Col nome “la Nuova Via della Seta” si intende oggi la nuova iniziativa strategica della Cina Popolare per rafforzare i suoi interessi commerciali in Europa ed in alcuni Paesi intermedi dell’Asia. Il richiamo a Marco Polo ed anche al gesuita Matteo Ricci, che seppe dare un forte impulso all’evangelizzazione dell’Oriente - seppur consapevole di quanto fosse necessario saper affrontare il problema della cultura cinese per poter stabilmente risiedere in Cina - è puramente casuale e strumentale.
I due grandi italiani seppero, nei loro tempi, viaggiare nel pieno rispetto della grande diversità culturale ed oggi questo aspetto sembra essere sostanzialmente accantonato e sostituito dal sempre vincente “Pecunia non olet”. Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese XI Jinping è venuto a Roma e, nel corso di una solenne visita di Stato, ha rafforzato i suoi interessi economici cercando di farci credere che “attraverso questa nuova presenza della Cina in Italia” noi potremmo ricavare grandi benefici economici.
“Pecunia non olet” disse infatti l’imperatore romano Vespasiano nella Roma restia a pagare la tassa sui bagni pubblici dell’Urbe. E noi, oggi, fedeli a tanta storia, nella sostanza, abbiamo detto al grande timoniere - recentemente eletto “democraticamente” a vita -che “pecunia non olet”, e così alla firma di numerosi accordi si somma l’attesa di numerosi affaristi pronti a partire per Pechino assieme alle arance della Sicilia.
Dei grandi problemi di quel Paese - convertito dalla forza del denaro ad un capitalismo di Stato, ad un più redditizio interesse per il business - ha fatto solo un breve cenno il Presidente delle nostra Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo saluto ufficiale ha parlato anche di diritti umani. Del resto dentro la grande Muraglia non c’è libertà di opinione, di religione, di stampa... i diritti umani sono sconosciuti ed anche i diritti del lavoro e per i lavoratori non esistono.
Ma tanto basta, e dopo aver detto agli italiani che i porti di Genova e Trieste avranno un nuovo rilancio che le illusioni si sono fatte mercato. Si mangeranno arance siciliane e poi lasciamo perdere l’inquinamento mondiale, in gran parte causato proprio dai cinesi... lasciamo perdere la questione della libertà. Ancora una volta l’UE non è stata in grado di “Fare l’Europa” e la corsa di chi arriva primo ci ha quasi entusiasmato. Così che oggi anche Macron, la Merckel e Junker fanno la fila per omaggiare il grande timoniere, il quale ha persino visitato il principato di Monaco dove il principe ha ceduto alla tentazione del 5G affidando il futuro tecnologico di uno degli Stati più piccoli del mondo al grande drago cinese.
E così la confusione dei “Sovranisti” regna a Roma che soccombe ad una logica globalizzante e sembra aver dimenticato in fretta Giovanni Paolo II - quando il 1° maggio del 2000 da Tor Vergata ci chiese di lavorare per globalizzare i diritti dei lavoratori in tutto il mondo -. Così, dopo aver comprato “L’Africa” si vede la Cina intenta a rafforzare i suoi mercati a Roma - da non confondere con gli antichi mercati romani che furono il centro di un grande sviluppo economico -. E tutto sembra essere così lontano dallo spirito che animò Marco Polo e Matteo Ricci nell’andare ad approcciare “una cultura” anzi il massimo di culturale sembra essere la disponibilità ad andare a giocare partite di calcio di serie A a Pechino per la grande gioia dei tifosi al seguito e dei tour operators!
I richiami del timoniere al ruolo della UE “garante di stabilità” forte e coesa finiscono con l’alimentare i dubbi offerti da una strategia che è a senso unico, che sembra attenzionare più il Mediterraneo che Bruxelles, una strategia che non sembra avere le forme di quella biunivocità che Mattarella ha chiesto. Amicizia e cooperazione sì, ma coltivare l’illusione può alla fine solo ricordare che “pecunia non olet”, e che puoi restare anche con un pugno di mosche in mano e perdere fette strategiche di spazi vitali per il nostro futuro.
Piergiorgio Sciacqua