PRIMO PIANO
08/03/2019
Resta nel popolarismo la strada europea
Forse, per la prima volta, i temi e le scelte europee sovrasteranno e indirizzeranno le forze politiche nazionali, obbligandole a fare chiarezza e a rinnovarsi in questa dimensione

L’appello del Presidente francese Macron per una “rinascita europea”, pubblicato con grande rilievo in contemporanea su diversi giornali in tutti i paesi dell’Ue ha , indubbiamente, il merito di contribuire ad un confronto di programmi per le elezioni di fine maggio. Tuttavia, le idee di Macron non sembrano scorrere sul velluto. L’inviato del Corsera  Paolo Valentino sottolinea il “silenzio” della Cancelliera Merkel che ne apprezza solo il fatto della presentazione, mentre sempre in campo germanico, lo Spitzenkandidat, Manfred Weber, rileva, giustamente, come nel programma francese ci sia “poco spazio per il ruolo centrale del Parlamento europeo, nel processo di riforma dell’Europa “ e che “sarebbe sbagliato” affidarne  il disegno ai soli capi di stato. Affermazione assolutamente condivisibile, tra l’altro, al centro del Manifesto sull’Europa “Per farla”, proposto da Carlo Costalli e Giancarlo Cesana.  

Nella logica di Macron, poi, si rende evidente anche un eccesso di burocratizzazione, con la costituzione di nuove autorità, addirittura anche una “Agenzia europea di protezione delle democrazie”, mentre nulla si dice sulla questione della tutela dei diritti sociali e del lavoro. Si tratta, infatti di un documento redatto nella più tipica cultura neosocialista e tecnocratica, improntato ad una visione elitaria, fondata, come rileva la Stampa, sulle parole: “ libertà, protezione, progresso”.

In contemporanea, sempre sul quotidiano torinese, il neo segretario del Pd, Zingaretti, con l’intenzione di salire sul carro dell’instabile asse franco tedesco,  lancia un segnale della sua visione europea, con una vincolante affermazione  in stretta  sintonia con il presidente francese: “su intelligence, difesa, gradi reti di comunicazione, la Ue a due velocità è necessaria”. Poiché questi aspetti possiedono una straordinaria rilevanza politica e di connessione economica, è evidente come l’europeismo del neosegretario pd sia un contributo per dividere più che unire i paesi europei. Invece, a fronte delle crescenti spinte nazionaliste e delle differenze tra gli attuali componenti della Ue, si dovrebbe affermare che il sovranismo che emerge in molti paesi può essere contrastato solo con un più forte sovranismo europeo   e non con una Europa a più velocità che finirebbe per creare sollecitazioni divaricanti.

Ma c’è qualcosa di fondamentale che induce a ritenere che i temi più rilevanti per difendere e migliorare la costruzione europea provengano dalla proposta politica popolare. In particolare, poiché nell’ultimo decennio sono andati crescendo il  disagio sociale e le diseguaglianze di redito e di ricchezza e,  come afferma nel suo recente libro (“Il valore di tutto”) l’economista Mariana Mazzucato -  citata nel recente congresso dell’Unione Europea dei Lavoratori Cristianodemocratici a Vienna -    ciò si è realizzato “parallelamente all’indebolimento del potere di contrattazione dei lavoratori , dovuto a sua volta all’indebolimento dei diritti dei sindacati e all’annacquamento  delle leggi sul lavoro”,  e’ evidente quindi che l’Europa , nel suo insieme, deve affrontare, questi  temi di fondo e apprestare le soluzioni per alleggerire una questione sociale che  rischia di farla  sprofondare   nella protesta violenta  e nel caos sociale e politico.

Al contrario del “manifesto” di Macron, il PPE presenta, infatti, un impegnativo programma sociale, con al centro il tema del lavoro, attraverso la proposta di una Agenzia europea del lavoro, una forte integrazione dei sistemi di formazione, di inserimento linguistico ed un servizio europeo di collocamento, al fine di rendere concreta l’affermata libera circolazione dei lavoratori. Vi è inoltre la necessità – non solo, come afferma Macron, di un ipotetico salario minimo – ma di non indebolire i requisiti sociali minimi per tutti i lavoratori europei; di integrare il Fondo Sociale Europeo per la formazione permanente e di implementare le iniziative già esistenti rivolte al mondo giovanile. Tutto ciò con un piano di investimenti in funzione di una integrazione infrastrutturale dell’Europa non solo sulle linee est - ovest – interesse anche dei programmi cinesi della “via della seta” – ma anche nord-sud, per ridurne i divari e che comportino, come ulteriore finalità, l’incremento dell’occupazione.

Osservando ciò che si va muovendo in Europa si ha, netta, la sensazione che la necessità del rafforzamento dell’Europa e la ricerca di elevarne il profilo politico, porrà gli elettori di fronte ad una scelta tra proposte diverse, ma riguardanti   questioni decisive. Da sempre l’impegno dei cristiani in politica è connesso con l’affermazione dei temi sociali, nel caso, cioè, di far crescere una Europa solidale, che esalti la dignità e la sicurezza del lavoro, come fondamento della libertà e della democrazia.

Forse, per la prima volta, i temi e le scelte europee sovrasteranno e indirizzeranno le forze politiche nazionali, obbligandole a fare chiarezza e a rinnovarsi in questa dimensione. Tale realtà riguarda, innanzitutto, quei partiti che intendono riallacciarsi alla migliore tradizione europeista che è stata quella dei partiti popolari. Forza Italia ne sarà coinvolta e di ciò ne deve essere consapevole.

Pietro  Giubilo

Vice Presidente della Fondazione Italiana Europa Popolare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet