Non guardate la vita dal balcone è l'immagine di Papa Francesco che richiama i cristiani all'importanza dell'impegno anche nell'ambito politico e al servizio del bene comune; quindi uscire dal proprio privato e partecipare alla vita della piazza per collaborare alla costruzione della casa comune è compito di ogni fede autentica che non è mai comoda e individualista.
Questo è in sostanza l’inizio del libro di padre Francesco Occhetta “ricostruiamo la politica per orientarsi nel tempo dei populisti presentato oggi alla Biblioteca dell’Archiginnasio alla presenza del Vescovo di Bologna M. Zuppi e autorità locali. Questo lavoro ha il merito di raccogliere il richiamo di Papa Francesco a non trascurare la dimensione pubblica della vita di fede.
Dopo aver analizzato alcune caratteristiche delle democrazie contemporanee, la crisi dei partiti e degli altri soggetti di intermediazione politiche delle contrapposizioni tra destra e sinistra e la comparsa di nuovi antagonismi (tra nord e sud del mondo) descrive la frattura tra popolo e la società civile e tra istituzioni le trasformazioni delle modalità di comunicazioni che incidono molto sulla partecipazione alla discussione e la formazione del consenso.
Un lavoro che non si limita a commentare la dottrina sociale della Chiesa che riguarda i cattolici e la politica, ma prende spunto dei problemi di oggi, analizzando soprattutto il contesto storico e politico che, in particolare quelli italiani, cercano di interrogarsi su quale debba essere il ruolo dei cattolici nella vita pubblica.
La società italiana si è profondamente trasformata sotto la spinta della secolarizzazione, della laicizzazione e del pluralismo culturale e si vede, i cattolici, non più in maggioranza, ma sono sempre chiamati a contribuire alla vita pubblica e dopo aver dominato la cena per molti decenni la presenza dei cattolici oggi rappresenta una delle tante minoranze del tessuto sociale.
Interessante quando p. Occhetta difende il pluralismo delle scelte possibili in campo politico, soprattutto quando sottolinea che la vera sfida non è la politica dei cristiani, ma come costruire l'unità nel pluralismo. E qui fa eco un'affermazione di Giovanni XXIII in necessariis unitas in dubiis libertas in omnibus caritas, di qui l'insistenza sul bisogno dei luoghi di riflessione di pensiero di elaborazione di idee, ma di carattere esclusivamente pre - politico e partitico.
La parola chiave è discernimento, l'arte di vagliare prendere una decisione esercitarsi con il sostegno di luoghi adeguati, per mettere in atto un processo di interpretazione dei problemi della contemporaneità.
Sono noti a tutti i quattro principi relazionati enunciati da Papa Francesco, proprio di ogni realtà sociale che orientano lo sviluppo della convivenza civile: il tempo è superiore allo spazio, l'unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell'idea e il tutto è superiore alla parte.
Tutti i principi le cui potenzialità per orientare le scelte dei credenti impegnati in politica sono ancora tutti da scoprire e secondo p. Occhetta, l'idea di centrismo come richiamato dal pensiero di Luigi Sturzo riecheggia proprio nelle sue riflessioni con l'idea di un centro allude più che una specifica collocazione dei credenti a una graduale attitudine compositiva e riconciliativa e mai estrema.
Quindi discernimento in politica è come una bussola che orienta il cammino di un popolo, ma è anche la condizione per costruire una coscienza matura e soprattutto rispondere alla domanda: chi sono chiamati ad essere e quale decisione è utile prendere per il bene di tutti? Come evitare il male sociale e a costruire il bene comune?
Purtroppo, la cultura contemporanea sembra aver svuotato il discernimento nel suo significato antropologico e il senso di obbligazione verso gli imperativi della coscienza: in particolare verso quelle voci che richiamano scelte impegnative in senso morale.
Le tappe del processo sono opportunamente riassunte da papa Francesco nella Evangelii gaudium, quando cita i verbi: riconoscere, interpretare e scegliere, le tre tappe che sono la struttura dei capitoli del suo volume.
Nel primo si offrono criteri di discernimento per riconoscere le caratteristiche dei populismi europei e questo è molto importante la negazione delle minoranze, il superamento delle categorie di destra e di sinistra, la disintermediazione alla comunicazione diretta dei leader, l'idea di popolo puro, del fenomeno del techno populismo, ecc. Discernere significa analizzare il contesto per capire i linguaggi e le scelte.
