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19/04/2019
Un’amicizia che porta a De Gasperi e Adenauer
Una rinnovata forte intesa tra Germania e Italia è decisiva per il decollo di una nuova Europa

In un momento cruciale per il futuro dell’Unione Europea, Italia e Germania hanno una particolare responsabilità nel rilancio del processo di integrazione. Questo non solo perché i due Paesi sono tra i fondatori della casa europea e i due principali Paesi industriali dell’Unione, ma soprattutto perché il rapporto italo-tedesco è stato decisivo in ogni passaggio della costruzione europea. E’ noto a tutti il ruolo centrale svolto nel processo di integrazione europea dall’asse intergovernativo franco-tedesco promosso da Adenauer e De Gaulle, proseguito da Mitterrand e Kohl e rilanciato da Macron e Merkel. Meno noto è, invece, che fin dai suoi primi passi la costruzione europea abbia beneficiato anche di un asse politico italo-tedesco fondato sul forte rapporto tra la CDU e la DC: i due più grandi e influenti partiti democristiani del Continente.

De Gasperi, opponendosi fermamente a un trattato di pace “punitivo”, fu il primo a tendere la mano alla nuova Germania nata sulle ceneri della guerra e dei Reich nazista. La comunione di intenti europeisti tra De Gasperi e Adenauer ebbe una intensità non inferiore alla collaborazione tra Adenauer e Schumann. Un rapporto robusto - reso forte dal ruolo di governo assolto dalle due DC per decenni nei rispettivi Paesi - che consentì a Italia e Germania di contribuire in modo consistente ad ogni passaggio della costruzione europea: dai Trattati di Roma del ’57, alla riunificazione tedesca, al Trattato di Maastricht.

La crisi della DC e il suo scioglimento fecero venir meno l’asse con la CDU, al punto che Kohl - per evitare un isolamento politico in Europa - decise di trasformare il PPE dalla famiglia europea dei democristiani nel partito europeo dei partiti popolari e moderati, aprendo le porte ad Aznar, Berlusconi e altre forze.

Dopo alcuni anni, in cui l’instabilità politica dell’Italia indebolì ulteriormente la collaborazione tra Roma e Berlino, con Prodi e Ciampi riprese una collaborazione intensa che vide l’impegno comune di Italia e Germania nella realizzazione dell’euro e nell’allargamento dell’Unione. Una collaborazione che, pur con alti e bassi e non senza momenti di attrito, sulle politiche finanziarie e di bilancio è proseguita fino ad oggi con significative convergenze su dossier decisivi: come i rapporti con la Russia, la stabilizzazione dei Balcani, la proiezione europea nel Mediterraneo, l’avvio di una politica di difesa europea. Anche di fronte ai forti flussi migratori che negli ultimi anni hanno investito l’Europa - e in particolare l’Italia - Berlino si è dimostrata la capitale più aperta e disponibile alle richieste italiane di condivisione di responsabilità.

Il rilancio di un forte rapporto italo-tedesco, oggi, è necessario soprattutto di fronte all’urgente esigenza di aprire una “terza stagione dell’integrazione europea”. Un’esigenza resa evidente dalle molte spinte centrifughe che percorrono l’Unione: la Brexit, gli umori euroscettici dei Paesi di Visegrad, l’arroccamento rigorista di alcuni Paesi nordici, la solitudine dei Paesi mediterranei.

Quindi, una rinnovata forte intesa tra Germania e Italia è decisiva per il decollo di una nuova Europa. I due Paesi posseggono i due sistemi industriali più forti del Continente; entrambi i Paesi sono terra di frontiera: la Germania alle porte di quella Russia che oggi è tentata dalla nostalgia dell’antica potenza; e l’Italia immersa in quel Mediterraneo percorso dai drammi dell’immigrazione, dei profughi, delle guerre e delle crisi che vivono i Paesi della regione.

Ma tutto questo richiede, però, un radicale mutamento degli indirizzi di politica europea ed estera dell’attuale governo italiano. E’ evidente l’isolamento di cui soffre oggi il nostro Paese. Perché l’Italia abbia voce e sia ascoltata in Europa occorre che chi è alla guida del nostro Paese sia consapevole che non c’è futuro fuori dall’integrazione europea, e che un’intensa collaborazione tra Italia, Germania e Francia su una piattaforma europeista è strategica e indispensabile. Una forte ripresa di azione tra Italia e Germania può esserne la più autorevole conferma e il primo passo per un ritorno dell’Italia nella cabina di regia dell’Unione Europea. E qui un ruolo strategico può, e deve, svolgerlo il Partito Popolare Europeo.

Infine, c’è anche un motivo di condivisione: il modello sociale. Per decenni il modello sociale europeo, fondato su un’idea universalistica di welfare, ha caratterizzato l’identità del nostro Continente. Ora questo modello è in difficoltà e vanno introdotte profonde rivisitazioni alla luce degli straordinari cambiamenti epocali intervenuti sulla vita delle persone e delle comunità.

In Germania, dal dopoguerra, si è affiancata al modello di welfare una particolare forma di capitalismo, il modello renano, che prevede la cogestione nei processi produttivi. Per decenni il coinvolgimento degli stakeholder, e in particolare dei sindacati dei lavoratori, nella gestione delle imprese ha garantito una pace sociale - o, quando scoppiava, un “conflitto regolato” - che ha sostenuto la produttività e la crescita economica.

Da qualche tempo, anche in Italia, si dibatte sulle diverse forme e modalità applicative della cogestione o partecipazione e c’è un generale riconoscimento della sua validità. Il diritto d’informazione, la diffusione della previdenza complementare su base negoziale, una consolidata bilateralità, la recente introduzione di welfare aziendale (fiscalmente sostenuto), configurano nel nostro Paese un rapporto di coinvolgimento che richiede ormai una sistematizzazione, anche normativa, sia pure senza arrivare alla mitbestimmung.

Un comune affinamento dei modelli di welfare e di compartecipazione di Italia e Germania contribuirebbe non poco all’affermazione della democrazia economica, che appare la migliore strada per garantire nella globalizzazione un positivo equilibrio tra mercato e persone.

 

Carlo Costalli

Presidente Movimento Cristiano Lavoratori

 




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