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25/03/2019
L’Europa da cambiare: le regole bancarie
Le regole adottate in Europa hanno bisogno, come ha scritto Visco, di “integrazioni e miglioramenti” e l’esempio della normativa statunitense può essere un riferimento.

La Corte di giustizia europea, con una importante sentenza, ha stabilito che l’intervento a suo tempo tentato – era il 2015 -  da parte del Fondo Interbancario dei depositi (Fitd) per il salvataggio della banca Tercas, non sarebbe stato “aiuto di Stato” , come invece interpretarono i due commissari europei Hill e Vestager, opponendosi e impedendone  l’ utilizzo.

La vicenda fu affrontata, allora, con una certa arrendevolezza da parte del Governo Renzi e del ministro Padoan e rappresentò la premessa di ciò che avvenne successivamente - nel dicembre del 2015 – con le quattro banche (Etruria, Carife, Banca Marche, CariChieti ) che, non potendo usufruire dello stesso aiuto , furono sospinte al crac che danneggiò i clienti , con esiti drammatici , fino al suicidio di un risparmiatore.

L’opinione autorevole di Roberto Nicastro, che venne incaricato di guidare le quattro banche poste in risoluzione, è netta. In una intervista al Corriere della Sera, concessa all’indomani della decisione della Corte europea, ha sottolineato che “la scelta della commissione Ue su Tercas ha avuto un impatto enorme sulle scelte successive”, il conseguente “bail-in ante littaram”, adottato dal Governo per la risoluzione delle quattro banche,  creò “uno stress inutile e pernicioso”.

La sentenza contribuisce a far chiarezza su un atteggiamento più generale che riguarda l’operato della Commissione europea i cui interventi limitano le possibilità operative negli stati membri. La vicenda non sembra, però,  solo mettere sotto stato d’accusa la Commissione europea, ma anche le stesse regole bancarie, cioè, in questo caso il cosidetto bail-in.

Ricordiamo, a questo proposito, che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco espresse, sin dal 2013, precise riserve sulla riforma che si andava delineando. Lo ha ricordato in un suo recente libro (“Anni difficili”). “Durante la discussione sul BRRD la Banca d’Italia, come consulente del governo, espresse il suo netto dissenso su una applicazione del bail-in riferita a strumenti emessi quando vigevano norme diverse “. “In un documento presentato in sede tecnica dalla delegazione italiana nel marzo del 2013”,  ricorda il Governatore, “ e condiviso con il ministero dell’economia e delle finanze (MEF), si indicò la necessità di un adeguato periodo di transizione, tale da consentire agli intermediari di accumulare le risorse necessarie a far fronte ai nuovi obblighi e ai risparmiatori di rivalutare le scelte di investimento alla luce delle nuove regole; si sostenne inoltre il ricorso ad un approccio al bail-in  di  natura contrattuale, limitato a titoli di nuova emissione, dotati di una esplicita clausola  per la loro svalutazione  o conversione in azioni all’avvio della risoluzione”. “A livello europeo”,  sottolineava  e concludeva  su questo punto Visco,  - “prevalse , però, un orientamento diverso”.

Di queste vicende ne da una versione, rapportata ai rapporti di potere economico, Corrado Sforza Fogliani, presidente  di Assopopolari .  Con riferimento alla sentenza della Corte europea ha sottolineato, in una intervista del 22 marzo  a La Verità,  che, sulla questione dell’opportunità di utilizzo del fondo Interbancario,  il governo, a suo tempo,  “ebbe un atteggiamento totalmente supino”,  non facendo ”nulla per tenere la posizione”.  Ciò in coerenza con l’intento di “distruggere le banche di territorio”, “facendo passi verso l’oligopolio bancario, non verso la concorrenza”. Comunque il problema delle regole europee nel settore è tornato alla ribalta con interventi che fanno pensare alla necessità che, la prossima Commissione europea debba ritornare sulle regole a suo tempo approvate.

Sulla questione ha pubblicato un libro (“Community banks e banche di territorio. Si può colmare lo iato sui due lati dell’Atlantico”) un autorevole economista e banchiere, Rainer Masera, che fu ministro nel governo Dini.  Il saggio mette in discussione il “dogma” di un regolamentazione bancaria identica per tutte le tipologie di intermediari, in forza del quale, dallo scoppio della crisi, le regole bancarie europee non hanno saputo distinguere, come invece avvenuto negli Stati Uniti, tra banche di grandi dimensioni e banche di comunità legate ai territori, con il falso presupposto di     non alterare il mercato. 

Ciò che è particolarmente interessante, nel volume di Rainer Masera, è la prefazione scritta da Governatore della Banca d’Italia.   “Il modello proposto [da Rainer Masera]” – scrive Ignazio Visco – “ è quello adottato dagli Stati Uniti secondo il quale le banche sono raggruppate in classi e la severità dei vincoli  regolamentari  è direttamente proporzionale  alla dimensione. In questo modo si eviterebbe che gli oneri necessari per adempiere agli obblighi posti dalla normativa…, molti dei quali hanno la natura di costi fissi, producano un vantaggio, date le economie di scala, per le banche più grandi a scapito di quelle minori”. “ La questione fondamentale”  - è il parere del Governatore – “è quella di mantenere aperti e concorrenziali i mercati … “, ricordando, però,  che “una differenza fondamentale tra gli Stati Uniti e l’Europa , in particolare l’area dell’euro, oltre che nella  natura di stato federale  del primo, anche nella gestione delle crisi delle banche piccole. La generosa copertura offerta dall’assicurazione dei depositi  e l’ampia gamma degli strumenti a disposizione delle autorità fanno si che negli Stati Uniti  l’uscita dal mercato  delle banche piccole , sia un fatto fisiologico e non ponga problemi  per la stabilità finanziaria”. Visco critica  in particolare “le riforme regolamentari degli ultimi anni” che “avrebbero di fatto eliminata  una fase precedente  la soluzione della crisi,  dedicata all’individuazione  dei modi più idonei  ad evitare l’uscita traumatica  di un intermediario  dal mercato  e preservare il valore dei rapporti creditizi”. Viene indicata una linea di riforma diversa da quella sta andando avanti in Europa: “ Come osserva Masera, bisognerebbe  rendere la procedura di liquidazione  delle banche  di minore dimensione (non solo le piccolissime, come dallo schema approvato di recente dalla Commissione) tali da ridurre  la perdita di valore , proteggere i creditori  al dettaglio e preservare la fornitura di servizi essenziali  a livello locale”.

Insomma, in sintesi, le regole adottate in Europa hanno bisogno, come ha scritto Visco, di “integrazioni e miglioramenti” e l’esempio della normativa statunitense può essere un riferimento. L’Italia con la sua struttura economica e creditizia appare particolarmente interessata ad una visione diversa da quella fino ad ora adottata da Bruxelles. E’ un  tema che può far parte dei programmi elettorali dei partiti europei ed in particolare del PPE che ha come specifico l’affermazione dell’ economia sociale di mercato, nella quale non prevalgano i grandi interessi finanziari a scapito dell’economia reale dei territori. Un parlamento europeo che affermi ed ampli le sue prerogative – come è scritto  nel Manifesto “ Si, all’Europa per farla” proposto da Costalli e Cesana, -  sarà chiamato a discutere  la necessità di  cambiare quelle  regole che non hanno dato esiti positivi.

Pietro Giubilo

Vice Presidente della Fondazione Italiana Europa Popolare

 

 

 




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