Il secondo capitolo riporta la memoria e interpreta alcune riforme, non fornisce elementi per dibattere nello spazio pubblico su quale modello di integrazione adottare per gli immigrati.
Il terzo capitolo invita a scegliere l'impegno dei cristiani in politica al modo in cui realizzare i temi politici del pontificato di Francesco fino alla formazione preponente.
Una politica del popolo si distingue da una politica di populisti, perché quando il popolo vuole cambiare ha sempre una vocazione internazionale, la politica populista il popolo è sinonimo di chiusura e di identità, per i populisti il popolo deve rimanere un oggetto incapace di distinguere il giusto dal malfattore.
È qui che la tradizione Europea del personalismo cristiano, insegna che la costruzione di comunità politiche che fanno del popolo una comunità di soggetti morali liberi e pensanti.
La democrazia o è inclusiva oppure non è, se non considera tutti uguali e liberi nega se stessa, la tentazione che attraversa tutte le classi dirigenti è quella di generare i leader che senza porre in questione la democrazia, negano il suo significato attraverso la rappresentazione sacrale della loro persona.
Anche sul piano dell'istituzione occorre dare segnali di maturità i populismi attecchiscono comunque gli stati che trascurano le riforme costituzionali.
L‘ idea di Unione Europea come sintesi politica tra i governi Nazionali e politica europea, non ha funzionato: gli stati più forti impongono la proiezione delle loro politiche nazionali, mentre la fusione tra i due livelli Nazionale ed europeo sta portando dall'integrazione alla disintegrazione.
La crisi attuale della politica non è sensibilmente legata all’inerzia o all'incapacità di gestire la complessità dei temi, ma al disorientamento causato da un nuovo modello culturale che sta sostituendo il vecchio. Le categorie dell'Umanesimo europeo che hanno posto la persona al centro dell’agire politico, non sono più una condizione politica accolta da tutte le forze in campo. La tavola dei valori che la coscienza di una società discerne lo stato democratico, riconosce che non è più unanimemente condivisa.
Possono essere riconosciuti un diritto alla morte e la facoltà di decidere come quando porre fine all'esistenza umana?
A seconda dei toni che di volta in volta questa richiesta assume, la politica oscilla tra il diritto di autodeterminazione del singolo e la responsabilità di riconoscere i casi in cui la vita biologica non si qualifichi più come esistenza umana.
Questi primi tre punti sono il riflesso di tre limiti antropologici dell'essere umano che la cultura considerava limiti impossibili da valicare invece la possibilità di manipolarli ha rimesso in questioni fini e il metodo della politica stessa.
E noto, dopo l'esperienza della DC, il Partito Popolare prima, l'esperienza della Margherita poi e il nascere del centro-destra e del centro-sinistra hanno trasformato la presenza dei cattolici in politica da massa a lievito: anche Papa Francesco non perdere l'occasione per invitare a ritornare a fare politica con la P maiuscola.
La cultura laica ai credenti chiede di realizzare obiettivi semplici che difendono la persona, promuovere il dialogo tra culture e tradizioni, formino dirigenti di qualità capaci di coniugare solidarietà e competitività. Ma tutto questo è storicamente possibile?
La cultura del cattolicesimo democratico insegna che la democrazia non è una somma dei principi nè una forma di governo, ma una condizione per l'agire politico e ha come corrispondente il bene comune e lo sviluppo solidale.
Il significato che oggi ha il cattolicesimo democratico vale oltre l'esperienza di Dossetti, La Pira e Moro e va inteso come il contributo e la riflessione di tutti i cristiani che si occupano di democrazia.
La testimonianza dei credenti in politica varia un po' come le stagioni, fino agli anni ‘90 ha prevalso l'inquisizione Degasperiana e Montiniana di creare un'unità politica dei cattolici e un centro politico scegliendo la democrazia contro i sistemi totalitari. Continuare a chiedersi se formare un partito unico, far confluire la presenza dei cattolici in uno schieramento a occupare il centro con tanti ininfluenti forze di ispirazione cattolica impedisce di fare emergere la domanda chiave: perché è importante che il mondo cattolico rimanga unito? La priorità per il credente impegnato, non può essere che la cura della democrazia in tutte le sue forme.
