PRIMO PIANO
07/03/2019
Non esiste Europa senza Roma
In tutta Italia stanno proliferando varie iniziative bipartisan che richiamano alle profonde radici popolari e federaliste dell'Europa

Queste poche righe non tratteranno di dispute calcistiche e nemmeno di olimpiadi, ma di Unione Europea, dei suoi figli e della propria madre naturale: Roma. 

Le ultime elezioni politiche hanno portato l'Italia verso un profondo cambiamento dei propri vertici politici.

Il centrodestra, che vedeva da anni quale leader indiscusso un istrionico, moderato e liberale Silvio Berlusconi, a capo di Forza Italia quale primo partito della coalizione, oggi è trainato dall'indiscussa leadership di Matteo Salvini, Segretario della Lega.

Un centrodestra che ha mutato profondamente le proprie radici e che  guarda, a stragrande maggioranza, fuori dai confini europei verso forze sovraniste quali ad esempio quella  del presidente statunitense Trump o del presidente brasiliano Bolsonaro.

Ma se Atene piange, Sparta non ride.

Anche a sinistra le cose sono cambiate: a un partito profondamente rinnovato ed europeista come il PD di Matteo Renzi, oggi si contrappone un partito che torna ai suoi antichi valori di sinistra, sotto la guida del neo segretario Zingaretti, che dà battaglia ai suoi avversari attraverso manifestazioni anti-razziste da Milano, patria dello stesso Salvini, chiedendo l’apertura dei porti e una rinnovata accoglienza dei profughi provenienti dall’Africa.

Una polarizzazione della politica che sta inasprendo i toni in vista delle imminenti campagne elettorali e che, stando ai sondaggi, potrebbe consegnare a Matteo Salvini oltre il 40% dei consensi.

Nel mezzo gli alleati di governo, il Movimento Cinque Stelle, che insieme alla Lega nel cosiddetto governo giallo-verde, continuano a perdere elezione dopo elezione, pezzi di consenso.

Tra i temi caldi del movimento vi erano la lotta contro l’obbligo vaccinale, il No al Tap e il No al Tav, oggi abbandonati quasi del tutto, se non per qualche fievole resistenza al Tav valsusino, di cui proprio in questi giorni se ne deciderà la sorte.

Questa situazione granitica non poteva che presentare, prima o poi, le sue prime crepe,  soprattutto per la sua visione anti-europeista.

In tutta Italia infatti, stanno proliferando varie iniziative bipartisan che richiamano alle profonde radici popolari e federaliste che quell'Europa l'hanno fondata.

Una ricerca di spazi moderati che guardano all’Europa unita di De Gasperi o al Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli.

Lo stesso PPE in difesa dello status quo ha lanciato da qualche settimana la campagna #StaVoltaVotoUE, rivolta soprattutto ai giovani e a chi si appresta a votare per la prima volta, in chiave anti-sovranista.

Ma non è dall’alto che si salverà l’idea fondativa dell’Unione Europea, bensì dallo stesso principio su cui l’unione getta le propria fondamenta: il principio di sussidiarietà.

Tante piccole e medie associazioni e organizzazioni che guardano al Partito Popolare e che con forza hanno scelto la strada dell’autodeterminazione, quali convinti cittadini europei.

Una costellazione di piccoli e grandi soggetti che non rifiutano Matteo Salvini, ma a cui chiedono più attenzione verso un’Europa dei popoli e delle nazioni.

Lo stesso Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, parla apertamente di rilancio dell’Unione, in cui l’Italia dovrà giocare un ruolo fondamentale; lo ha ribadito, una volta su tutte, al congresso nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori, al quale presenziava anche il Presidente del Consiglio, prof. Giuseppe Conte.

Che piaccia oppure no, l’idea stessa di Europa affonda le proprie radici in Italia, prima nell'antica Roma pagana, poi nella Roma cristiana, nei suoi valori e nella sua cultura.

Cultura che è stata tradotta politicamente dai movimenti popolari che hanno proliferato per anni in tutta Europa e che oggi si sentono attaccati da forze interne ed esterne, dalla minaccia del terrorismo alla finanza senza controllo.

Sarebbe certamente stupido in questa analisi non tenere conto della direzione che i popoli e le genti del vecchio continente stanno imboccando: la via del populismo e del sovranismo, della difesa dei confini e della paura del diverso.

Occorre veicolare e indirizzare questo legittimo sfogo, occorre dare risposte alla domanda di occupazione e di certezza economica, ma occorre farlo all’interno dell’Unione.

Ma di una nuova Unione, che guardi ai popoli, che guardi ai cittadini europei e non agli interessi delle lobbies e dei grandi conglomerati finanziari, a cui non si negano certamente i leciti profitti, ma a cui si dovrebbero imporre dei limiti e un’etica ferrea nel loro agire.

Unione economica, unione monetaria, a quando una vera unità politica?

Quando si avvererà il sogno di De Gasperi dell'esercito unico?

Innegabile come ad oggi vi sia più di qualche problema politico tra gli stati dell'Unione, che vanno ben oltre il ritiro di un ambasciatore, ma che si annidano invece nell'approvvigionamento dei combustibili fossili, dell'energia elettrica e delle aree di influenza nel continente africano.

Queste diatribe, spesso sottaciute, tra gli stati membri, possono essere superate solamente con più Europa: con maggiore attenzione ai popoli e agli interessi comuni e magari attraverso una profonda revisione dei poteri, degli organi e delle modalità elettive dell'Unione stessa.

Il sovranismo non è la soluzione, ma soltanto uno dei tanti mali necessari che affliggono l'Europa al fine di dare un rapido sospiro di sollievo ai propri cittadini.

Non solo non potrà durare a lungo, ma potrebbe addirittura rivelarsi il colpo ferale che cesserà di far battere il cuore europeo che pulsa in ognuno di noi, eredi della culla della civiltà, eredi della madre stessa dell'Europa: Roma.

 

Diego Mele

 




Via Luigi Luzzatti 13/a - 00185 ROMA - Tel +39-06-7005110 - Fax +39-06-77260847 - [email protected]
2012 developed by digitalset digitalSet