Nel primo trimestre del 2019, stando alle stime preliminari dell’Istat, l’Italia è uscita dalla recessione tecnica che l’aveva attanagliata nel secondo semestre 2018. Il dato ‘black box’ riporta, infatti, che il Pil è cresciuto dello 0,2% nel primo trimestre 2019 rispetto al quarto trimestre 2018. Il dato annuale mostra, invece, un’economia stagnante con un + 0,1% in più rispetto al primo trimestre 2018. È davvero finita la recessione? A livello tecnico la risposta è affermativa visto che c’è un’inversione di tendenza. Ma ora c’è da attendere la disaggregazione dei dati. La stima flash, infatti, fornisce solo un mero numero percentuale. In altre parole non sappiamo all’oggi come sono variati i consumi, gli investimenti e le scorte: per avere queste informazioni bisognerà aspettare un mese. Quello che possiamo fare intanto è cercare di compiere un’analisi congiunturale incrociando l’andamento del Pil trimestrale fornito dall’Istat con altri dati. A nostro avviso, prima di analizzarne le ragioni, questo +0,2% nel primo trimestre 2019 è frutto di una maggiore accumulazione di scorte con buona pace di quelli che si sono affrettati a stappare le bottiglie di spumante credendo che il peggio fosse passato. Vediamo meglio. La variazione positiva del Pil nel primo trimestre 2019 è frutto di una cospicua riaccumulazione di scorte che già era stata messa in evidenza dal dato della produzione industriale di febbraio, con in evidenza il settore farmaceutico e quello tessile.
Ora stando alle stime fornite da Confindustria la scorsa settimana questo andamento della produzione industriale è già in flessione. Più precisamente il +0,8% di febbraio muterà in -1% in marzo e e -0.5% in aprile. Questo andamento era chiaro anche osservando i dati sugli ordinativi e le vendite che erano deboli. La produzione industriale va incrociata quindi con vendite ed ordinativi. Le imprese se non riescono a vendere la loro produzione si vedranno costrette a ridurla nei mesi successivi. Altro fattore da prendere in considerazione è la domanda interna (consumi + investimenti). Quest’ultima, secondo l’Istat, al lordo dell’andamento delle scorte è diminuita. Pertanto malgrado vi sia stato un aumento delle scorte, la domanda interna è andata malissimo. Insomma tutti fattori che dovrebbero spingere alla cautela e non all’euforia. Per fortuna un dato positivo c’è. Fondamentalmente quella che sembrava arrivare come una profonda recessione mondiale a fine 2018, legata alle tensioni commerciali, al rallentamento del dragone cinese ed al rialzo dei tassi d’interesse americani sarà alla fine molto probabilmente solo un rallentamento. Visto che non ci sono: bolle finanziarie che potrebbero scoppiare, eccesso di investimenti o crisi finanziarie alle porte ed il temuto rialzo dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve. E questo non potrà che ripercuotersi positivamente sull’andamento dell’economia italiana che risente molto della congiuntura estera. Staremo a vedere ma la cautela è d’obbligo.
Marco Boleo