Brucia Notre Dame, brucia il cuore dell’Europa. Le immagini televisive mettono a nudo la nostra impotenza, mentre la guglia si consuma nel fuoco e inesorabilmente precipita in uno schianto che riecheggia in tutto il mondo. Sembra la rappresentazione visiva di quello che l’Europa sta vivendo, l'oscuro presagio di un’epoca che rovinosamente finisce. Eppure le vetrate di Notre Dame ci insegnano che i presagi sono gli inganni di un’anima impaurita, che il destino non è l’ineluttabile giogo che grava sullo schiavo, ma il continuo riaccadere di una possibilità di bene, un misericordioso incontro di libertà. Sono queste le fondamenta di Notre Dame, sono queste le fondamenta dell’Europa.

Non è la prima volta (neppure per Notre Dame), né sarà l'ultima, che una chiesa viene devastata dal fuoco, dai bombardamenti, o da altre forme di odio e di incuria. Storicamente l’Europa si plasma attraverso chiese distrutte dai barbari, ricostruite dai monaci, ridistrutte dai barbari, costruite ancora dai monaci in uno strano rincorrersi che è andato avanti fino a quando i barbari non si sono convertiti.

Il punto non è che le chiese vengano distrutte, ma da dove partire per ricostruirle. Il punto è dove poggia la speranza per ricostruirle, dove poggia la speranza di chi sa che sta iniziando un’opera che forse non vedrà terminata. Il punto è dove poggia il cuore per ricostruire Notre Dame e l’Europa. Notre Dame potrà rimanere un monumento diroccato che colma gli occhi di tristezza. Oppure, Notre Dame potrà essere ricostruita più bella di prima, in un rinnovato intrecciarsi del lavoro delle generazioni e degli artisti che furono con il lavoro delle generazioni e degli artisti di oggi.

Allo stesso modo, l’Europa potrà essere il rimpianto di un sogno troppo grande. Oppure, l’Europa potrà guardare al futuro con speranza in un rinnovato intrecciarsi degli ideali da cui nacque con la vita trepidante dei suoi popoli.

Il cuore di Notre Dame e dell’Europa brucia, ma continua a battere. Eccome se batte.

Giovanni Gut