Per i temi urgenti dell'agenda politica.
Rendere complesso il discernimento politico è il termine valore, che ha preso tutto il suo significato. Il recupero del termine e il suo uso è servito a una priorità di scopi per rispondere al materialismo positivistico come forma di rifiuto della ragione assoluta proposta dal neohegelismo, oppure per fondare la risposta all'annuncio nietzschiano del superuomo, ma una via metodologica è percorribile è quella tracciata da papa Francesco a Firenze nel 2015 dove disse che la chiesa in fermento di dialogo di incontro di unità, ma deve dare anche risposta che ha davanti le minacce che emergono all'interno del dibattito pubblico.
La vita e la maternità.
Intorno al tema della vita, nascita, aborto, adozioni tecniche di procreazione, fine vita e così via, la riflessione pubblica si limita ad accogliere i traguardi della tecnica integrale nuove scoperte per collocarle in un orizzonte antropologico che ponga al centro il significato di vita umana e dignità.
La giustizia riparativa.
Un altro ambito di riferimento riguarda il fondamento della giustizia perché si divide tra giustizialisti che fondono l'idea di giustizia sulla vendetta e permessivisti che minimizzano l'accaduto fino a quando la giustizia non ci tocca la carne.
Il lavoro degno.
È un altro tema fondamentale la chiesa italiana celebrando la settimana sociale di Cagliari per ribadire l'importanza di presentare un progetto di riforme da condividere nel paese, il senso del lavoro per la costituzione nel segno dei suoi principi lavoristi e legato alla qualità dei legami sociali. Certo sul piano politico e legislativo ancora impera il paradigma novecentesco della subordinazione mancano però garanzie comuni al lavoratore subordinato, i lavoratori previsti degli standard internazionali di tutela associati da noi.La sfida del lavoro nuovo vede protagoniste anche le aziende che si muovono ovunque scelgono dove stare, come fare, come farlo, con chi stare, cosa robotizzare, per poi risparmiare sui costi fissi. A loro è chiesto di superare l’incapacità di adattarsi per rispondere al mondo che cambia. Industria 4.0, oltre a buone leggi servono mentori qualificati che accompagnano il percorso dei giovani lavoratori.L'ultimo aspetto segnalato nel testo di p. Occhetta è la longevità. Discernere significa anche rispondere a una domanda sul futuro che vogliamo essere fra 10 anni nella stagione dell'inverno delle nascite in Italia e i paesi europei in cui si vive più a lungo. Gli abitanti centenari sono molti e le persone con più di 65 anni sono quasi 13 milioni e mezzo; il tema dell'invecchiamento si pone al centro dell’intreccio economia, famiglia, welfare, per proteggere le persone anziane, creare rete nel territorio tra pubblico privato sociale, privato convenzionali e per il sociale del terzo settore volontariato competente.Le situazioni in cui credo che per chi sceglie la residenzialità le strutture private costano e quelle pubbliche in cui le foto a carico dell'assistito di circa la metà anno invece il problema dell'accesso l'assistenza domiciliare residenzialità sono le uniche soluzioni. Per affrontare la realtà si stanno sperimentando forme di assistenza domiciliare integrata, ma il modello è ancora legato alla buona volontà di incentivazione specie nelle istituzioni del nord Italia.
La formazione e la conoscenza.
Lo ricorda un antico proverbio: fermarsi è come remare contro corrente, ma se smetti torni indietro. Il debito formativo nel campo politico lo dimostra la cultura politica che abdica alla sua responsabilità e ritorna indietro: è un pericolo se accade potrebbe ritornare ancora allora una classe politica senza struttura è come una foresta di alberi senza radici.
Conclude che non ci si divide più tra credenti non credenti, ma tra uomini morali e non, ma chi promuove il bene di tutti e che si divide per privilegiare interessi di parte tra chi rilancia un sogno e chi semina la paura, perché come scrive la più alta codificazione del ‘900, la dichiarazione dei diritti universali, tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza (art.1). origine e culmine di ogni discerni umano in politica è servire la dignità dell'uomo, ce lo ricorda anche la regola d'oro declinata delle principali religioni e culture: tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi anche voi fatelo a loro.
Gilberto Minghetti