinistra si lecca le ferite per una ghiotta occasione persa.
In conclusione le competizioni dall'esito più incerto si concentrano soprattutto al Nord-Ovest e nelle città del Sud, mentre quelle più "scontate" si ritrovano nei comuni del Nord-Est e del Centro. Da questo punto di vista la nuova geografia elettorale emersa dalle elezioni politiche del 2013 e, ancor più chiaramente, da quelle del 2018, ha ridisegnato anche la geografia della politica nelle elezioni amministrative e nei ballottaggi. Oggi, infatti, non ci sono più aree dell'Italia caratterizzata in modo omogeneo da una maggiore o minore incertezza elettorale; all'interno di questo nuovo quadro politico l'imprevedibilità del voto si ritrova tanto al Nord quanto al Sud e, ovviamente, al Centro.
Luca Cappelli